L’agricoltura futuribile alla tavolata teatrale di Tovaglia a quadri
Palcoscenici Nella Valtiberina fino al 20 agosto, intorno alle portate, un ensemble coeso di cittadini si confronta con i problemi della modernità
Palcoscenici Nella Valtiberina fino al 20 agosto, intorno alle portate, un ensemble coeso di cittadini si confronta con i problemi della modernità
È tornata anche quest’anno, immancabile ormai (dopo più di vent’anni che ne hanno fatto una tradizione molto seguita) e imperdibile, quasi una sorta di verifica dal vivo di mutamenti di costume e di fede (innanzitutto politica), e di cultura che ogni volta scopre qui le sue contraddizioni e il suo livello, neanche tanto nascosto nella accelerazione mediatica. Si tratta di Tovaglia a quadri, lo spettacolo che ogni anno d’agosto viene «servito» nel corso di una cena a limitate tavolate di «privilegiati», che oltre a mangiare squisitamente possono fare i conti con diversi falsi valori, equivoci mediatici, trasformazioni strutturali ed epocali, di cui almeno una sera si può ridere, gustando specialità tipiche della migliore tradizione della Valtiberina.
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«Filocrazia», affresco di vite sospese con la Tovaglia a quadriLA LOCATION è quella del Castello di Sorci (fino al 20 agosto) che da un paio d’anni costituisce la nuova casa della compagnia. Al cui timone sono sempre gli autori, Paolo Pennacchini e Andrea Merendelli (anche regista), di uno spettacolo che mostra ormai una tradizione solida e ben rodata. Gli stessi interpreti, che nella vita «feriale» fanno i mestieri più diversi, sono ormai un ensemble immedesimato e coeso nei ruoli, nei quali, dopo la prima esperienza piace riconoscersi anche allo spettatore. Quest’anno il titolo solo apparentemente bizzarro è Liceo contadino, una sorta di ossimoro che denuncia insieme il declino di un’agricoltura sempre meno redditizia, l’illusione di ammodernamenti e «ristori» in grado di sanarla, la comunicazione che nello stile che tutti conosciamo sparge fumose illusioni di rinascita, riappropriazione (e ahinoi anche di rimbambimento) con mediatiche campagne pubblicitarie e autopromozionali.
IL «LICEO CONTADINO» del titolo dovrebbe insegnare, con indispensabili finanziamenti pubblici, come tornare all’amore per la terra e l’agricoltura, ma più che l’amore, le modalità pratiche e «moderne» per renderla fruttuosa con il minimo di sforzi e investimenti. Come accade del resto per tante altre illusorie attività (e conseguenti guadagni) che i mass media ci propongono come facilmente (con un po’ di fantasia) raggiungibili e fruttuose. Scorre, dentro il racconto, il fiume di delusioni e sconfitte che i lavoratori hanno da sempre subito, e l’amara consapevolezza che particolarmente qui, al confine tra Umbria e Toscana (quelle che furono le più forti regioni rosse) da una parte si sradica e dall’altra finisce per confluire in certezze poco attendibili quanto illusorie.
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«Viadotta», le ombre del nostro presente sulla Tovaglia a quadriInsomma si ride a una passerella da commedia all’italiana, e si gusta con gola la cena di bringoli al sugo finto e stracotto al vino rosso. Oltre lo stomaco però, si apre il paesaggio dell’intelligenza che ogni spettatore dovrà decidere dentro di sé. Prosit!
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