Economia

“Ladra miseria”, oltre 3 milioni di persone vivono in povertà assoluta

La campagna Libera e il gruppo Abele lanciano dodici proposte per venirne fuori

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 6 luglio 2013

La povertà è la peggiore delle malattie, dovrebbe essere illegale. Non è il frutto della casualità ma la conseguenza di scelte politiche sbagliate, che offendono la giustizia e mortificano la democrazia.
La campagna «Miseria Ladra» lanciata dal Gruppo Abele e da Libera a Senigallia, durante il Caterraduno il 29 giugno, va dritto al punto che tocca ormai la vita di decine di milioni di italiani/e: la povertà ruba la speranza, la dignità e i diritti. Il dossier della campagna, preparato incrociando gli ultimi dati Istat, fotografa una situazione in cui diseguaglianze, miseria e disoccupazione sono in costante aumento. Sono 8 milioni e 173 mila persone a essere in condizioni di povertà relativa, disponendo solo di 506 euro al mese. In povertà assoluta sono 3 milioni e 500 mila persone. In totale parliamo del 19% della popolazione italiana. Altri 8,6 milioni vivono in famiglie che presentano segnali di forte deprivazione. È triplicata la quota di cittadini che dichiara di non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni due giorni. Oggi sono il 16,6% e nelle regioni del sud il peggioramento è nettamente maggiore.

La deprivazione consiste nel non poter sostenere spese impreviste, avere arretrati con il mutuo, le bollette, non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione, non potersi permettere un pasto adeguato, una lavatrice, un televisore o una settimana di ferie lontano da casa. Nel sud il 40,1% della popolazione vive questa condizione e la deprivazione grave arriva addirittura a riguardare il 25,1% dei cittadini. La situazione dei minori e dei giovani è ancor più grave, se possibile. Chi ha meno di 18 anni ha più possibilità di essere povero rispetto a un adulto. In Europa il 27% dei bambini e degli infra18enni è considerato a rischio povertà ed esclusione sociale. In Italia la percentuale arriva al 32,3, mentre il 7% dei minorenni (723 mila ragazzi), vive in condizioni di povertà assoluta.

Si riduce anche la quantità e qualità dei prodotti alimentari nel carrello della spesa per il 62,3% delle famiglie, con picchi del 73% al sud. Il tasso di disoccupazione ufficiale è sopra il 12% e la crescita più marcata si registra al sud, con percentuali che arrivano al 17,2. Dal 2008 i disoccupati sono aumentati del 60%, del 30,2 solo nel 2012. I senza lavoro tra i 15-24enni attivi sono il 40,5%, mentre più di 2 milioni i giovani cosiddetti Neet, cioè che non studiano, non lavorano e non sono coinvolti in tirocini professionali. La povertà fa aumentare anche le persone costrette a vivere in strada, circa 50 mila, così come i furti per indigenza.

La povertà è diventata la peggiore delle malattie anche nel nostro paese. In una situazione così grave e in assenza di una regia politica, sono i diritti sociali e la dignità umana a essere sacrificati alle compatibilità economiche e finanziarie. Una guerra, denunciano il Gruppo Abele e Libera, che si consuma tutti i giorni sotto i nostri occhi e che qualcuno dimentica. O peggio fa finta di non vedere.
«La crisi arriva quando per troppo tempo non si sceglie o si lascia che siano gli altri a scegliere al nostro posto, e i suoi effetti si radicano in una crisi morale di cui ne è in realtà l’espressione», sostiene don Ciotti. Per il Gruppo Abele e per Libera bisogna ripartire dalla giustizia sociale, alla base della crisi economica in cui affonda il nostro paese. Senza uguaglianza e senza lo sforzo costante per affermarla non c’è democrazia. Non solo un messaggio chiaro ma un impegno e un invito rivolto a tutte le realtà sociali, al volontariato, alle organizzazioni no profit, ai servizi sociali e sanitari, ai movimenti, alle associazioni ambientaliste, alle cooperative. Assumere la sfida di ricostruire il legame sociale spezzato dall’aumento della povertà e dalla crisi della politica, prendendo l’iniziativa di sviluppare in ogni città una strategia dell’attenzione, della consapevolezza e della conoscenza delle diverse problematiche.
La campagna «Miseria Ladra» chiama alla mobilitazione per affrontare le situazioni di difficoltà e vulnerabilità già emerse ed in continuo aumento sui nostri territori. Numeri Pari, la rete di soggetti già coinvolti, lavorerà per convocare un’assemblea nazionale di tutte le realtà territoriali attive in azioni di contrasto alla povertà, così da confrontarsi su problemi e metodi di intervento. Problemi che oggi toccano la vita di un numero sempre maggiore di fasce sociali e presto potrebbero coinvolgerne molte altre. Non si parte da zero ma il dossier segnala la necessità più generale di interrogarsi sul «come vivere oggi», con quali stili di vita e dentro quale idea di sviluppo, quale rapporto con la natura e i territori. Il problema della povertà è strettamente connesso a questi temi. La sua risoluzione passa inevitabilmente per la messa in discussione dell’attuale sistema socioeconomico produttivo.

Gruppo Abele e Libera partono da una agenda di dodici proposte per contrastare da subito la povertà. Tra queste: la ricostituzione da parte del governo del fondo sociale e per l’autosufficienza; una moratoria rispetto l’immediata esigibilità dei crediti da parte di Equitalia e del sistema bancario; sospendere gli sfratti esecutivi; destinare con celerità il patrimonio confiscato ai criminali per un uso sociale; concedere ai senza fissa dimora la residenza per tutti quelli in «difficoltà temporanee», come i richiedenti asilo, le vittime di tratta e di violenza, così da vedersi riconosciuto il diritto all’accesso ai servizi sociali e sanitari; programmare a saldo invariato una diversa allocazione delle risorse per reperire i fondi, tagliando le spese militari, quelle per i Cie, per le grandi inutili opere. Una cosa è chiara: dalla crisi si esce solo con scelte coraggiose, capaci di impegnare l’integrità della vita di ciascuno.

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