Racconti su commissione (8) Come affrontai per tre volte la vertigine del doppio precipizio.

Stefano Casi mi ha commissionato tempo fa un testo sul ‘precipizio’. Parte seconda (Parte Prima il 3 dicembre 2022)

Avevo sei anni. Ero in mezzo a due attraenti precipizi. Dileguarmi nella tenera intimità delle catene ininterrotte di cugini e nonni, o perdere tutti scrutando la dura pupilla del futuro? Precipitare nella terra, o involarmi nelle estreme regioni del cielo e del mare? Ho deciso, ho preso la carta e la matita colorata e ho disegnato il paesino e il treno e il mare: mi sono sollevato in alto e ho visto tutto da lontano, e mi sono abbassato e ho scrutato tutto da vicino.

Avevo quarantadue anni. Vivevo sui Monti Sabatini, nell’Etruria Meridionale. Era un pomeriggio di luce senz’ombra del 1990. Camminavo sovrappensiero per un crinale, e mi sono trovato in mezzo a un doppio precipizio. Alle mie spalle, il precipizio della chiacchiera. Le strade che portano a Roma, il chiasso degli uomini e donne che si divertono, si distraggono, si eccitano reciprocamente. Il cicalìo dei giornali, delle radio e delle televisioni perpetue, i convegni, le accademie, le conventicole, il-parlare-parlare-e-non-la-smettere-più. Il mostrarsi, farsi vedere, farsi sentire, le riunioni, i pentiti che convengono e distinguono, i disperati più realisti dei re, la fine di tutte le rivoluzioni future, il bisogno di confidarsi, di telefonare, il cosa fai e dove ti eri cacciato in un momento di crisi come questo?

Di fronte, il precipizio del mare lontano, oltre Rocca Romana e il lago di Bracciano e l’ultima striscia di mondo. Il paesaggio sempre ispiratore. Il precipizio del silenzio. Da una parte il dover correre, fare appena in tempo, trovare un posto, il precipizio di spiritate parole, la schermaglia delle brillanti chiacchiere, le battute, le citazioni, le lamentele, le invettive, i mugugni, le smentite, le precisazioni, i puntini sulle i, le virgolette. Dall’altra fermarsi, dimenticare, dimenticarsi, non giustificare ad ogni passo e ogni costo le opere e i giorni, tacere, riflettere, stare senza parole e senza scampo. Appagarsi del sognare i sogni senza volerli appagare. Contemplare il mare, non più orizzonte da raggiungere e superare bensì specchio dove dolcemente naufragare, bara di freschezza.

(segue e conclude il 4 febbraio 2023)

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