Cultura

La truffa che insegna a vivere

La truffa che insegna a vivereLa copertina del libro "Katia viaggia leggera"

Ever teen Il nuovo romanzo dello scrittore Fabrizio Silei

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 21 settembre 2013

La matematica è semplice, è la vita che è complicata. Katia cambia continuamente scuola, città, amicizie e sa che nulla è più uguale a se stesso dei numeri, radici quadrate comprese. Fa il liceo scientifico e ogni volta i nuovi professori la mettono alla prova. Ma lei conosce le sfide e le vince. Almeno in classe.

Quattordici anni di età e una geografia confusa, fatta di vagabondaggi insieme alla madre: fa lavori precari e approda sempre in diverse cittadine di provincia per abitare in appartamenti piccoli, scomodi e schifosi. È così da quando il padre le ha lasciate per un’altra donna. Bisogna arrangiarsi.

Meglio di loro lo fa però Vincenzo che arriva come una benedizione con il suo Suv, le salva da un guasto alla macchina e si «appiccica» alla loro quotidianità, trasformando quella coppia in un trio, fra regali, risate e il sogno di potercela fare. Lavora nel campo degli affari, cioè è un truffatore di quelli coi fiocchi. E, naturalmente, è in cerca di complici. Anche la vita malandrina rischia di inciampare nella solitudine e noia.

Fabrizio Silei, dopo il bel romanzo Se il diavolo porta il cappello (Salani), che narrava le acrobazie esistenziali di un bimbo reietto salvato dallo zingaro Salem, pubblica con la casa editrice San Paolo Katia viaggia leggera (pp 260, euro 16,90). Ancora una storia estrema, che nasce ai bordi della società, i cui personaggi si muovono «leggeri», appunto, per non farsi notare e rendersi invisibili nella loro fatica di vivere.

I ladri sono detestabili, dice Vincenzo, i truffatori invece dei sopraffini giustizieri e castigatori dell’avidità. Katia e sua madre entrano in un mondo deformato, ascoltano lezioni che dipingono la realtà circostante come una girandola di fregature inanellate una all’altra. Per Vincenzo, rubare è una specie di «spesa proletaria» ai danni di chi ha troppo o aspira a troppo.

Bisogna solo sapersi districare. E lo si può fare con orologi patacca, giochi di carte truccati, terreni venduti da false agenzie, una spirale inarrestabile di infrazioni alla legge e qualche pillola da ingurgitare per contrastare gli attacchi di panico. Nel frattempo, con Vincenzo che insegna a mentire per «spennare i polli», Katia vive quel senso di onnipotenza che l’adolescenza spesso umilia. Le rabbie e gli imbarazzi tipici dell’«età ingrata» subiscono uno spostamento, finiscono su un palcoscenico dove recitare con freddo contegno. Sente il suo cervello che funziona, «un ammasso di cellule grigie che avrebbero potuto condurmi dovunque io volessi». Scopre pure un cuore che batte, innamorandosi di un compagno di scuola, a Palermo.

Mai giocare col fuoco però o confrontarsi con missionari e francescani che si incontrano sul proprio sentiero, accendendo fiammelle di etica. Katia, diventata un cagnolino addestrato, avverte che la sua vita vera se ne va, come una emorragia. Al suo posto, arriva una ragazza malata, colpita da un morbo raro che necessita di donazioni private per potersi curare. È la «grande truffa» da mettere in scena fino a rimanerci intrappolati dentro, la stessa che concederà una meravigliosa possibilità di riscatto.

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