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L’Aifa: i vaccini sono sicuri, nonostante gli eventi avversi

L’Aifa: i vaccini sono sicuri, nonostante gli eventi avversiVaccinazioni all’Auditorium di Roma – LaPresse

L’ottavo rapporto Secondo l’Agenzia del Farmaco, sono stati segnalati 91 mila eventi avversi e 555 decessi in coincidenza con le vaccinazioni anti-Covid. Ma le segnalazioni riguardano per lo più sintomi lievi e solo 14 morti risultano legate direttamente al vaccino. Le segnalazioni arrivano soprattutto dalle donne. Nel complesso, dopo 80 milioni di somministrazioni i vaccini si stanno dimostrando molto sicuri

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 11 settembre 2021

L’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha pubblicato ieri l’ottavo rapporto sulla sicurezza dei vaccini. È l’analisi più aggiornata – i dati arrivano al 26 agosto – di tutti gli eventi avversi segnalati in coincidenza con la vaccinazione. Su 79 milioni di dosi somministrate, le segnalazioni di reazioni sospette sono state 91 mila e i decessi 555. Numeri che potrebbero spaventare se non analizzati correttamente.

Delle 91 mila segnalazioni, l’86% è rappresentata da eventi avversi ritenuti «non gravi»: il dolore al braccio dopo la puntura in gran parte dei casi, o mal di testa e dolori ossei e muscolari che svaniscono nel giro di poche ore. La coincidenza temporale tra i sintomi e il vaccino, inoltre, non evidenzia necessariamente un nesso di causa ed effetto.

PER CERCARE UN LEGAME diretto tra dose e decesso, l’Oms ha elaborato un algoritmo in grado di valutare caso per caso alla luce della letteratura scientifica e del confronto con l’incidenza nella popolazione generale non vaccinata. L’algoritmo ha rivelato che i casi di morte riconducibili al vaccino sono solo 14. Il 72% di tutte le segnalazioni riguardano le donne: un dato che conferma come il sistema immunitario risponda in modo diverso nei due sessi, e che è confermato anche dalle analisi svolte in altri Paesi.

Anche quel 14% di eventi avversi considerati “gravi” non deve creare particolare allarme. Innanzitutto, vengono considerati gravi anche casi di febbre elevata o di cefalea più intensa. Inoltre, solo per il 42% di essi il legame tra sintomi e vaccino è ritenuto probabile. Il vaccino che genera il maggior numero di segnalazioni è il Comirnaty prodotto da Pfizer/BioNTech, non foss’altro perché quasi i tre quarti delle vaccinazioni avvengono con questo prodotto. In realtà è il vaccino associato al minor rischio di eventi avversi gravi: 13 ogni centomila dosi. Per il vaccino Moderna sono 14 ogni centomila dosi, 19 per Johnson&Johnson e 33 per AstraZeneca.

TRA GLI EVENTI PIÙ GRAVI, sono rarissime le reazioni allergiche, inferiori a 2 casi per milione di dosi per tutti i vaccini e mai mortali. Per il vaccino AstraZeneca, l’Aifa riporta tra gli eventi avversi molto rari (di cui non è noto il nesso causale) le neuropatie come la sindrome di Guillain-Barré e le trombosi accompagnate da mancanza di piastrine, già note a livello europeo e che hanno portato a sconsigliare il vaccino adenovirale nei più giovani.

IL RAPPORTO AIFA esamina anche la sicurezza della vaccinazione con due dosi di prodotti diversi, la cosiddetta “eterologa”. Queste circa 600 mila vaccinazioni hanno impiegato il vaccino Pfizer nei tre quarti dei casi, mentre il resto è stato vaccinato con Moderna. Con 41 eventi avversi ogni centomila dosi, le segnalazioni appaiono persino meno numerose rispetto a quanto osservato con gli altri prodotti, e dunque non mostrano reazioni impreviste.

SECONDO I DATI Aifa, anche nella fascia più giovane (12-19 anni di età) i vaccini si dimostrano piuttosto sicuri, con soli ventidue eventi avversi segnalati ogni centomila dosi, cinque dei quali gravi (uno su ventimila). Le cifre però appaiono diverse rispetto a quelle raccolte negli Usa e stratificate per fasce di età più ristrette. Secondo uno studio statunitense appena pubblicato sull’archivio online Medrxiv e non ancora valutato per una pubblicazione su una rivista scientifica, nella fascia 12-15 anni il tasso di miocarditi e pericarditi successive al vaccino arriverebbe a un caso ogni 6.200 tra i maschi. È un valore simile a quanto già calcolato dalla Food and Drug Administration americana. In ogni caso, queste patologie a carico del cuore si risolvono generalmente in pochi giorni e riguardano più raramente le ragazze.

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