La vena psichedelica di Mishima Yukio
Il 21 maggio del 1968, come ogni martedì, esce nelle edicole e nelle librerie Weekly Playboy, il settimanale di «svago per giovani uomini»: così la scritta sopra la testata. Allo svago prelude l’immagine di copertina, estrosa elaborazione grafica che trasforma una donna svestita in un fantasioso animale. Nonostante la testata, la rivista non ha legami con il più noto mensile americano (la cui edizione giapponese sarebbe uscita solo nel decennio successivo) e tuttavia ne condivide l’immagine fondativa, quella del giovane playboy, alla moda e fascinoso. Tra le pagine trova spazio tutto l’immaginario legato al viveur, corredato di donne, motori, viaggi, gioco d’azzardo. Ma tra articoli sulle novità automobilistiche e sui pro e contro di alcune tattiche del mah-jongg, la novità che cattura il lettore è il nome di uno dei più famosi e controversi scrittori contemporanei: Mishima Yukio. A sua firma, da quel numero e per i successivi cinque mesi, verrà pubblicato sul settimanale un feuilleton che già dal titolo – Vita in vendita (ora tradotto da Giorgio Amitrano per Feltrinelli, pp. 256, € 18,00) – si preannuncia avvincente, e che lo stesso Mishima definisce «un romanzo di avventura psichedelico».
L’accostamento tra gli elementi che compongono questo quadro sembrerà alquanto stravagante ai lettori italiani, per molti dei quali il nome di Mishima resta associato a un limitato immaginario eroico-nazionalista, tanto gradito alla destra nostrana, una convergenza che decenni di ottime (ri-)traduzioni e di apparati critici faticano ancora a scardinare. Mishima è stato invece uno scrittore estremamente complesso, probabilmente il più complesso del Giappone contemporaneo, e lo evidenzia con chiarezza la natura multiforme della sua attività letteraria; basti considerare che l’edizione definitiva della sua opera omnia, pubblicata all’inizio degli anni Duemila, consta di quarantatré volumi, che comprendono non solo la narrativa (romanzi e racconti, per un totale di venti volumi) e la saggistica (undici volumi), ma anche la cospicua produzione drammaturgica (cinque volumi) e una raccolta di poesie.
Protagonista un playboy
È pur vero che in questo Mishima non costituisce un unicum: diversi altri scrittori moderni e contemporanei si sono allargati ad altri generi. Natsume Soseki, nume tutelare della letteratura giapponese moderna, era tra l’altro un raffinato poeta, maestro tanto nella composizione di haiku quanto in quella di liriche in cinese classico (kanshi). Akutagawa Ryonosuke, i cui racconti sono parte fondamentale del canone letterario moderno, era a sua volta un fecondo poeta di haiku. Mori gai, altro padre fondatore della letteratura moderna, era poeta, oltre che instancabile traduttore, e scrisse anche dei drammi teatrali. Così anche Tanizaki Jun’ichiro, forse lo scrittore giapponese più tradotto in Italia, o il più contemporaneo Abe Kobo, la cui corposa attività di drammaturgo si affiancava a quella narrativa.
Capace di attraversare diversi registri, Mishima ha conciliato abilmente opere concettuali con altre più spiccatamente commerciali. Quasi del tutto sconosciuta in Italia, la sua produzione teatrale, per esempio, non si limita a drammi «all’occidentale» ma comprende pièce per il teatro kabuki e rivisitazioni contemporanee di testi tradizionali del teatro no, estendendosi ai libretti d’opera, ai drammi radiofonici agli allestimenti per balletti o per spettacoli di danza contemporanea. In modo del tutto analogo, accanto a opere ormai canoniche come Confessioni di una maschera, Il padiglione d’oro o la tetralogia Il mare della fertilità, convivono romanzi e racconti considerati dallo stesso Mishima «opere minori» e rivolte a un mercato editoriale di consumo: testi a cui lo scrittore si dedicava nelle prime ore del suo lavoro notturno, per poi concentrarsi su opere più impegnative.
Destinata a Weekly Playboy, Vita in vendita partiva già condizionato dal fatto che il suo pubblico, almeno dichiaratamente, non era quello delle riviste letterarie. Tarando quindi la sua scrittura sulle esigenze del committente, Mishima costruisce un romanzo di avventura composto da brevi capitoli, adatti alla cadenza settimanale, saturi di colpi di scena. Il protagonista, Yamada Hanio, è l’incarnazione del giovane playboy: ventisettenne di successo, talentuoso copywriter di una solida agenzia pubblicitaria, lo incontriamo mentre riprende conoscenza dopo un fallito tentativo di suicidio, di cui lui stesso fatica a trovare la ragione.
Probabilmente affetto da taedium vitae, ne esce liberato dalla ripetitività quotidiana, ora più padrone della propria esistenza; Hanio decide però di venderla al miglior offerente tramite un annuncio pubblicitario. A rispondere all’inserzione sono diversi personaggi che lo coinvolgono di volta in volta in situazioni inverosimili, creando un pastiche dove si combinano elementi dei racconti di avventura, di spionaggio, erotici e persino pulp. Come si conviene alla rivista, Mishima propone inoltre al lettore un campionario femminile disparato: dalla procace ammaliatrice alla giovane hippy, dalla donna attempata con qualcosa di sfacciato, a una vampira di squisita bellezza. Tra un episodio e l’altro, tramite artifici non sempre riusciti, Hanio si avvia a una progressiva perdita del suo nichilismo, fino a rendersi geloso di quella vita che con tanta noncuranza aveva messo in vendita.
Nonostante Yourcenar
Nel suo saggio su Mishima, Marguerite Yourcenar scriveva: «dal momento che nessuna delle operine destinate al consumo corrente è mai stata tradotta, non possiamo, e a ogni modo sarebbe un lavoro alquanto ingrato, cercare in quel guazzabuglio eventuali temi meglio trattati altrove, un’immagine particolarmente nitida o radiosa, un episodio ricco di verità che potrebbe esservi capitato come per caso pur essendo fatto per restare nelle “opere vere”». A una lettura più attenta, tuttavia, Vita in vendita rivela non soltanto riferimenti ad altre opere di Mishima – la descrizione della sensuale Ruriko e dei suoi seni ricorda l’Afrodite Cnidia protagonista del racconto La dea della bellezza (Bishin, 1952), e il fatto che risieda in un condominio chiamato «Villa Borghese» ne richiama l’ambientazione romana – ma anche una certa coerenza tematica. Hanio, per esempio, compie un percorso inverso ma speculare a quello di Isao, il protagonista di A briglia sciolta (il secondo capitolo della tetralogia), pubblicato a ridosso della serializzazione di Vita in vendita: se in Isao la tensione verso la morte cresce man mano che il romanzo si svolge, in Hanio sembra invece retrocedere.
Anche se solo con un ruolo tangenziale, inoltre, la critica sociale irrompe rivolgendosi tanto alla famiglia nucleare (con la madre-vampiro che prosciuga l’energia vitale del compagno, tenuto al guinzaglio) quanto all’oziosità di una parte della gioventù contemporanea, incapace persino di impegnarsi nelle rivolte studentesche di quel periodo storico. Per quanto limitata dal format in cui è stata concepita, insomma, Vita in vendita riverbera la maestria del suo autore, come quella bigiotteria vintage la cui buona qualità si rivela al trascorrere del tempo.
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