La Terra al collasso e i lombrichi panacea per tutti i mali
Scaffale La crisi ecologica nel romanzo «Humus» di Gaspard Koenig per Neri Pozza
Scaffale La crisi ecologica nel romanzo «Humus» di Gaspard Koenig per Neri Pozza
Neri Pozza consegna alle stampe Humus di Gaspard Koenig (pp. 448, euro 26), scrittore e filosofo, inventore dieci anni orsono di GenerationLibre (gruppo di più o meno liberi pensatori che analizzano i confini della «libertà»), è autore di una dozzina di pubblicazioni, insegna nell’università francese e scrive su riviste, insomma il classico profilo dello scrittore accademico. L’anno scorso ha pubblicato Humus, finalista al Goncourt e vincitore del Premio Giono.
In copertina sibillamente compare la scritta «Il primo romanzo della rivolta della Terra», cosa che fa sorridere perché di storie che raccontano, in vario modo, la terra che si ribella agli umani, ora in veste dei semi oppure in veste delle piante, degli animali, dei mari, dei climi, di certo non mancano. Senza parlare di cinema, fumetti e arte.
TUTTO PARTE dal lumbricus terrestris, il comune vermicello da orto, quella creaturina poco graziosa – ma qui le opinioni potrebbero differire – che si allunga nel pezzo di terra appena vangato, nella zolla rovesciata e scura prima che il rastrello possa pareggiare il terreno e consentirci di seminare.
Il mondo è al collasso, tanto per cambiare, e due tizi, uno colto istruito e adeguatamente compiaciuto, Arthur, con tutte le erre arrotanti, e un figlio del popolo, Kevin, tengono una conferenza, una delle tante dove ad ascoltarli sono in pochi e pure annoiati. Loro due hanno capito, mentre il resto del mondo non ancora, che l’unica chance o una delle poche chance che l’umanità ha per far tornare il suolo fertile e digerire le montagne di rifiuti che ammorbano il pianeta, è rappresentata dai vermi. Tra l’altro, scopriamo che i vermi costituiscono la più grande biomassa terrestre animale, pesano molto più dell’intera umanità, sebbene poca cosa rispetto ai vegetali e agli alberi.
I NOSTRI PERSONAGGI vivono le loro esistenze, chi in modo solitario, chi tra modelli conformisti e chi invece nella libera scelta di fare sesso e di amare chi capita di volta in volta, e poi, vogliamo non avere un coprotagonista pansessuale? I due, coadiuvati da vari personaggi, tra i quali spicca la volitiva Philippine, cercheranno sostenitori per le loro idee, finanziatori e divulgatori, e questo viaggio nella composita società futuribile crea ovviamente situazioni paradossali. Non mancano le figure involontariamente comiche, ad esempio fa la sua buona figura un tizio in età matura che Kevin ribattezza il Buddha, poiché grassoccio, li riceve in meditazione e porta la testa rasata, acquirente compulsivo di terra che reputa l’oro del futuro.
PIÙ CHE UNA TRAMA il romanzo offre una serie di scene, scritte con velocità e dialoghi smaglianti. La scrittura consapevole e brillante di Koenig in sostanza ci informa di quante buone idee l’autore sia portatore, dalla scienza alla filosofia, attraversando tutta una sfilza di esemplari umani tipici dei nostri giorni, soprattutto eco-ansiosi di vario grado e nuovi imprenditori che mischiano business e teorie green alla moda.
Nonostante tutto questo caleidoscopio di buone e modernissime intuizioni – ad esempio «i lombrichi sono faraoni ciechi…», non ci dà da pensare? – il romanzo sembra mancare la presa. Cosa ci vuol dire, che la nostra specie rischia l’estinzione per stupidità e avarizia? Quanti romanzi potranno ancora trovare editore e vincere premi autorevoli e finire a trasformarsi in quel che paradossalmente volevano essere fin dal principio, ovvero sceneggiature di serie televisive o film? Leggendo Humus pare di essere al cinema, o sul proprio divano di casa pronti a vedere quale attore sia stato scelto per interpretare quel dato ruolo.
UN ASPETTO POSITIVO del romanzo non sta tanto nelle notizie scientifiche e commerciali, indubbiamente valide, ma nel fatto che si evidenzia come uno dei modelli della letteratura dei nostri giorni sia inequivocabilmente Philip K. Dick, qui in ombra in ogni singola trovata, col suo bailamme di figure assurde e salti temporali, invenzioni, capovolgimento di senso e umanità infrante. Ma, senza la sua carica ossessiva, senza la sua innata abilità e «vertiginosità» linguistica, qui soltanto abbozzata. D’altronde, Dick scriveva romanzi, oggi spesso si scrivono sceneggiature romanzate, seppur ben informate e documentate come questa.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento