La Wagner «rinasce» a Minsk. Arresti eccellenti in Russia
Crisi Ucraina Putin nomina il successore di Prigozhin. Il «New York Times»: gli ucraini hanno perso il 20% delle armi fornite dagli alleati
Crisi Ucraina Putin nomina il successore di Prigozhin. Il «New York Times»: gli ucraini hanno perso il 20% delle armi fornite dagli alleati
Buone notizie dal fronte per il Cremlino. Ai numerosi resoconti filmati dei voenkory (i corrispondenti di guerra nazionalisti), ad indicare che gli ucraini stanno perdendo la guerra si è aggiunto ieri il New York Times. Secondo la testata, le forze di Kiev hanno già perso il 20% di tutti i mezzi forniti dagli occidentali per l’offensiva.
PER TAMPONARE il disastro, il comando ucraino starebbe cercando di cambiare tattica, concentrando il poco fuoco d’artiglieria a disposizione sui fianchi del dispositivo russo, ma questo non consentirà in alcun modo agli ucraini di sfondare.
Sul fronte interno, si avverte una certa dissonanza delle informazioni. Mentre molti si interrogano sul senso delle parole di Putin sull’«inesistenza della Wagner» riportate dal giornale Kommersant, e sulla sua volontà di rimpiazzare Prigozhin con il comandante della Wagner Andrey Troshev, ieri sono passate abbondanti notizie ed immagini a riguardo della ricostruzione dell’apparato militare della compagnia in Bielorussia. Un convoglio di 60 veicoli Wagner ha raggiunto dalla Russia il campo in costruzione nella regione di Mogilev dove i mercenari starebbero già addestrando gli uomini dell’esercito e del ministero degli Affari interni della Bielorussia. Secondo alcuni esperti si tratterebbe per ora solo di una parte minoritaria del potenziale del gruppo mercenario, che sarebbe in linea con i timori del regime di Lukashenko di vedersi costituire una quinta colonna interna di difficile controllo.
INTANTO in Russia proseguono le manovre di riassestamento interno della scena politica. Dopo l’arresto del vice ministro per l’innovazione tecnologica Maksim Parshin giovedì, emergono altri casi di corruzione di alto profilo contro figure legate alle strutture federali, quali l’ex membro del Consiglio della Federazione della regione di Ryazan, I. Petin. Un caso particolare è quello contro l’ex-colonnello dell’Fsb Mikhail Poljakov. Quale coordinatore di alcuni dei più seguiti canali del Telegram russofono, Poljakov rappresenta una delle figure-ombra più influenti della politica russa. Ora accusato di aver ricattato non meglio precisati «influenti politici e uomini d’affari», minacciandoli di diffondere materiali negativi sul loro conto. Osservatori interni ed esterni ritengono che più che per corruzione, simili arresti avvengano per mettere sotto controllo il panorama informativo nazionale dove Telegram è la fonte principale dopo la tv.
IN SEGUITO al caso del generale Ivan Popov, il Cremlino sembra temere di perdere il controllo sulle narrative nazionalistiche , quali quelle diffuse dai canali di Poljakov. Tanto più che ieri il ministero della Difesa ha rimosso un altro generale scomodo, Vladimir Seliverstov, anch’egli «eroe della Russia» distintosi nelle operazioni sul fronte di Bakhmut. Le ragioni di quest’ulteriore rimozione eccellente sono ancora sconosciute, tuttavia sembra che di nuovo si tratti dell’indignazione dell’ufficiale di fronte alla gestione delle forze armate da parte dei superiori.
LE NOTIZIE RUSSE ieri erano dominate da un presunto tentativo di attacco terroristico coordinato dai servizi speciali ucraini contro una delle principali voci della narrativa ufficiale del Cremlino, Margarita Simonjan. Il tentativo sarebbe stato sventato dal Fsb di concerto con il ministero degli Interni e il comitato investigativo bloccando gli esecutori, il gruppo neonazista russo “Paragraf 88”. Secondo l’Fsb, i neonazisti volevano anche uccidere Ksenia Sobchak, la figlia del primo patron di Putin, il sindaco di Pietroburgo Anatolij, presso cui l’ex-agente del Kgb lavorava prima di essere cooptato da Eltsin al Cremlino, figura controversa della politica russa in cui si è distinta quale candidata alle presidenziali del 2018. L’Fsb ha fatto diffondere dai principali media russi la presunta confessione del leader del gruppo, M. Balashov. Indossando una maglietta delle Waffen-SS, il ragazzo (nato nel 2005) dichiara di aver fondato il gruppo per «compiere attentati contro i non-slavi» e di essere poi stato avvicinato dai servizi ucraini che gli avrebbero pagato la somma di 1,5 milioni di rubli (15.000 euro) istruendolo su come compiere gli omicidi. L’inverosimile storia permetterebbe di distogliere l’attenzione del pubblico dal senso degli arresti e delle rimozioni eccellenti in corso.
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