L’Italia resta un paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, ma per le carenze infrastrutturali se ne trattengono solo l’11%. Il dato viene da Coldiretti, che riporta i risultati del monitoraggio eseguito sul Po ieri: al Ponte della Becca, il fiume è sceso a -3,30 metri sotto le zero idrometrico, circa 70 centimetri più in basso dello scorso anno, mentre a Piacenza è di -0,41, circa 35 centimetri più basso.

Dal bacino idrografico del Po dipende direttamente il 35% dell’agricoltura nazionale ma lo stato di sofferenza è esemplificativo della situazione italiana: due terzi del territorio nazionale sono in una situazione di difficoltà idrica.

Aumento delle temperature estive, sfasamenti stagionali con autunno caldo e primavera anticipata, più elevato numero di giorni consecutivi con caldi estivi elevati, ma soprattutto modificazione della distribuzione delle piogge e aumento dell’intensità delle precipitazioni sono gli effetti dei cambiamenti climatici che – sottolinea la Coldiretti – richiedono interventi strutturali.

L’Italia, con l’attuale siccità – riprende l’associazione – è costretta ad affrontare un’ emergenza che è già costata all’agricoltura perdite per 2 miliardi e che mette a rischio la disponibilità di acqua per usi civili perché è mancata la programmazione. Di fronte alla «tropicalizzazione» del clima, per Coldiretti serve organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per poi distribuirla in quelli più siccitosi.

«Insieme alle necessarie misure per affrontare l’emergenza con lo stato di calamità – suggerisce il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo – occorrono manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini aziendali e utilizzando le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere l’acqua piovana. Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti».