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La tv del futuro è un menù alla carta

La tv del futuro è un menù alla cartauna famiglia americana davanti a uno schermo tv, 1958

Televisione Uno dei monopoli più saldi dell’industria delle telecomunicazioni Usa viene messo a dura prova da nuovi soggetti che si muovono su web

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 30 ottobre 2015

È di qualche giorno fa l’annuncio che la compagnia di digital media Vice, con base a Brooklyn e cui fa capo l’omonimo, noto sito web, nei prossimi mesi, sta per lanciare canali televisivi negli Stati uniti e in Europa. È l’ennesima conferma del morphing sempre più fitto tra la televisione tradizionale e i contenitori e contenuti della rete che sta mettendo a dura prova uno dei monopoli più saldi dell’industria delle telecomunicazioni Usa, quello degli operatori del cavo. Oggi come oggi, in Usa, è il cavo che porta nella maggioranza degli americani sia la televisione che il collegamento a internet. Mentre l’allacciamento a internet è accessibile anche attraverso le compagnia telefoniche, e quindi si può fare una scelta, spesso l’accesso alla tv è controllato da un solo operatore via cavo per territorio.

A New York quell’operatore è Time Warner e una bolletta che combina il collegamento alla rete a un loro pacchetto medio/alto di canali tv oggi si aggira sui centocinquanta dollari al mese. Oltre a internet, la cifra garantisce l’accesso a oltre 200 canali televisivi, a una scatola di registrazione digitale e a un servizio di video on demand in cui sono archiviati quasi tutti i programmi in onda (e dove quindi si possono recuperare le puntate perse) e da cui si possono ordinare individualmente film a pagamento (a un costo tra i 6.99 e 1.99 dollari). Servizi di streaming come Netflix, Amazon o Hulu – che offrono accesso ai loro contenuti originali, vasti archivi di film e repliche delle maggiori serie televisive – non sono compresi nei pacchetti di canali di Time Warner, quindi l’utente deve prevedere una media 10 dollari al mese per servizio aggiuntivi a quello che già spende per la tv. Il gonfiarsi esponenziale dei costi e le ridondanze che emergono da questo sovrapporsi di servizi stanno progressivamente incrinando il modello tradizionale del «bundle» (e cioè quello del fastello di canali) a favore di una visione «alla carta», fatta di scelte individuali.

Forti dei rispettivi monopoli geografici, fino ad ora, gli operatori del cavo non hanno mai permesso alcuna flessibilità nella scelta dei canali. Se vuoi spendere meno ne hai di meno, ma sono sempre loro a decidere quali. Quindi chi vuole accedere alle dirette sportive di basket deve pagare anche per quelle di baseball, per le 24 di news o le serie di basic channels come FX, AMC, A&E….E viceversa. Ma la rivoluzione dei consumi che permette di personalizzare –attraverso piattaforme streaming come Netflix e Amazon- sempre di più la visione delle fiction, e in sostanza di tutto ciò che non presuppone la diretta, sta creando un grosso esodo di pubblico da operatori come Time Warner e Cablevision. In parte è sicuramente una questione generazionale – i giovani sono molto meno attaccati all’oggetto televisione, progressivamente sostituito da telefonini o tablet; in parte il venir meno della ritualità della visione che coincide con la messa in onda di un programma a favore delle binge, le indigestioni promosse da Netflix e Amazon (che mettono online intere serie allo stesso momento) ma anche dalla semplice possibilità di recuperare una puntata o un’intera serie a proprio piacimento (cosa fattibilissima anche attraverso i servizi streaming); e in parte di costi.

Perché farsi taglieggiare per 200 canali che in gran parte non guardi, se, con un allacciamento a internet e un po’ di pazienza, si può accedere a quello che si desidera vedere spendendo meno della metà? Non a caso, gli operatori del cavo stanno considerando la possibilità di istituire pacchetti di canali più ad hoc. Nel frattempo, reti ad abbonamento mensile come HBO e Showtime si sono già scollate dalla tirannia degli operatori del cavo diventando «portabili» geograficamente, grazie e uno user name o una password con cui fare il log in, come succede per Netflix, Hulu etc.

Se le reti di all news come CNN e MSNBC non hanno ancora messo in streaming la loro programmazione TV, il dibattito presidenziale democratico (sponsorizzato da CNN) si poteva vedere gratis anche online. E se uno non ha il cavo e non vuole perdere nemmeno una puntata della sua serie favorita in onda per esempio su ABC, oggi può comprarla online per poco più di un dollaro.

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