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L’albero di cachi racconta la Storia, è un vecchio pacifista antinucleare

L’albero di cachi racconta la Storia, è un vecchio pacifista antinucleare

L’appello che ha concluso, mesi fa, l’ultimo congresso internazionale di Ippnw-International Physicians for the Prevention of Nuclear War, l’organizzazione fondata nel 1980 da medici sovietici e statunitensi in nome del […]

Pubblicato circa un anno faEdizione del 28 settembre 2023

L’appello che ha concluso, mesi fa, l’ultimo congresso internazionale di Ippnw-International Physicians for the Prevention of Nuclear War, l’organizzazione fondata nel 1980 da medici sovietici e statunitensi in nome del comune interesse mondiale alla sopravvivenza, si è soffermato sugli enormi costi della guerra in Ucraina, con tanti soldati e civili di entrambe le parti che hanno perso la vita, oppure la salute e i mezzi di sussistenza; e sull’enorme rischio dell’escalation nucleare, in varie forme, perché sarebbero difficilmente controllabili.

ECCO ALCUNI STRALCI dall’appello: «C’è un rischio reale e crescente che il mondo entri in una guerra nucleare nel prossimo futuro (…). La guerra nucleare quasi certamente non avrebbe un carattere circoscritto. Il principio della deterrenza nucleare, sostanzialmente immutato dalla guerra fredda, con la credibile minaccia di mutuo annientamento totale in caso di fallimento della deterrenza stessa, minaccia l’esistenza umana. (…) Le conseguenze umanitarie e i rischi di una guerra nucleare totale sarebbero devastanti. La vita allora non sarebbe più possibile in gran parte del pianeta». E va ribadito: «In una guerra nucleare non ci sono vincitori, solo vinti».

L’IPPNW RICORDA TUTTAVIA che sia nel 1962 (crisi dei missili a Cuba) che nel secondo picco della guerra fredda negli anni 1980, la riconciliazione prevalse. Così, l’organizzazione si rivolge a «tutti coloro che sono coinvolti nel conflitto in qualche modo» per chiedere, contestualmente al cessate il fuoco, «l’avvio di negoziati seri (esistono numerose iniziative e proposte che potrebbero servire da base)», insieme alla «rinuncia dichiarata all’uso delle armi nucleari da parte di tutte le potenze che le posseggono».

QUESTE DEVONO LAVORARE al «completo disarmo, come si sono impegnate a fare nell’articolo 6 del Trattato di non Proliferazione delle armi nucleari». L’Ippnw ricorda poi che una volta superata l’attuale crisi, occorre tornare agli altri pericoli esistenziali: crisi climatica, degrado ambientale, continuo divario tra ricchi e poveri.

DUNQUE, BEN VENGA il progetto Kaki Tree. Se l’impegno antinucleare è sempre attuale e ha importanti valenze educative, vale la pena porre attenzione anche al progetto eco-pedagogico internazionale incentrato su un albero simbolico, il cachi di Nagasaki. Il Diospyros Kaki, di origine asiatica, quasi certamente cinese, vanta una tradizione millenaria in Giappone. I suoi frutti – autunnali – hanno proprietà benefiche. Ma c’è un albero di cachi davvero speciale: quello che vide gli effetti della bomba atomica.

LA STORIA DELL’ALBERO sopravvissuto e dei suoi figli e nipoti è ora raccontata ai bambini italiani dal libro C’è un albero in Giappone (Sonda edizioni, Milano 2023), scritto da Chiara Bazzoli e illustrato da AntonGionata Ferrari. A parlare è l’albero di cachi che con la sua chioma si affaccia sulla bella baia di Nagasaki, in Giappone. Lo avevano piantato un mastro vasaio e sua moglie quando erano giovani sposi. Intorno al fruttifero narratore si svolge la vita della famiglia giapponese. Ma nell’agosto 1945 la bomba atomica acceca i viventi. Buona parte della famiglia non sopravvive. L’albero di cachi, malconcio, una ferita nel tronco, innaffiato da un superstite capisce che «eravamo rimasti solo noi». Ma al tempo stesso, una volta ripresosi, vede la vita che torna. E a dispetto della sofferenza, sente che «la vita è infinita».

INFATTI LA STORIA NON FINISCE qui. Decenni dopo, un arboricoltore residente a Nagasaki riesce a ottenere da quell’albero pianticelle di seconda generazione. E da venti anni il progetto Kaki Tree (www.kakitreeproject.com e kakitree-europe.eu) diffonde in tante nazioni del mondo i figli e i semi derivanti da quell’albero testimone. Decine di migliaia di persone sono coinvolte nella piantumazione. Del resto, conosciamo forse esseri più pacifici e generosi degli alberi?

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