La stregoneria e le sue fonti
MEDIOEVO A proposito dell’edizione critica del «Formicarius», di Jean Nider a cura di Catherine Chêne. Insieme al «Malleus Maleficarum», l’opera ora editata è riferimento cruciale del Quattrocento. Il trattato, finora noto per antiche copie a stampa, si muove all’interno di un progetto di riforma sociale integrale della società, portato avanti da alcuni Ordini religiosi del XV secolo
MEDIOEVO A proposito dell’edizione critica del «Formicarius», di Jean Nider a cura di Catherine Chêne. Insieme al «Malleus Maleficarum», l’opera ora editata è riferimento cruciale del Quattrocento. Il trattato, finora noto per antiche copie a stampa, si muove all’interno di un progetto di riforma sociale integrale della società, portato avanti da alcuni Ordini religiosi del XV secolo
Nel 1989 Carlo Ginzburg scriveva a proposito del Formicarius, opera del frate predicatore Jean Nider, che si trattava di un testo, nell’ambito della storia della stregoneria, più citato che analizzato. Da allora molta strada è stata fatta per comprendere meglio uno dei trattati in materia più importanti del Quattrocento, il secolo che si sarebbe chiuso con il sigillo del Malleus maleficarum, opera di un altro frate domenicano, Heinrich Kramer. Durante questo periodo si gettarono le basi per il fenomeno della caccia alle streghe; ne scrivevano i trattatisti, ma nel frattempo si accendevano anche i primi roghi in giro per l’Europa. Fra quanti si sono occupati di questo trattato negli ultimi decenni ci sono lo storico americano Michael Bailey e soprattutto un gruppo di ricerca attivo intorno all’Università di Losanna, fondato anni orsono da Agostino Paravicini Bagliani, che ha molto contribuito a indagare l’ampiezza della caccia alle streghe in una delle zone chiave per il suo inizio, ossia la Svizzera romanda.
DAGLI ATTI di numerosi processi che ebbero luogo intorno alla metà del XV secolo nel Vaud, emerge con forte evidenza il legame esistente tra le accuse di eresia, quali si erano conosciute nei secoli precedenti in queste stesse terre a carico dei valdesi, e quelle di stregoneria: sono gli stessi giudici a porre un nesso tra i due fenomeni.
Nella Svizzera romanda le prime «cacce» perseguivano soggetti di sesso maschile, e non donne, come accadrà più spesso in seguito, al punto da spingerci a parlare di stregoneria come di un fenomeno quasi esclusivamente «al femminile». Anche questo dato rafforza la convinzione che vi sia un rapporto, almeno in certe regioni, tra la repressione dei gruppi ereticali – che infatti avevano una componente maschile più consistente di quella femminile – e la caccia alle streghe.
Da segnalare anche la precoce trattatistica sul tema, incluso appunto il Formicarius di Nider. L’aspetto politico non va poi trascurato: siamo in presenza della costruzione di poteri accentrati, come quello dei Savoia, in un’area prima frammentata, con una paura costante di ribellioni, peraltro all’ordine del giorno nell’Europa del tempo.
Fra le storiche egli storici che fanno parte del gruppo di ricerca di Losanna, Catherine Chène aveva dedicato già diversi saggi a Nider, e adesso ha dato alle stampe una mastodontica opera destinata a cambiare per sempre lo stato delle conoscenze sul Formicarius (Le Formicarius de Jean Nider O.P. († 1438). La société chrétienne au miroir de l’Observance. Volume 1. Tradition, sources, enseignements. Volume 2. Édition et traduction. SISMEL – Edizioni del Galluzzo, pp. X-702; V-1137, euro 190,00).
LA STUDIOSA pubblica infatti l’edizione critica completa del trattato, finora conosciuto attraverso antiche copie a stampa, corredata da una traduzione in francese. Il testo occupa un secondo, corposo volume, ma è accompagnato da un primo libro che accoglie uno studio dettagliato, di straordinaria importanza per ampliare le nostre conoscenze in un’epoca che sappiamo essere stata importante nella genesi del fenomeno, ma per la quale ancora tanto lavoro resta da fare. Poter leggere finalmente il Formicarius in una edizione di pregio è importante dal momento che, mentre il Malleus sarà dedicato esclusivamente al tema stregonico, con un’insistenza che mostra a tratti segni di patologica ossessione, con Nider ci muoviamo molto più chiaramente all’interno di un progetto di riforma sociale integrale della società, portato avanti da alcuni Ordini religiosi del XV secolo, all’indomani della grande crisi che aveva colpito l’Europa: da quella epidemica alla frattura religiosa dello scisma all’interno della Chiesa, ai prodromi della riforma che si avvertono nei diversi movimenti tacciati di eresia.
CERTAMENTE, mole e costo dell’operazione non fanno di questi due volumi un acquisto alla portata di tutti; per contro, dal punto di vista culturale la sua importanza è straordinaria, così come è straordinario che trovi posto nella Micrologus Library, prestigiosa collezione di un editore (che è poi molto più ampiamente una società di studi) che ha sede in Italia. È il caso di segnalarlo perché su questi temi anche da noi cresce finalmente l’interesse e dunque una produzione scientifica degna di nota.
Nella stessa ottica vale la pena menzionare il bel volume di studi curato da due ricercatori italiani, che invece esce per un editore di Budapest: Becoming a Witch. Women and Magic in Europe during the Middle Ages and Beyond (a cura di Andrea Maraschi e Angelica Aurora Montanari, Trivent, pp. 314, euro 51), undici saggi in inglese che toccano il tema dei rapporti di genere nella concezione della stregoneria rinascimentale.
Anche qui l’attenzione è alla genesi o comunque alle manifestazioni precoci del fenomeno stregonico e della caccia, con attenzione specifica all’elemento femminile, alle sue conoscenze, alla sua sessualità, insomma a tutti quegli elementi che entrano nel discorso della trattatistica del tempo; nonché ai temi della repressione attraverso l’applicazione del diritto e dell’educazione attraverso la predicazione.
ANCHE QUI emerge il tema della riforma avvertita come necessaria per sanare gli scompensi della società che, indebolita, soggiace alle tentazioni del Maligno. Invece di fare come le sagge formiche di Proverbi, 6, 6-8 – le quali ispirano il titolo del Formicarius e il nome di uno dei sui personaggi, il Pigro – che assurgono a metafora di una societas christianorum perfettamente funzionante, contro quella disfunzionale che si ha dinanzi: «Va’, pigro, alla formica; considera il suo fare, e diventa saggio. Essa non ha né capo, né sorvegliante, né padrone; prepara il suo cibo nell’estate, e raduna il suo mangiare durante la raccolta».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento