Cultura

La voce potente e caleidoscopica di Chimamanda Ngozi Adichie

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SAGGI «Affondare le radici senza scrollare via la terra», un libro di Francesca Giommi edito da Aras

Pubblicato più di un anno faEdizione del 21 luglio 2023

«Quando ci rendiamo conto che non c’è mai un’unica storia per nessun luogo, riconquistiamo una sorta di paradiso». Chimamanda Ngozi Adichie parte da qui, profondamente convinta che per uscire dagli stereotipi sia necessario invertire la rotta procedendo da una «centralità multipla». Ad accompagnarla, c’è l’eredità dei suoi precedessori, come Chinua Achebe e Wole Soyinka, ma anche di autrici che per prime resero l’Africa polifonica e caleidoscopica.
Nata a Enugu, in Nigeria, la scrittrice di Metà di un sole giallo vive oggi a Baltimora con la sua famiglia, ma si confronta e ritrova la propria radicalità nei suoi ritorni in patria, seguendo un laboratorio di scrittura da lei fondato, che pullula di giovani provenienti da ogni parte del pianeta.
Francesca Giommi, studiosa di letterature postcoloniali, dopo due opere di narrativa come Viaggio in Ghana e La figlia del maharaja, dedica il suo ultimo libro alla voce potente di Adichie e al suo femminismo «contestualizzato», che tiene conto della cartografia geopolitica in cui si sviluppa, le tradizioni del luogo e le mitologie fondanti di una vasta comunità: Affondare le radici senza scrollare via la terra. Chimamanda Ngozi Adichie e il continente-mondo (Aras, pp. 136, euro 16).

IL VOLUME – presentato ieri a Fiesta Global di Montefabbri, sarà poi al Festival della letteratura di viaggio di Roma a settembre, alla settimana africana di Fano e a Bookcity di Milano – accoglie un crocevia di suggestioni, da quelle storiche ai codici comportamentali della Nigeria fino all’immaginario religioso e letterario, per raccontare lo scontro – ma anche l’incontro – fra sistemi di valori in evidente cortocircuito. La donna africana ha sempre goduto (seppure dentro la famiglia e nella sua veste di procreatrice) di un potere autonomo, disatteso poi nelle pratiche razziste coloniali della supremazia bianca.
Il femminismo occidentale, che relega le donne nere in posizioni subalterne e le vittimizza, viene rifiutato nei pamphlet di Adichie, esercitando così un diritto di scrittura libera che riprende anche il filo lanciato dalle «parole» di pioniere come Flora Nwapa o Buchi Emecheta: furono loro a spezzare il dominio culturale maschile introducendo eroine femminili in contesti coloniali, rurali o della diaspora.
Nel suo discorso Dovremmo essere tutti femministi (in Italia, come tutti i suoi testi e romanzi, pubblicato da Einaudi), nato in occasione della TedxEuston Conference, la scrittrice combatte per una permeabilità dei generi, abbattendo alcune ossessioni educative, come la non fragilità emotiva maschile o il legame indissolubile fra matrimonio e rispettabilità femminile.
«Sono le persone che fanno la cultura» avverte e quando diventerà madre, a sua volta, proverà a redigere una sorta di vademecum, Cara Ijeawele. Quindici consigli per crescere una bambina femminista, partendo dall’idea di un mondo di diritti che appartengono a tutti e tutte, senza imposizioni di «ruoli».

GIOMMI INDIVIDUA nel romanzo L’ibisco viola di Chimamanda Ngozi Adichie l’irrompere di una speranza in un futuro diverso che infrange la tradizione ed è ambasciatrice di istanze democratiche lì, in quella saga famigliare che attraversa i rivolgimenti della Storia, fra colpi di stato, una routine quotidiana che si scompone, la libertà postcoloniale. Sarà invece in Metà di un sole giallo, con Olanna, che Adichie si inoltrerà nelle sedimentazioni di una guerra atroce (Biafra), trasportando identità politiche ben definite al centro del racconto, che mai esce dalla vita ordinaria, quella che tocca le esistenze di tutti.
Infine, nel suo (al momento) ultimo romanzo Americanah, sarà la giovane Ifemelu, studentessa africana della diaspora, a portare con sé le conquiste e le umiliazioni di una nuova esistenza, tra sogni irrealizzati, tentativi di integrazione e aspettative spesso messe fuori uso da una misoginia (e dal razzismo) strisciante. In fondo, dirà Ifemelu, «Obama può vincere solo se rimarrà il Negro Magico»,

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