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La «sussidiarietà» di Renzi

La «sussidiarietà» di RenziIl ministro del Lavoro, Welfare e Terzo settore Giuliano Poletti

Terzo settore Servizio civile e 5 per 1000, la riforma che volevano le associazioni. Alle linee guida ha lavorato Edoardo Patriarca, ex presidente dell’Agenzia tagliata dal governo Monti

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 14 maggio 2014

È la riforma che chiedevano le associazioni: servizio civile aperto anche agli immigrati, potenziamento del 5 per mille ed eliminazione del tetto di spesa, la creazione di un’authority del terzo settore. In un colpo solo il governo Renzi riconsegna il welfare alle organizzazioni del privato sociale – il premier lo definisce «welfare partecipativo», un misto tra il servizio civile ante-abolizione della leva e la sussidiarietà formigoniana che tanto piace a Cl e a molte organizzazioni del privato sociale cattolico – e incassa il sostegno del terzo settore, che ha contribuito materialmente alla stesura delle linee guida attraverso alcuni parlamentari “amici” quali Edoardo Patriarca, senatore Pd e presidente del Centro nazionale per il volontariato. Un colpo ben assestato, in piena campagna elettorale, che fa seguito al lavoro svolto dal ministro Giuliano Poletti – diventato un punto di riferimento per le associazioni – fin dal suo insediamento. Non a caso le linee guida sono state presentate ieri, alla vigilia delle elezioni, mentre la legge delega vera e propria è prevista per il prossimo 27 giugno.
È dall’abolizione della leva obbligatoria, infatti, che il terzo settore soffriva di una crisi di “militanza”, sia pure forzata, che rendeva più difficile gestire progetti di volontariato e di assistenza. Ma nella riforma non c’è solo questo, anche se le linee guida di Palazzo Chigi prevedono infatti Servizio civile universale aperto a 100 mila giovani, nel primo anno, della durata di otto mesi, prorogabili per quattro. Una «opportunità di servizio alla comunità e un primo approccio all’inserimento professionale», per Matteo Renzi.
La riforma viene incontro, infatti, alle richieste di agevolazioni fiscali e all’idea di potenziare la sussidiarietà, cavallo di battaglia di Comunione e liberazione e di una parte del solidarismo cattolico. Che vuol dire, tradotto in uno slogan, meno Stato, più privato sociale. Per quanto riguarda il primo aspetto, è previsto il potenziamento del 5 per mille, con l’eliminazione del tetto massimo di spesa «onde evitare che esso si riveli in realtà 4 per mille o anche meno». Inoltre, ci sarà un riordino delle forme di fiscalità di vantaggio, l’obbligo per i beneficiari del 5 per mille di pubblicare on line i bilanci e la semplificazione delle procedure amministrative in modo da «superare gli attuali tempi di erogazione delle quote spettanti», un toccasana quest’ultimo per le casse delle associazioni.
Per quanto riguarda il welfare, è prevista la sperimentazione di un «voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia», mentre sarà definito un trattamento di favore per «titoli finanziari etici», al fine di incentivare gli investimenti dei cittadini nella finanza etica. Infine, il terzo settore sarà maggiormente coinvolto nella gestione dei beni confiscati alle mafie: i criteri con i quali essi vengono concessi in comodato d’uso saranno rivisti.
Per Renzi la riforma si propone, oltre alla costruzione di un nuovo welfare, di «valorizzare lo straordinario potenziale di crescita e di occupazione insito nell’economia sociale e nelle attività svolte dal terzo settore» e di «premiare con adeguati incentivi e strumenti di sostegno tutti i comportamenti donativi dei cittadini e delle imprese».
Il Forum del terzo settore da giorni scalpitava per l’annuncio in arrivo. Il portavoce Pietro Barbieri commenta entusiasta: «È un testo nel quale ci riconosciamo e al quale abbiamo attivamente e costruttivamente contribuito. Nel documento sono presenti i nostri principi ispiratori, la valorizzazione della sussidiarietà verticale e orizzontale e dell’economia sociale, la costruzione di un welfare partecipativo, l’incentivo alla partecipazione, alla donazione e alla prosocialità». Anche l’economista Stefano Zamagni, ultimo presidente dell’Agenzia per il terzo settore prima che essa fosse tagliata due anni fa dal governo Monti, si spertica in elogi: «Renzi ha fatto quello che nessun altro governo ha mai fatto». Facendo capire a chi ha strizzato l’occhio il premier con questa riforma.

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