Un passo alla volta. La vita oltre le dipendenze a cura di Barbara Bonomi Romagnoli, edito da Giunti (pp. 120, euro 15), racconta l’esperienza di Vincenzo Aliotta che da sempre si occupa di alcologia e che nel 2010 ha fondato nelle Marche il centro san Nicola per il recupero dalle dipendenze.

SI TRATTA DI UN TESTO importante, anche per i dati che fornisce: secondo l’Istituto Superiore di Sanità in Italia 48 persone al giorno muoiono per problemi di alcolismo. Nelle prime pagine, inoltre, scopriamo che il mondo delle droghe è in parte sconosciuto: i test per l’identificazione delle sostanze spesso non sono aggiornati con le nuove molecole reperibili online e questo impedisce la corretta diagnosi quando un paziente viene ricoverato, per esempio, in stato psicotico.
Il volume è diviso in dodici capitoli che riprendono i dodici passi del sistema di disintossicazione degli alcolisti anonimi che al san Nicola viene applicato anche per gli altri tipi di dipendenza: da droghe, da gioco, dalla pornografia.

IL METODO di disintossicazione praticato in quel centro si distingue anche per la brevità del tempo di recupero: due mesi. Aliotta spiega che saper di poter tornare sobri in società nel minor tempo possibile è molto importante per le persone che vi approdano, perché fonte di grande speranza. Aggiunge anche, però, che il sistema di recupero messo in atto nella comunità da lui fondata si basa sull’esistenza di una rete che sostiene le persone dipendenti sia all’interno che, naturalmente, quando escono.
Il testo fornisce delle informazioni sia sociologiche che scientifiche relative alla dipendenza: «il sistema della ricompensa del cervello è dotato di meccanismi diversi per il desiderio e il piacere. Quando il circuito del desiderio arriva a sopraffare i centri del piacere, si verifica la dipendenza». Si sviluppa poi attraverso alcune interviste alle figure professionali che lavorano al san Nicola, che si fregia di un approccio multidisciplinare: nel centro, si ricorre al teatro e più in generale all’arte terapia, ma anche alla mindfullness, tecnica di meditazione particolarmente indicata in questo contesto. Viene ribadito che il dio a cui fanno riferimento i dodici passi degli A.A. va interpretato come una ricerca della spiritualità che permetta di trascendere dal senso di profondo fallimento e paranoia in cui si trovano le persone dipendenti, per recuperare un senso dell’esistenza e di loro stessi.

OVVIAMENTE al san Nicola, come in qualsiasi centro di recupero, esistono delle regole, ma viene fortemente ribadito che il metodo degli A.A. non è mai coercitivo: le persone dipendenti devono scegliere di affrontare la disintossicazione e il recupero, non vengono costrette a farlo. Gli alcolisti anonimi nascono in effetti da una strategia che prevede la parità all’interno del gruppo e una totale autonomia: non sono dipendenti dallo stato né, si specifica, «da qualunque organizzazione politica, privata o religiosa».
Aliotta ripete più volte nel testo che quando una persona diventa dipendente non è solo lei a essere malata ma il contesto in cui ha sviluppato la sua patologia, quindi molto spesso la famiglia, per questo è necessario che anche gli affetti intorno al paziente partecipino al percorso di recupero.
In un momento così delicato per la sanità pubblica in cui spesso a essere smantellati sono proprio i S.E.R.T., questo libro, oltre a raccontare un’esperienza virtuosa, serve a ricordare che anche l’alcolismo e le tossicodipendenze sono delle patologie e che per questo la società non dovrebbe rimuoverle, ma curarle.