Ho appena finito di realizzare il mio sesto film. Si intitola Voi non la conoscete e si svolge quasi tutto in un negozio di ottica. È centrato sulla visione, su ciò che vediamo, su ciò che vogliamo vedere, su ciò che non vediamo e non vogliamo vedere.

Al centro del film c’è una scena che rappresenta l’incapacità di molti di noi qui e ora, immersi nella crisi di civiltà che stiamo vivendo da un secolo, e che Gramsci ha individuato prima di tutti (nei Quaderni del carcere, la chiamava “crisi organica”), e poi Pasolini ha descritto (negli Scritti corsari e nelle Lettere luterane, la chiamava “scomparsa delle lucciole” e “fine del mondo”), e Luis Razeto ed io analizziamo da quaranta anni nei nostri libri di scienza della storia e della politica, ed io tratteggio da dieci anni su questa rubrica, (se sono arrabbiato) coi miei “fulmini” e (se sono allegro) con le mie “saette”.

Ecco la scena. Un uomo di mezza età entra in un negozio di ottica. Vuole farsi gli occhiali da vista, l’ottico lo visita, lui saluta e se ne va. L’uomo torna dopo qualche giorno, l’ottico gli consegna gli occhiali, lui li prova, prima dentro il negozio, poi fuori del negozio, sul marciapiede di via Merulana (il film si svolge a Roma, anche a Santa Severa, e persino nel Kosovo – ma restiamo al punto), rientra nel negozio, si leva gli occhiali, li poggia sul bancone e dice all’ottico: “Grazie, ma non li voglio più.” “Come mai? Che è successo?” gli domanda l’ottico? “Vedo troppo” – l’uomo conclude.

Ora, attenzione, la scena non è inventata, è accaduta realmente nelle settimane scorse, in un reale negozio di ottica, registrata oggettivamente dalle videocamere di sorveglianza che l’ottico in questione, ossessionato dai furti periodici, aveva da poco fatto installare. (Ma allora è un film questo, o un documentario?  – non divaghiamo, restiamo al punto)

Appena finito di montare l’opera audiovisiva, sono andato a Termini Imerese, a mostrarla ad un amico, Franco Chiarini, che lo ha molto apprezzato dicendomi: “Non si capisce se è un film o un documentario”, amico che di seguito mi ha raccontato un’esperienza da lui avuta nel corso di un funerale, nei giorni immediatamente precedenti.

Franco si trova accanto ad una bambina di tre anni e mezzo, ad un funerale, appunto. La bisnonna della bambina è morta, è composta sul letto. La bambina la osserva e dice: “Sembra che dorma, ma la pancia non si muove.” La mamma della bambina si avvicina alla bambina e le dice: “Sì, la nonna è morta. Ma è salita in cielo, in cielo c’è il Paradiso, ha incontrato zia Angelina, ti ricordi di zia Angelina? si sono abbracciate, e passeggiano sulle nuvole, ci guardano dall’alto e ci proteggono.” La bambina la ascolta attentamente, poi le dice: “Si, vabbene, ma la verità qual è?”

Ecco, gli adulti, non sopportano la realtà, i bambini vogliono sapere addirittura la verità. Il mondo sta cambiando sotto i nostri occhi – ma noi, tu ed io, vogliamo vederlo?

Come? Vuoi sapere il titolo del settimo film? Eccolo: La verità qual è?

 

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