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L’Agenda 2030 è vuota

L’Agenda 2030 è vuota

Summit Alla vigilia del vertice mondiale all’Onu per fare il punto sui 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro i prossimi sei anni, spiccano i risultati insoddisfacenti raggiunti dall’Italia

Pubblicato circa un anno faEdizione del 14 settembre 2023

Il 18-19 settembre, i leader mondiali si riuniranno a New York per la revisione intermedia dell’Agenda 2030 e dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile SDG, evento che in Italia è passato inspiegabilmente sotto silenzio. Il vertice si propone la sottoscrizione di una dichiarazione politica condivisa, necessaria visti i deludenti risultati ad oggi ottenuti secondo quanto riportato dal Rapporto globale sullo sviluppo sostenibile 2023, preparato da un gruppo di scienziati indipendenti, e dall’edizione speciale 2023 del Rapporto sullo stato di avanzamento degli SDG del Segretario generale Onu.

IL RAPPORTO SUI PROGRESSI REGISTRATI lancia infatti un allarme: a metà strada i risultati mostrano che di questo passo essi non saranno raggiunti. Guterrez, il segretario generale, dichiara: «Se non agiamo ora, l’Agenda 2030 diventerà un epitaffio per il mondo chesarebbe potuto essere». Una valutazione dei circa 140 obiettivi e target per i quali sono disponibili dati tendenziali mostra che circa la metà di questi è pericolosamente non in linea con i programmi al 2030 e oltre il 30% è addirittura peggiorato rispetto al 2015.

SECONDO LE TENDENZE ATTUALI, 600 milioni di persone vivranno ancora in condizioni di grave povertà e solo un terzo dei paesi raggiungerà l’obiettivo di dimezzare i livelli di povertà. La fame nel mondo è tornata ai livelli del 2005; si allontana l’obiettivo della parità di genere e di eliminazione delle leggi discriminatorie. Nell’istruzione gli impatti di anni di investimenti sono tali che 100 milioni di bambini non andranno mai a scuola e 300 milioni di quelli che invece ci vanno non saranno in grado di leggere e scrivere.

LA CONTRAPPOSIZIONE UOMO-NATURA è diventata più esacerbata, e gli impatti della crisi climatica non garantiscono una giustizia climatica per le persone, le comunità e i paesi più esposti, con livelli di migrazione climatica sempre crescenti. Le concentrazioni di CO2 continuano a salire a livelli mai raggiunti prima. Al ritmo attuale, le fonti energetiche rinnovabili continueranno a rappresentare nel 2030 solo una parte ridotta del mix energetico, e circa 660 milioni di persone rimarranno senza elettricità e quasi 2 miliardi di persone continueranno a fare affidamento su tecnologie inquinanti per cucinare.

LA MANCATA REALIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI di sviluppo sostenibile riguarda l’intero pianeta, ma è chiaro che stanno pagando il peso del nostro fallimento collettivo soprattutto i paesi in via di sviluppo e le persone più povere e vulnerabili del mondo.

ANCHE IN ITALIA L’ANALISI DELL’EVOLUZIONE nel tempo delle misure statistiche ha mostrato risultati insoddisfacenti. Gli andamenti relativi all’ultimo anno mostrano che il 42,6% delle misure è in lieve miglioramento, il 24,6% è stazionario e il 32,8% è in peggioramento. La percentuale di misure con variazione positiva è buona per il Goal 17 (Partnership per gli obiettivi), per il quale migliorano tutte le misure che riguardano l’uso dell’ICT, anche se il nostro Paese rimane agli ultimi posti in Europa (dati Istat, Rapporto SDGs 2023, Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia). Anche il Goal 5 (Parità di genere) registra un miglioramento, in particolare per la presenza delle donne nelle posizioni direttive. Nel Goal 7 (Energia pulita) si riscontra il maggior numero di indicatori in peggioramento a causa della forte ripresa dei consumi energetici dopo la pandemia, e di una contenuta crescita dei consumi da fonti rinnovabili. Per il Goal 16 (Istituzioni) la percentuale di misure in peggioramento è consistente, a causa dell’aggravarsi delle condizioni di affollamento delle carceri e della minore soddisfazione verso i servizi pubblici. Mentre nei Goal 8 (Lavoro), 12 (Consumo e produzione responsabile), 16 (giustizia) tre quarti o più delle misure presentano una variazione positiva, nei Goal 2 (Fame zero), 4 (Istruzione), 11 (Città e comunità sostenibili) 13 (Cambiamento climatico) peggiora più di un terzo degli indicatori.

PEGGIORAMENTI NEI CAMPI DELLA POVERTÀ e delle disuguaglianze, della gestione dei sistemi idrici, della condizione degli ecosistemi e della città e della lotta al cambiamento climatico. Ecco quindi che emerge la necessità di una inversione di rotta che oggi in Italia appare quanto mai lontana: siamo ancora in attesa dell’approvazione della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile e della l’approvazione di una legge sul clima, ed ancora non sono state definite le regole per l’adattamento al cambiamento climatico. Il Piano Nazionale Energia e Clima, timido sulle strategie di decarbonizzazione, prevede una diminuzione della penetrazione del gas al 2030 solo del 30%, con quote assolutamente inadeguate agli obiettivi per rinnovabili ed elettrificazione dei consumi, ed anche sulla mobilità sostenibile e sulla efficienza energetica degli edifici ci si muove introducendo ostacoli, criticando apertamente le disposizioni europee, in un clima di negazionismo climatico crescente.

I SUSSIDI AMBIENTALMENTE DANNOSI non accennano a diminuire, anzi hanno toccato livelli tali da far addirittura prevedere al governo un taglio agli extra profitti delle aziende energetiche. Vecchi programmi virtuosi come l’inserimento dell’educazione allo sviluppo sostenibile nelle scuole sono stati definitivamente cestinati. All’inizio di questa riflessione parlavamo di una opacità sospetta. C’è da scommettere che nel nostro Paese poco sia stato programmato per presentarsi al vertice con analisi critiche dei punti di ritardo ed elenchi delle azioni da intraprendere per una reale trasformazione sostenibile.

CONSENTIRE AI CAMPI DI STATO E DI GOVERNO di definire impegni nazionali concreti avrebbero imposto un lavoro di programmazione nel campo della sostenibilità condivisa con tutti gli operatori del settore, dall’accademia al terzo settore, cosa che anche questa volta in Italia non è avvenuta. Diciamo che ancora una volta si è persa un’altra buona occasione.

* prorettore per la sostenibilità, Sapienza Università di Roma

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