Cultura

La vocazione cosmopolita di una realtà a base locale

La vocazione cosmopolita di una realtà a base localeNeo Rauch, «Platz» (2000)

SAGGI «Caleidoscopio tedesco», edito da Ytali. a cura di Sandra Paoli, prefazione di Giovanni Sampaolo

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 8 giugno 2022

Curato dalla docente e saggista Sandra Paoli questo volume, opportunamente intitolato Caleidoscopio tedesco. Realtà e volti del mondo di lingua tedesca (ytali., pp. 250, euro 15), raccoglie un cospicuo numero di contributi i cui autori sembrano intenzionati a fornire un punto di vista ben lontano dai luoghi comuni che rendono sovente banale la narrazione relativa alla Germania, all’Austria e alla Svizzera.

DALL’INSIEME dei vari scritti emerge pertanto l’immagine di un universo vivace e dinamico, impegnato ad affrontare complesse trasformazioni di carattere demografico, sociale, culturale e disposto ad accettare i cambiamenti che gli vengono imposti dalla nostra epoca nonché a interrogarsi persino sulla propria identità: un racconto corale elaborato soprattutto da germanisti, romanzieri e artisti attivi nelle diverse discipline che, grazie alla pluralità delle sue voci, riesce a dare efficacemente conto degli innumerevoli aspetti in virtù dei quali l’universo tedesco appare tanto sfaccettato quanto appassionante.

Il libro offre quindi al lettore la possibilità di gettare lo sguardo su una realtà policentrica, imperniata sulla dimensione locale, che si pone agli antipodi del centralismo francese e favorisce la fioritura di una notevole, diffusa ricchezza culturale. Scrive al riguardo, nella sua Prefazione al volume, il germanista Giovanni Sampaolo: «Fin dai tempi dell’assolutismo, quando ogni piccola corte guardava a Versailles e rivaleggiava con le altre, ogni territorio, per quanto piccolo, era una capitale col suo teatro, la sua promozione delle arti, la sua università di eccellenza. Il modello è quello della rete senza controllo centrale. Il mondo di lingua tedesca è una rete e anche un puzzle». Peculiarità che hanno caratterizzato a sua volta l’Impero absburgico e fanno sentire la propria influenza anche sull’Austria contemporanea, considerati i persistenti legami con l’intera regione balcanica e la presenza – nell’ambito dei propri confini – di una nutrita minoranza di lingua slovena.

SI TRATTA DUNQUE di un territorio che, nel corso dei secoli, ha conosciuto rilevanti movimenti migratori e conseguenti processi osmotici: fenomeni che hanno inevitabilmente investito le lingue, i dialetti, i gerghi determinandone spesso la nascita e la successiva evoluzione. Un celebre esempio di tutto ciò è costituito dall’yiddish: un idioma, frutto delle influenze più disparate, la cui vitalità gli ha probabilmente consentito di sopravvivere alla distruzione degli ebrei d’Europa e di essere a tutt’oggi espressione di un mondo ormai scomparso da decenni.
Riguardo poi agli autori dei vari contributi, va in primo luogo sottolineato come essi siano stati in grado di fornirci un gran numero di stimoli e spunti di riflessione: da Angelo Bolaffi a Mario Gazzeri, da Eriberto Russo a Maria Gazzetti, da Isabella Ferron a Patrick Guinand fino alla stessa Simona Paoli – suo anche un commosso omaggio a Luigi Reitani -, colpisce il felice connubio di acume e passione con cui ognuno di loro analizza uno o più aspetti di un panorama così composito.

UNA REALTÀ PLURALE che ha trovato terreno fertile, in particolare, nella Germania di oggi: un paese democratico ed europeista, profondamente tollerante, che ha riscoperto la propria vocazione cosmopolita e ha saputo attuare con successo le proprie politiche in materia di accoglienza e integrazione.

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