Politica

La Vigilanza congela i poteri del cda Rai, tensioni nel governo

La Vigilanza congela i poteri del cda Rai, tensioni nel governoMarcello Foa, consigliere di amministrazione Rai e mancato presidente

«Indicate oggi il nome del presidente». Conte media Le opposizioni all’attacco di Foa. Il dossier sul tavolo del vertice di maggioranza

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 8 agosto 2018

Il cda Rai deve indicare subito, oggi stesso, un presidente da sottoporre poi al voto della commissione di Vigilanza, pronta a riunirsi anche durante la pausa estiva. Questo il senso della lettera inviata dal presidente della commissione Barachini, previo voto all’unanimità dell’ufficio di presidenza, al cda in vista della riunione di oggi. Il messaggio non potrebbe essere più chiaro. Barachini cita infatti l’art. 22.2 dello Statuto della Rai per sottolineare che i poteri del presidente non sono «dilatabili al consigliere più anziano» e che pertanto le stesse funzioni del cda sono «oggettivamente circoscritte».

DI CONSEGUENZA la commissione «esige che da parte del cda vi sia un esercizio delle proprie funzioni finalizzato all’esclusivo compimento degli atti di ordinaria amministrazione». È una posizione molto rigida, che di fatto impone al cda l’immobilità assoluta. La Vigilanza ha deciso di far propria la linea rigida sulla scorta del parere del costituzionalista docente di Diritto pubblico Beniamino Caravita e di quello, richiesto dall’Usigrai, degli avvocati Del Vecchio e Principato. I documenti concordano nell’affermare che la decisione della Vigilanza contraria alla nomina a presidente di Marcello Foa non può essere, come scrive Caravita, «ignorata, né tanto meno aggirata, da parte del governo».

I POTERI DEL CONSIGLIERE anziano, cioè dello stesso Foa, devono «limitarsi a convocare il cda per la nomina del presidente».

Significa, fa notare il commissario Pd Anzaldi, non solo che il cda non può procedere a nomine di sorta ma anche che non può firmare contratti di assoluta importanza per la Rai come quello per Un Posto al Sole o Novantesimo minuto. Il presidente dei senatori del Pd Marcucci affonda la lama: «Ora la maggioranza deve trovare un presidente che sia votabile anche dalle opposizioni».

I CAPIGRUPPO DI LEU Fornaro e De Petris diffidano formalmente il cda da qualsiasi passo prima di aver risolto il rebus della presidenza. La vicepresidente forzista della Camera Carfagna si associa: «Sin qui il governo ha perso tempo. Ora deve ricominciare da capo».

È il proverbiale dito nella piaga. Perché chiedere al cda di scegliere un altro nome da sottoporre al vaglio della Vigilanza equivale, di fatto, a imporre il benservito a Foa. Tra i consiglieri, infatti, un altro nome gradito al Carroccio non c’è. L’unica via percorribile passa dunque proprio per le dimissioni di Foa e l’indicazione di un nuovo presidente da parte del Tesoro, stavolta contrattato se non con tutte le opposizioni almeno con Forza Italia.

È proprio quello che Salvini non ha alcuna intenzione di fare, sia perché sin dall’inizio mira a far quadrato intorno a un presidente della Rai dalla fisionomia politica sovranista tanto marcata da poter almeno in parte controbilanciare l’ad indicato da M5S, che è dotato di poteri ben maggiori, sia perché non intende darla vinta a Berlusconi, che uscirebbe vincitore netto dal ritiro di Foa.

Ieri tutti si sono affannati a negare tensioni tra il vicepremier e il capo del governo, ma sono smentite di prammatica.

CONTE AVVERTE IN PIENO il rischio che il caso Rai degeneri in conflitto istituzionale e cerca di convincere il leghista a mostrarsi più cedevole. Inutilmente: «All’interno dell’attuale cda Foa rimane il professionista migliore per il ruolo di presidente», tagliano corto i leghisti Capitanio e Tiramani, segretario e capogruppo in Vigilanza. Anche se il riferimento all’«attuale cda» lascia uno spiraglio alla sostituzione di Foa. Tensione alta anche con M5S, tanto che il presidente della Camera Fico, interrogato dai giornalisti sulla lettera della Vigilanza, si trincera nel silenzio: «Oggi di Rai non parlo». Parla Di Maio e lo fa per spalleggiare Salvini: «Per me il cda è pienamente operativo. La legge dice che serve un’intesa tra i gruppi e finché questa non c’è non c’è nemmeno il presidente».

MA INEVITABILMENTE il nodo spunterà oggi nel vertice di maggioranza convocato per fare il punto sui nodi d’autunno: il conflitto su Tav e grandi opere, una finanziaria nella quale avviare reddito di cittadinanza e Flat Tax appare impossibile ma anche, salvo guizzi notturni, lo stallo di viale Mazzini.

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