Politica

L’addio amaro di Capuozzo

L’addio amaro di CapuozzoLa sindaca di Quarto Rosa Capuozzo annuncia le sue dimissioni – Foto La Presse

Quarto La sindaca lascia e attacca il direttorio 5S: «Sapevano tutto. Così vince la camorra». Decisione dovuta allo stillicidio di dimissioni. Bindi: alla procura gli atti dell’audizione in Antimafia

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 22 gennaio 2016

«Mi dimetto». La sindaca Rosa Capuozzo ha dovuto alzare bandiera bianca ieri mattina, nella sala del consiglio comunale di Quarto. Si è commossa, ha accusato i vertici dei 5 Stelle che l’hanno espulsa ed è andata via: «È una sconfitta della politica ma anche una vittoria della camorra. La mia non è una resa ma un gesto di responsabilità». Allora perché lasciare? «Faccio scelte di principio e non di convenienza, quella di convenienza è stata fatta dal Movimento che ora si deve assumere le sue responsabilità. Il calcolo avrebbe voluto che questo avvenisse quando mi è stato detto dal direttorio, avrei fatto un’uscita in grande stile, molte polemiche in meno e una ricandidatura tra gli applausi».

Lo stesso Beppe Grillo, secondo l’Adnkronos, ai primi di gennaio avrebbe chiamato Capuozzo assicurandole che, se avesse lasciato, sarebbe sceso a Quarto per sostenerla: «Mi trasferisco lì e vinciamo a man bassa». Il 9 gennaio il direttorio le telefona per chiederle ancora le dimissioni. Il 10 gennaio Roberto Fico, Luigi Di Maio e Carlo Sibilia sono a Quarto, dove è previsto un flash mob in sostegno alla prima cittadina: «Mi chiedono ancora di dimettermi, in piazza con loro accanto, ma io rifiuto: non lo ritengo giusto nei confronti dei cittadini onesti e non avrei avuto modo di decidere con i consiglieri. Sul blog di Grillo appare un comunicato con cui si chiedono ufficialmente le mie dimissioni perché sono accusata di omessa denuncia. Da chi, dalla magistratura? No, dal Movimento, anzi dal direttorio». Dal giorno successivo i vertici spariscono da Quarto: «Ho chiesto ai consiglieri se volessero continuare: in 15 hanno detto che avrebbero lottato con me e io ci ho creduto».

Invece è iniziato lo stillicidio di dimissioni, «con motivazioni ridicole» accusa la sindaca, l’ultima mercoledì sera: quella del presidente del consiglio comunale, Lorenzo Paparone. La maggioranza ridotta a dieci consiglieri contro nove: «Lascio perché siamo una forza politica che non può governare con le larghe intese. Ho fatto un giuramento e l’ho rispettato finché ho potuto. Gli altri, quelli che si sono dimessi, forse credevano di fare una gita fuori porta». Sui vertici 5 Stelle è chiara: «Non si scappa, se si vogliono governare i territori difficili i problemi si affrontano. Mi sono sentita abbandonata e credo si siano sentiti abbandonati tutti i cittadini di Quarto».

Il Movimento è finito sotto attacco a causa dell’inchiesta che ha coinvolto il consigliere Giovanni De Robbio per voto di scambio e tentata estorsione alla sindaca, con l’aggravante del metodo mafioso. Rosa Capuozzo si dice dispiaciuta ma spiega che «sarebbe successo comunque, se non con il nostro comune con un altro». E poi l’affondo: «Il direttorio mi accusa di non aver denunciato De Robbio, mi accusano di una cosa di cui erano a conoscenza. Grillo mi aveva difeso sul blog poi il 6 gennaio comincia il clamore mediatico e il 10 mi espellono. Adesso dicono che non vogliono i voti della mafia, chiedo formalmente perché i voti dei consiglieri regionali presi qui sono diversi dai miei».

La conclusione è amara: «Non mi ricandido. Cosa non rifarei se tornassi indietro? Non mi candiderei». La procura ha avviato una seconda inchiesta sul marito della sindaca in merito al presunto abuso edilizio, oggetto del ricatto orchestrato da Giovanni De Robbio per favorire il clan Polverino. La presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, ha disposto la trasmissione alla procura di Napoli degli atti dell’audizione di Capuozzo a causa di «alcuni aspetti da approfondire, sui quali anche la commissione si riserva di svolgere ulteriori analisi».

Grillo dichiara il caso Quarto chiuso e sul blog procede con l’attacco a Matteo Renzi e al Pd, ma la polemica è andata avanti anche ieri. «Mi domando soltanto una cosa: ma farlo prima no?» scrive su facebook il deputato del Movimento 5 Stelle Angelo Tofalo, commentando le dimissioni, e poi aggiunge: «Questa cosa mette la parola fine su tutte le inutili e pilotate ‘chiacchiere’ fatte sugli amici e colleghi Fico e Di Maio».

Ma Franco Mirabelli, capogruppo Pd in Commissione Antimafia, ribatte: «Fico e Di Maio sapevano e fino all’intervento della magistratura hanno cercato di nascondere le infiltrazioni della criminalità organizzata. I parlamentari 5 Stelle devono spiegare il loro tardivo intervento».

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