Visioni

Lady BlackBird, voce soul negli abissi e ritorno

Lady BlackBird, voce soul negli abissi e ritornoLady BlackBird in concerto – foto Ansa

Musica L'edizione 2023 del Locus Festival vede nel cast anche la nuova stella del New Mexico. Nel programma anche il live di Makaya McCraven

Pubblicato circa un anno faEdizione del 12 agosto 2023
Nazim ComunaleLOCOROTONDO (BARI)

«Why you want to fly, blackbird? You ain’t never gonna fly»: comincia con la dolente domanda già posta da Nina Simone il live di Marley Munroe, al secolo Lady BlackBird, nuova stella del soul dal New Mexico, che con il suo esordio, Black Acid Soul ha riscosso unanimi consensi. La cantante si presenta in quartetto (basso, batteria, tastiera e chitarra) e per l’occasione con l’Orchestra della Magna Grecia diretta da Roberto Molinelli. Un classico alveare soul grondante miele e febbre di vivere, riempito da una voce da brividi, roca e setosa, piena di grinta come quella di Tina Turner, ferita come quella di Billie Holiday e capace di luce, di farsi abisso e toccare vertigini celesti.

A UN DETTATO archetipico l’orchestra dona vertici e abissi di profondità: il pubblico risponde con entusiasmo a una performance che riconcilia una tantum con l’idea che la musica possa in qualche modo salvarci. Questo accade nella prima delle due serate a ingresso gratuito del Locus in piazza a Locorotondo, dove si celebra la parte più densa e centrale del poliedrico festival: music of many colours, recita la comunicazione, e in effetti se nei primi appuntamenti in Puglia sono passati dai Sigur Ros a Herbie Hancock, in questa settimana l’agenda è fitta, tutta concentrata nel comune della Valle d’Itria e recita nomi tra i più vari. Accomunati nella maggior parte dei casi da una propensione al groove come Ezra Collective, Seun Kuti & Egypt 80 o i bravissimi salernitani Tonico 70 & Banda Maje, la risposta italiana ai Fat Freddy’s Drop; oppure da un’idea di jazz contaminato e accogliente, tra nomi storici come Sun Ra Arkestra, figli di questa terra (Gianluca Petrella coi suoi Cosmic Renaissance) e band da prima pagina (The Comet Is Coming).

IL SECONDO appuntamento in piazza è con il batterista chicagoano Makaya McCraven, protagonista di apprezzati dischi per la International Anthem: l’ultimo, In These Times, è del 2022. McCraven si presenta in quartetto con Marquis Hill alla tromba, Junius Paul al basso e Matt Gold alla chitarra. Definito dal New York Times uno dei migliori argomenti per affermare la vitalità del jazz, propone un live che in realtà delude per come sconfina nella fusion: fragranze soul annegate da prolissità che dilatano troppo le composizioni. La preparazione tecnica dei musicisti è fuori discussione, lasciano perplessi l’intenzione e questa volontà di allungare i finali e rendere sempre fitta la scrittura di brani che su disco giovano di maggior concisione e sobrietà. Paradossalmente, latita il groove. Solo verso la fine una cadenza quasi hip-hop finalmente asciutta rimette le cose a posto, ma è troppo tardi. Il Locus prosegue con un programma notevole fino al 14 agosto in Masseria Ferragnano: coda finale il 1 settembre a Bari con Robert Plant.

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