Internazionale

La vendetta di Putin costa agli agricoltori polacchi 500 milioni di euro

La vendetta di Putin costa agli agricoltori polacchi 500 milioni di euroIl capo della Nato,Rasmussen

Russia/Polonia Varsavia invocava sanzioni e l'intervento della Nato dopo il referendum in Crimea, In tre mesi la spesa in armi è cresciuta del 5% e saranno acquistati in più 10 elicotteri da guerra

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 9 agosto 2014

La guerra delle sanzioni è iniziata? La Polonia è stata la prima vittima illustre di questa pericolosa partita a «ping pong» sulle spalle di lavoratori, agricoltori e cittadini. Risale a un mese fa, infatti, la messa al bando di tutti i prodotti ortofrutticoli polacchi in territorio russo. Ufficialmente perché tali prodotti non erano conformi alle rigide misure di controllo qualitativo varate da Mosca, ufficiosamente per punire l’atteggiamento avuto dal governo polacco verso la Russia. All’indomani del referendum che ha visto la Crimea ritornare fra le braccia della Grande madre Russia, Varsavia è stata da sempre in prima fila – insieme a Lituania, Lettonia ed Estonia – nel chiedere alla Ue sanzioni economiche esemplari per stoppare il protagonismo di Mosca. Questo Putin lo sapeva e lo sa, e la sua risposta non è tardata ad arrivare.

Una mazzata da 350 milioni di euro che ha tagliato le gambe agli agricoltori polacchi, visto che la Russia è il principale importatore dei loro prodotti ortofrutticoli. Una cifra che raggiunge i 500 milioni di euro se si calcola l’indotto (trasporti, imballaggio, logistica) e che ha spinto il governo a chiedere l’intervento di Bruxelles per risarcire i produttori delle perdite. Ma non è solo la guerra commerciale a impensierire il premier polacco Donald Tusk. E’ sul versante militare che sta crescendo l’attenzione di Varsavia ed è lì che si stanno concentrando tutte le preoccupazioni del governo. È stato lo stesso Tusk mercoledì a lanciare l’allarme: «Nelle ultime ore la minaccia di un intervento militare russo in Ucraina è maggiore di quanto non lo fosse pochi giorni addietro». Fonti militari polacche e della Nato parlano di 20.000 truppe ammassate ai confini orientali ucraini. La Polonia si prepara al peggio. Negli ultimi tre mesi la spesa in armamenti è cresciuta del 5% e l’altro ieri il ministro della difesa ha annunciato l’ordine di 10 elicotteri da guerra – con procedura d’urgenza – per rimpiazzare i vecchi Mi24 fleet in dotazione all’esercito.

Oltre agli Apache americani modello AH64E, ci sono in ballo gli elicotteri da combattimento made in Italy Mangusta. In aggiunta, l’esercito a stelle e strisce sta intensificando la fornitura di materiale bellico (visori notturni, impianti radar e telecomunicazioni) per l’ammodernamento dell’esercito polacco. Non è un mistero che Tusk abbia chiesto più volte una maggiore presenza della Nato sul suolo patrio. Insomma, se ancora non si può parlare di russofobia, poco ci manca. Giornali e tv spingono verso l’allarmismo e la percezione che ha l’opinione pubblica polacca di una minaccia immediata del «diavolo russo» si fa sempre più grande. «La Russia ha ripristinato la sua capacità offensiva lungo i confini ucraini – ha detto martedì il ministro degli esteri polacco Radoslaw Sikorski al canale all news Tvn24 – ci sono diversi battaglioni da quelle parti e una preoccupante saturazione di materiale bellico». E poi ha aggiunto che «la possibilità che venga violata la sovranità nazionale ucraina è sempre più concreta».

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