Labirinti concentrici di Massimo Soumaré
Intervista L’autore presenta una mappatura di un genere di narrativa fondamentale per capire la cultura nipponica: «La letteratura fantastica giapponese», da Lindau
Intervista L’autore presenta una mappatura di un genere di narrativa fondamentale per capire la cultura nipponica: «La letteratura fantastica giapponese», da Lindau
La letteratura fantastica giapponese di Massimo Soumaré, edito da Lindau, è un libro rigoroso e folle. L’autore ci presenta una mappatura di un genere di narrativa fondamentale per capire la cultura giapponese, spaziando su un arco temporale enorme, lungo 1300 anni, e soffermandosi su una sfilza incredibile di autori, autrici e tendenze che hanno contribuito a delineare un’idea di fantastico avvincente e complessa, simile a labirinti concentrici. Per saperne di più su come districarsi in un tale spazio, abbiamo rivolto alcune domande all’autore.
Cominciamo con qualcosa di utile per avvicinarsi al fantastico giapponese per chi ne è a digiuno. Lasciando da parte le differenze, vedi elementi di similitudine con il fantastico per come lo concepiamo noi?
Il fantastico presuppone, per poter esistere, la sospensione dell’incredulità. Questa premessa non cambia, sia che ci si trovi in Giappone o in Italia.
Nel Sol Levante esistono e si mescolano almeno tre religioni complesse e con molte differenze al proprio interno che sono lo shintoismo, il buddhismo e il cristianesimo. In esse, gli elementi magici e fantastici hanno, indubbiamente, una lunga tradizione. Il Giappone è noto per essere il paese dalla miriade di kami, gli dèi. In ciò troviamo elementi di somiglianza con le credenze nel sovrannaturale degli antichi romani – per citarne una, il venerare in casa le divinità tutelari del focolare –, che poi, come è noto, sono in parte state inglobate nel cristianesimo e in qualche modo sopravvissute fino ai nostri giorni. In entrambi i paesi, inoltre, il fantastico ha ricoperto un ruolo importante su più livelli. In Italia troviamo, ad esempio, il mito del regno dei Fanes, le leggende di Artù in Emilia-Romagna e Puglia, e le storie di Uggeri il danese, personaggio della letteratura cavalleresca franco-veneta e toscana che è stato molto amato. Pensiamo, poi, a opere letterarie come l’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo o l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto e a credenze popolari come il laurieddhu o scazzamurrieddhru, una specie di folletto della tradizione dell’Italia meridionale non dissimile dagli yokai, le creature sovrannaturali del folclore nipponico. Pertanto, non c’è da stupirsi di riscontrare una certa similitudine, o meglio una capacità di comprensione reciproca, tra il «nostro» e il «loro» fantastico.
In un labirinto, si percorrono strade diverse e si ritorna spesso sui propri passi: insomma, si tentano cose nuove e se ne ripensano altre. Nel libro, da un lato presenti autori ed autrici inediti in Italia; dall’altro, fai emergere profili poco noti di certi nomi celebri. Ci fai un esempio di una voce da scoprire e uno di autore o autrice che meriterebbe invece una rilettura diversa, sulla base della sua relazione con il fantastico?
È una domanda a cui non è facile rispondere. Ci sono davvero molti scrittori giapponesi che hanno interagito con il fantastico e che meriterebbero di essere tradotti in italiano, o riscoperti. Per citare un nome che riguarda quest’ultimo caso, abbiamo Nahoko Uehashi, antropologa che è anche una scrittrice di romanzi wafu fantajii (un tipo di fantasy dove invece che elfi o nani, l’ambientazione è basata sulla tradizione fantastica e folclorica giapponese o cinese) d’indubbio valore; non per nulla, tra i numerosi premi letterari importanti ricevuti, nel 2014 le è stato anche conferito il prestigioso Premio Hans Christian Andersen.
Yasutaka Tsutsui è un altro scrittore da noi poco noto, nonostante l’importante ruolo che ha ricoperto per tutta la letteratura giapponese. Ispiratore di famosi mangaka come Rumiko Takahashi o di registi d’animazione del calibro di Satoshi Kon, lo studioso e critico letterario Takayuki Tatsumi lo ha paragonato come importanza, non a torto, a Italo Calvino. In Francia nel 1997 è stato insignito del titolo di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres e nel 2022 ha ricevuto dal governo giapponese il Premio imperiale, tanto per dare un’idea di come sia un autore di rilievo.
Tra i grandi scrittori, moltissimi si sono cimentati, chi più chi meno, in romanzi o racconti del genere fantastico. Questa parte della loro produzione spesso non è stata presentata ai lettori occidentali, o magari lo è stata, ma solo parzialmente. Anche qui, per fare un nome tra i tanti, si può citare Kobo Abe, che nella prima metà della sua carriera ha scritto numerose opere di fantascienza. O, ancora, un insospettabile autore come Yukio Mishima.
La ragione per cui si sono tanto interessati a questo filone si può in parte spiegare con l’importanza e l’influenza vastissima che questo genere ha avuto sul paese, soprattutto nella seconda parte del Periodo Edo (1603-1868), un’epoca in cui il Giappone ha mostrato delle caratteristiche che, per quanto riguarda la cultura, hanno anticipato molti degli aspetti dei mezzi di comunicazione di massa del XX secolo. Gli scrittori moderni, e anche quelli contemporanei, non hanno, quindi, né potuto né voluto esimersi dal confrontarsi con una tradizione passata tanto forte e diffusa in tutti gli aspetti della società giapponese, persino in campi come l’arte e il teatro Kabuki.
Un’altra ragione si trova nella grande libertà speculativa che la letteratura fantastica consente.
Nell’ultima parte, analizzi in modo approfondito un sottogenere contemporaneo particolare, cioè l’isekai. Perché è importante?
A partire dagli inizi del XXI secolo, nel fantasy giapponese particolare importanza viene ad assumere un filone che va sotto la definizione generale di isekai (lett. «altri mondi»). In sostanza, si tratta di storie ambientate in mondi più o meno fantastici differenti dal nostro dove il protagonista, sia esso un ragazzo o una ragazza del Giappone contemporaneo, in qualche modo si trova trasportato. Questa tendenza si è ulteriormente sviluppata e consolidata a partire dal 2010, con numeri strabilianti di vendita. Ad esempio, del ciclo di Vita da slime di Fuse al 2023 sono state pubblicate quaranta milioni di copie. Dato che è un fenomeno che ha ormai un ventennio di storia, e inoltre considerato il gran numero di opere presenti, non può più essere semplicemente accantonato come se fosse una moda passeggera. Oltretutto, oggi è forse il filone di maggior successo della letteratura contemporanea nipponica, perciò un’analisi del fenomeno era più che necessaria.
In ultimo, che cosa ci dice la letteratura fantastica della cultura giapponese?
La letteratura fantastica ha una lunghissima storia nel Sol Levante, che, idealmente, parte dal primo testo scritto, l’opera storiografica Kojiki (Cronache di antichi eventi) compilata nel 712 d.C., diventando in seguito uno degli elementi portanti della cultura popolare dell’intrattenimento del Periodo Edo. Anche nel XX e XXI ha avuto una fortissima influenza sugli scrittori di letteratura alta e di letteratura di genere, come pure su film, telefilm, videogiochi, manga e anime. Pertanto, conoscerla significa comprendere più profondamente molti aspetti del Giappone di ieri e di oggi.
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