L’aeroporto impossibile
Grandi Opere Al via la fusione fra le società di gestione del fiorentino Vespucci e del pisano Galilei. Con Renzi che promette 50 milioni per far diventare hub intercontinentale anche il primo, e il consiglio comunale di Pisa che chiede 150 milioni di soldi pubblici per i lavori, temendo che la società unica penalizzi anche finanziariamente il suo scalo. Enac e Adf vogliono la pista di 2.400 metri, l'Università fa ricorso.
Grandi Opere Al via la fusione fra le società di gestione del fiorentino Vespucci e del pisano Galilei. Con Renzi che promette 50 milioni per far diventare hub intercontinentale anche il primo, e il consiglio comunale di Pisa che chiede 150 milioni di soldi pubblici per i lavori, temendo che la società unica penalizzi anche finanziariamente il suo scalo. Enac e Adf vogliono la pista di 2.400 metri, l'Università fa ricorso.
Dall’insulto al buonsenso – l’aeroporto di Peretola che vuole diventare intercontinentale nella urbanizzata e popolosa Piana fiorentina e pratese – si passa al corposo finanziamento pubblico a favore dei privati che lo vogliono realizzare. Del resto a palazzo Chigi siede Matteo Renzi. Mentre alla guida dell’imminente società di gestione unica fra lo scalo fiorentino Vespucci e il pisano Galilei, aeroporto intercontinentale da sempre – siederà Marco Carrai. Ne esce lo spaccato dell’Italia di sempre. Quella del decisionismo interessato, nonostante lo slogan del “voltare pagina”.
Anche se mascherata – Renzi ha solo promesso un finanziamento di 50 milioni, legati alla condizione che il nuovo Vespucci sia pronto nel 2017 per l’annunciato G8 – agli occhi dei pisani l’operazione risulta già in fase attuativa. Non altrimenti può essere valutato il voto del consiglio comunale a un ordine del giorno con cui si dà il via libera alla fusione fra Sat e Adf, le società di gestione dei due aeroporti. A patto – viene scritto nero su bianco – che il governo fornisca garanzie sui finanziamenti pubblici per gli investimenti sullo scalo di Peretola.
I soldi, fa capire il sindaco Filippeschi, potrebbero arrivare ricorrendo ai fondi dello “Sblocca Italia”. Almeno una cinquantina di milioni, giusto quelli promessi da Renzi. Il problema è che per i faraonici lavori del nuovo Vespucci ne occorrono molti di più. L’advisor di Corporaciòn America, che passo dopo passo – e l’accorta regia di Carrai – si è presa la maggioranza di Adf e di Sat, ha segnalato che la fusione fra le due società è la soluzione migliore. A condizione però che il governo garantisca non 50, ma 150 milioni sui 336 previsti per i lavori.
Sotto la Torre pendente, per far passare un ordine del giorno di fronte al quale è dovuto puntualmente arrivare il soccorso di Forza Italia (ma il patto del Nazarano non era morto…?), Filippeschi e la sua giunta composta da Pd, Sel, Psi ed ex montiani ha fatto filtrare la notizia che i 100 milioni che mancano arriveranno da altri provvedimenti governativi ad hoc. In realtà la mossa di palazzo Gambacorti serve a nascondere alla città una ipotesi ben peggiore per Pisa, che ha conservato una quota di minoranza del suo aeroporto.
“E’ vero che Renzi ha promesso un finanziamento – riepiloga Monica Sgherri del Prc in una interrogazione alla giunta di Enrico Rossi – ma è del tutto insufficiente, visto che si tratta di 50 milioni e legati alla condizione che l’aeroporto sia pronto per il G8. Questa data non è credibile, considerato che non esistono né progetto esecutivo né soldi. Dunque l’avvio dei lavori è lontano, tanto più che saranno necessarie opere imponenti e complesse”. Ma da questi dati di fatto, e dal convincimento che nemmeno Renzi può essere così disinvolto da dirottare altri soldi pubblici alla grande opera privata, derivano conclusioni terribili per il Galilei: “Noi temiamo che questa fusione mascheri la scelta di cannibalizzare l’aeroporto di Pisa – osserva la consigliera di Rifondazione – ridotto a portafoglio da cui attingere in caso di finanziamenti pubblici inferiori alla bisogna, o assenti. Ovviamente in nome alla provvisorietà del prestito, e del rinvio temporaneo del piano industriale del Galilei. Perché in Italia non vi è nulla di più duraturo degli interventi temporanei”.
Di soldi, in effetti, la Sat che gestisce l’aeroporto pisano ne ha tanti. Dal comunicato congiunto delle due società, arrivato ancor prima della fusione fissata fra lunedì e martedì con le assemblee dei soci, emerge che l’anno scorso i due scali hanno fatto il record di utenti: 4,7 milioni di passeggeri al Galilei e 2,2 milioni al Vespucci. Forse è per questo che molti consiglieri pisani del Pd si sono dati malati per non votare l’odg. Mentre l’unica malata vera era Ghezzani di una Sel che peraltro non ha criticato l’operazione della giunta Filippeschi, di cui fa parte.
Insieme con le assemblee di Sat e Adf ci sarà anche il passaggio in Consiglio regionale per l’ok alla fusione. Passaggio obbligato, visto che l’ente Regione è azionista, e già approvato in commissione. Con il voto favorevole di Forza Italia, e un silenzio tombale della giunta Rossi di fronte alle ultime prese di posizione sul Vespucci. Il ricorso di Enac che fortissimamente vuole – al pari di Adf – una pista lunga 2.400 metri (e non 2.000) per far atterrare anche gli aerei intercontinentali. E il ricorso dell’Università di Firenze, che all’opposto con la pista di 2.400 metri si troverebbe gli aerei accanto al grande complesso del Polo scientifico, con le sue apparecchiature di precisione. Oltre a migliaia di studenti. Con quelli di Sinistra già mobilitati insieme alla Rsu d’ateneo.
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