La strage della riapertura post-covid: altri cinque morti del lavoro
Il caso Schiacciati, falciati, soffocati, caduti. In Italia la riapertura del capitalismo dopo la pandemia è una strage di lavoratori, morti in omicidi bianchi e incidenti
Il caso Schiacciati, falciati, soffocati, caduti. In Italia la riapertura del capitalismo dopo la pandemia è una strage di lavoratori, morti in omicidi bianchi e incidenti
Mentre si promettono da anni, senza riscontri né miglioramenti tangibili, nuove politiche della prevenzione, della sicurezza, altre assunzioni all’ispettorato del lavoro, continua la strage senza fine dei lavoratori in tutta Italia. Solo ieri cinque persone sono state uccise in diversi incidenti tremendi che lasciano senza parole anche per la loro crudeltà e violenza.
A Leffe in provincia di Bergamo Bruno Bardi, autotrasportatore di 59 anni della Codognotto Italia Spa di Salgareda, in provincia di Treviso, ha aperto il portellone posteriore del tir e sganciato le cinghie che trattenevano il carico. È morto travolto da cinque tonnellate di imballi in plastica riciclata. La sua testa e il suo torace sono stati schiacciati dal peso della merce. Dall’inizio dell’anno solo la bergamasca ci sono stati già sei morti sul lavoro.
Altri due lavoratori sono soffocati in una cisterna mentre operavano in un’azienda vitivinicola delle Langhe cuneesi, la Fratelli Martini di Cossano Belbo. Gianni Messa, 58enne di Pocapaglia (Cuneo), addetto alla cantina e responsabile della sicurezza, e Gerardo Lovisi, operaio 45enne di Nizza Monferrato (Asti), erano impegnati nella bonifica con l’azoto gassoso di una cisterna. Sembra che stavano cercando di recuperare un attrezzo caduto, si sono introdotti uno dopo l’altro nella cisterna e sono svenuti. Estratti dai vigili del fuoco, i tentativi di rianimarli sono stati inutili. La Procura di Asti ha aperto una inchiesta.
Fabio Rovere, agricoltore di 48 anni, è stato falciato dalla fresa del suo trattore che si è ribaltato in una frazione di Pieve di Teco in Liguria. Il lavoratore possedeva un allevamento a San Bernardo di Conio. Operava anche a Pieve di Teco dove aveva una stalla che affittava e una campagna che curava con molta passione, secondo le testimonianze raccolte. Ieri è anche morto l’operaio di 59 anni ricoverato da lunedì scorso all’ospedale Torrette di Ancona per le ferite riportate cadendo nello stabilimento Scandolara di Ascoli Piceno.
Questa è una «strage senza fine» sostengono Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Cuneo che invitano «tutti i livelli istituzionali a rispondere di quanto sta accadendo». a sicurezza sul lavoro diventa dunque una «vera emergenza sociale», che richiede interventi mirati e tempestivi. «In tutti i luoghi di lavoro devono essere applicate e rispettate le misure normative e contrattuali previste, altrimenti non si può più parlare di ‘incidenti sul lavorò, ma di una strage consapevole che ha dei responsabili – dicono i rappresentanti dei lavoratori -. Non possono più bastare le dichiarazioni di buone intenzioni e gli appelli, chi è demandato ad intervenire, deve farlo!».
«Pochi giorni fa abbiamo chiesto di intervenire con decisione per fermare la strage infinita di morti sul lavoro che, purtroppo, sta caratterizzando la “riapertura” del paese dopo la pandemia – sostiene il segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza – Queste sono morti assurde. Il governo dia un segnale forte in materia di sicurezza sul lavoro, tra le più avanzate in Europa, e la faccia applicare «senza se e senza ma».
«La sicurezza non è solo una questione di indagini penali e ispezioni ma innanzitutto di politica economica e del lavoro» sostiene il presidente nazionale dell’Anmil Zoello Forni.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento