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La transizione energetica sarà una rivoluzione. Come il rock

La transizione energetica verso le rinnovabili è come il rock. Per la precisione, il progressive rock anni ’60-’70. Stessa carica sovversiva, identici allarmi sulla necessità di cambiamento. In Energia per […]

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 28 gennaio 2021

La transizione energetica verso le rinnovabili è come il rock. Per la precisione, il progressive rock anni ’60-’70. Stessa carica sovversiva, identici allarmi sulla necessità di cambiamento. In Energia per la gente, Livio De Santoli, prorettore per le Politiche energetiche alla Sapienza, direttore del Master Sems (Strategy Energy Management Systems) e firma di questo giornale, ci accompagna nei meccanismi della transizione energetica con i testi – profetici – dei miti del prog rock. Capitolo dopo capitolo, si snoda un inedito parallelismo tra la rivoluzione musicale e la rivoluzione energetica.

È SCRITTO ANCHE sulla copertina che «sono rari i momenti nella storia dell’uomo in cui una generazione ha la possibilità di cambiare il mondo. Noi stiamo vivendo quel momento», come la generazione progressive. Cambiare il mondo oggi, e salvarlo dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento, significa ripensare l’energia, il modo di produrla e distribuirla perché diventi non solo pulita e inoffensiva (quante guerre ci sono state per il petrolio?), ma anche accessibile a tutti.

ENERGIA MAGISTRA VITAE, dice De Santoli: «La verità è che le leggi che regolano le trasformazioni dell’energia indicano quali sono i limiti dell’uomo nello sfruttamento delle risorse naturali e, se non rispettate, hanno l’effetto di indebolire un sistema (una civiltà) fino a conseguenze irreversibili». Quindi l’energia a cui vogliamo tendere è diversa da quella che conosciamo, non solo perché prodotta per lo più con sole, acqua e vento, a costo marginale zero, ma perché «prevede la partecipazione degli individui e non la loro esclusione, un’energia caratterizzata da comunità e da fonti rinnovabili, e che, permettendoci di eliminare le nostre paure, consenta di assicurare libertà e democrazia. Una energia democratica».

COME ARRIVARCI? La sfida non è più solo tecnologica (quasi vinta) né economica, ma politica («il quadro politico dominante è ostile alle caratteristiche di una transizione energetica coerente») e culturale. Serve niente meno che un nuovo umanesimo. L’essere umano torna al centro del sistema, di cui riconosce i limiti, se torna ad occuparsi di energia, se si responsabilizza e partecipa in prima persona alla sfida energetica, se accresce la propria consapevolezza dei consumi per «acquisire il concetto di valore dell’energia, cosa sempre preclusa alla maggior parte delle persone negli ultimi cento anni».

SERVIRANNO DUNQUE dispositivi normativi trasparenti e semplificati e quella digitalizzazione tanto invocata che «favorisce la produzione rinnovabile, permette una distribuzione mirata al momento giusto, nel posto giusto e al costo più basso. La digitalizzazione può aiutare una diffusione più capillare nella distribuzione dell’energia, anche per persone che ancora non ne hanno accesso», ovvero 1 miliardo, mentre altri 3 dipendono ancora da legno, carbone o concime animale.

DIECI ANNI FA DE SANTOLI pubblicava un testo sulle comunità dell’energia: ora che sono possibili e per di più incentivate, siamo all’ultimo miglio: costruire le comunità che l’energia possono produrla da sé con risorse abbondanti e gratuite e con «accesso aperto, struttura a rete con maglie e nodi, diffusione territoriale, assenza di figure egemoni, ruolo attivo (di produzione) oltre che passivo (di consumo) per ogni singolo nodo, ogni singolo individuo. E democrazia per un accesso sicuro per tutti».

IN UN PAESE COME IL NOSTRO dove l’energia costa il 15-20% in più del valore medio europeo, De Santoli solleva la questione della povertà energetica, tema ancora troppo poco noto e dibattuto: secondo l’osservatorio Epov in Italia il 16% delle persone non riesce a scaldare adeguatamente la propria abitazione, contro una media europea dell’8,7%. La lotta alla povertà energetica, per De Santoli, si combatte con imposte di scopo, come la carbon tax.

NEL SUO VIAGGIO nell’energia-bene comune, De Santoli non trascura il tema della ricerca, che dovrebbe essere sempre più transdisciplinare, e della istruzione che vede affiancate le competenze tecnico-normative a quelle collaborative, del pensiero critico, della gestione dell’emergenza e persino dell’incertezza. Nell’attesa che l’idrogeno, domani, vinca definitivamente sul carbonio.

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