Tanti di noi, malati di pallone ed eterni bambini, hanno l’abitudine di scambiarsi sms con gli amici poco prima delle partite della squadra amata. Il contenuto sono sfottò, scaramanzie, informazioni di vario genere. E proprio questa semplice passione digitale sarebbe la base del nuovo filone d’inchiesta di Scommessopoli, come viene normalmente chiamata la maxi-indagine, la cosiddetta Last Bet, giunta al quinto snodo.

All’ultimo momento, nell’imminenza del match, gli intermediari – in contatto con calciatori e squadre e facoltosi scommettitori – offrivano la possibilità di puntare cifre considerevoli sulla partita truccata. E c’era anche la possibilità, ci dicono i magistrati, «che la manipolazione non andasse a buon fine». I tentacoli del sistema criminale e illegale che avvolge il calcio italiano (ma pure quello europeo, con la Germania in prima fila) sono più vivi che mai. Imbrogli, slealtà e corruzione sono materia quotidiana come le minacce, le intimidazioni, la violenza cieca (come definire altrimenti la morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, avvenuta nel 2007, dopo un Catania-Palermo).

E l’universo delle scommesse sportive condiziona giornali, televisioni e persino i club. «Internet ha cambiato il mondo delle scommesse – ha dichiarato l’anno scorso Christian Kalb, esperto del settore, in una riunione a Losanna – quindici anni fa c’erano 200 società che curavano scommesse legali nel mondo, oggi sono diecimila. Il giro d’affari nel 1995 era di 4 mila milioni di euro, ora siamo a 19 mila».

Torniamo a Cremona, da dove tutto è partito nel dicembre 2010 quando il dirigente della Cremonese, Turotti, denunciò che cinque giocatori e un accompagnatore si erano sentiti male al termine del match Cremonese-Paganese. Le indagini hanno accertato che un compagno di squadra aveva messo delle «sostanze psicoattive» nelle bottiglie d’acqua dello spogliatoio per alterare la partita. Da lì ha preso il via un verminaio di loschi personaggi e di organizzazioni malavitose – gli albanesi, gli zingari, i bolognesi, i milanesi – che si davano da fare per pilotare il risultato delle partite per poter puntare ingenti somme (principalmente sulle piazze asiatiche) a colpo sicuro. E centinaia di giocatori sono stati interrogati, accusati e condannati (i più famosi Doni e Signori ma l’ex capitano del Bari, Andrea Masiello, ha confessato persino di essersi fatto volontariamente un autogol nel derby col Lecce per favorire la vittoria dei salentini) in questi tre anni di lavoro che ancora non sono giunti a una conclusione acclarata. Certo tanti servizi di reporter affidabili hanno mostrato più volte quella zona grigia di complicità tra i club calcistici e un sottobosco di accompagnatori, capi ultras, sportivi disonesti. Con le intercettazioni telefoniche si è riusciti a risalire ai flussi di denaro e agli squallidi personaggi coinvolti, spesso già segnalati alle forze dell’ordine eppure ancora tesserati per club e società varie. Tutto va avanti comme d’habitude  fino al prossimo blitz della magistratura….