La tivù e la poltrona assassina
Habemus Corpus Quando hanno riaperto gli occhi, "Maigret e il chierichetto", titolo dell’episodio, era già finito
Habemus Corpus Quando hanno riaperto gli occhi, "Maigret e il chierichetto", titolo dell’episodio, era già finito
I bar mi piacciono anche perché puoi orecchiare conversazioni. Sedute accanto a me, una domenica mattina, due amiche parlano di arredamento e televisione. L’ora è presta, la sala vuota, l’acustica buona e il loro dialogo mi arriva come su un piatto d’argento, situazione ideale per una ladra di storie. La prima dice che finalmente lei e il marito si sono liberati di un divanetto fine ottocento che era stato regalato a lui da una ex. Era un dono un po’ avvelenato perché lo schienale in noce intagliato era basso e ti segava la schiena a metà, la seduta era bitorzoluta, i braccioli troppo diritti e, insomma, in qualunque posa ti ci mettessi il corpo non riusciva mai a pacificarsi.
Finalmente, dopo due anni che cercavano di rifilarlo a qualcuno, hanno deciso di metterlo in vendita online per 50 euro e nel giro di due pomeriggi il divano ha reso felice la proprietaria di una mansarda che lo usa in ingresso per cambiarsi le scarpe.
A quel punto la coppia aveva bisogno di una nuova seduta e ha optato per due poltrone che da decenni sono uno dei pezzi più venduti da una nota catena svedese. «Sai – ha detto la signora – ne avevamo già una nello studio e sono comodissime. Però adesso abbiamo un altro problema».
«Ah sì? E quale?» ha prontamente domandato l’amica.
Il risultato è il seguente. Quando lei e il marito vi si siedono la sera per guardare un film alla tivù, le poltrone sono così accoglienti che i due si addormentano. Sabato sera, per esempio, hanno optato per un Maigret, la serie in onda su TopCrime interpretata da Bruno Cremer e che, dati i 54 episodi ispirati ai relativi romanzi di Simenon, può andare avanti per un anno intero e che continua ad avere estimatori anche se è stata girata fra il 1991 e il 2005. Conosco gente, per dire, che continua a guardare Montalbano/Zingaretti anche se lo sa a memoria. Sospetto che questo fenomeno abbia molto a che fare con l’idea dell’usato sicuro: lo si conosce, dà certezze, permette di evitare l’angoscia del presente, la violenza dei film d’azione, la stupidera di certi film sentimentali, la paura per il futuro insita nel genere catastrofico.
«Senonché – si lamenta la mia vicina di tavolo – se ti addormenti guardando un giallo ti senti un po’ stupido perché arrivi alla fine e non sai chi è l’assassino. E poi c’è tutta quella odiosa pubblicità invadente e che interrompe a casaccio. Io tolgo l’audio appena comincia.
Fino a sabato scorso l’assopimento della coppia era sopportabile perché i due si addormentavano a scacchiera o in sequenza per cui , quando capitava, uno poteva dire all’altra che cosa era successo durante il pisolino. Con l’ultima puntata, però, è successo che si sono addormentati in contemporanea e quando hanno riaperto gli occhi Maigret e il chierichetto, titolo dell’episodio, era già finito.
Lei si è lamentata con lui dicendo che non poteva dormire nel suo stesso momento, lui ha replicato che mica si può tenere a bada il sonno con la volontà, che molto probabilmente era colpa dell’episodio poco avvincente ma, soprattutto, che di sicuro la responsabilità era anche di quelle poltrone troppo comode. L’amica, a quel punto, ha detto: «E allora che fai? Ti riprendi il divano della ex?».
«Non ci penso nemmeno – ha replicato la signora – però una soluzione la dobbiamo trovare perché odio addormentarmi davanti alla televisione».
Ecco le sue opzioni, secondo lei. O smettiamo di guardare la tivù se non c’è nulla che ci interessa davvero, o la teniamo spenta se siamo troppo stanchi, o usciamo e andiamo al cinema. Suggerirei di scegliere con cura anche i film in sala perché pure lì esistono quelli che dormono.
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