Ieri le agenzie kurde aggiornavano di ora in ora l’inquietante elenco dei parlamentari dell’Hdp arrestati. A Diyarbakir, capoluogo simbolico del Kurdistan, città distrutta dalla violenza della repressione governativa, il clima è di profondo dolore. Murad Akincilar, direttore dell’Istituto di ricerca politica e sociale, al telefono non nasconde l’angoscia: «Forse voi avete più informazioni di noi. Qui non abbiamo internet, i telefoni non funzionano, le strade sono chiuse. Non sappiamo neppure quante persone abbiano perso la vita stamattina. Alla stampa è vietato coprire quanto accaduto, ma sembra che il numero sia molto più alto di quanto dichiarato ufficialmente». «Abbiamo di fronte...