I romagnoli, si sa, sono gente con spirito d’iniziativa e i piedi per terra. Consapevoli di non possedere il mare più bello del mondo, di avere appiattito le dune di sabbia di un tempo per creare una lunga striscia di alberghi/ristoranti/bar/negozi/bagni/locali/discoteche/lungomare ciclabile che offrono sì una montagna di divertimenti e servizi, ma hanno cancellato l’originaria natura selvaggia dei luoghi, si devono essere chiesti: come far parlare ancora di noi? Ed è così che hanno inventato una formula di vacanza-lavoro che usa il new marketing dei social network. Un tempo, i giovani che volevano raggranellare qualche soldo d’estate andavano in riviera romagnola a lavorare come camerieri, baristi, bagnini e chi lo ha fatto sa che la spiaggia, a parte i bagnini, la vedeva nei ritagli di tempo, se ne aveva ancora la forza e la voglia. L’anno scorso il distretto di Rimini ha avuto l’idea di pagare a dei giovani sotto i trent’anni una settimana di vacanza, a condizione che postassero sui social network foto e commenti dei luoghi che visitavano. Siccome è stato un successo, quest’anno replicano dal 12 luglio al 15 agosto per gli under 30 e hanno esteso l’invito a due genitori che, senza figli appresso, faranno la vacanza-lavoro dal 17 al 24 luglio all’insegna dello slogan Il lavoro più bello del mondo (www.lavoropiubellodelmondo.com).

L’intento degli organizzatori (APT Emilia Romagna, SILB che riunisce imprese d’intrattenimento di ballo e spettacolo, Confcommercio della provincia di Rimini e Black Marketing Guru) è di mostrare che la Romagna offre da divertirsi a tutti, grandi, piccoli, anziani, single, coppie e famiglie. E qui arriva la parte del lavoro. I due prescelti, ma anche le sei coppie di under 30 a settimana che seguiranno, saranno scarrozzati da mattina a sera per spiagge, locali, acqua park, discoteche, ristoranti, bar, terme e, poiché i romagnoli si rendono conto che quello è un lavoro vero e proprio con orari e appuntamenti da rispettare, lo restribuiscono pagando tremila euro per sette giorni. Per dare un’idea di come il mondo, e non solo l’Italia, si sia buttata a pesce su questa iniziativa e di quanto la strategia del marketing on line funzioni, basta dare alcuni numeri. Finora le candidature per la settimana di vacanza-lavoro sono decine di migliaia, solo dalla Cina sono arrivate 70mila email. L’anno scorso l’incremento dei turisti in riviera è stato del 5percento e gli addetti calcolano che questa iniziativa abbia contribuito per l’1 o 2percento.

Dopo che un paio di blog russi hanno dato la notizia, dalla Russia sono arrivate diecimila persone in più dell’anno precedente. Gli aspetti interessanti in tutta questa vicenda sono quattro. Il primo: a Rimini stanno costruendo la figura del post influencer, quindi non più il/la bella di turno che usa la propria avvenenza e presenza sui social per contrattare con marchi di lusso, che la pagano, una serie di post su oggetti, luoghi o prodotti, ma l’avventore medio che viene selezionato fra mille e ha il suo punto di forza proprio nel suo essere qualunque e pop. Il secondo: migliaia di persone sono disposte a trasformare la propria vita, e quindi corpi, sorrisi, volti, abitudini, gusti, relazioni, in un lavoro retribuito. Il terzo: il pagamento della prestazione social è dichiarato e diventa a tutti gli effetti un accordo economico per fornire visibilità, che è il modo contemporaneo con cui chiamiamo la pubblicità. Il quarto: a Rimini ti pagano per tutto ciò perché sanno che ci guadagnano loro, i colossi dei social lo usano, e tavolta lo rubano, per arricchire solo se stessi.

mariangela.mianiti@gmail.com