La strada per limitare le armi è lunga, ma abbiamo fatto un piccolo passo
Commenti Le ragioni di chi oggi manifesterà contro l’European Outdoor Show e di chi, avendo ottenuto una limitazione dell’esposizione e un Codice etico, non lo farà
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L’acronimo sta per European Outdoor Show. Eos è una mostra degli strumenti ed accessori per la caccia, la pesca, il tiro sportivo, la nautica e gli sport con gare all’aria aperta, outdoor. Questa del 2024 è la terza edizione: Eos srl ha firmato un contratto per cinque anni con l’Ente Veronafiere, di cui il Comune è socio di maggioranza. L’anno scorso la mostra è stata un successo di pubblico: più di 37mila presenze, per 60mila metri quadri di esposizione con 350 stand, in 5 padiglioni.
Nelle due edizioni precedenti, la fiera comprendeva anche il settore della «difesa personale», oggetto principale della contestazione delle nostre associazioni, quest’anno escluso dal Codice etico.
Il tema di fondo sulle troppe armi in circolazione resta aperto. In Italia è facile avere la licenza di porto d’armi e il nulla osta per l’acquisto: basta essere incensurati, avere un certificato medico che attesti la salute fisica e mentale e aver frequentato un corso al tiro a segno. Con il nulla osta si possono acquistare e detenere in casa fino a tre pistole, 12 fucili semiautomatici e numero illimitato di fucili da caccia. Circa 650mila persone hanno la licenza di caccia, 600mila quella per tiro sportivo, 12mila hanno il porto d’armi per difesa personale e sono 50mila le guardie giurate. Poi, forse, oltre un milione hanno il nulla osta per avere un’arma (che per legge non dovrebbero portare per strada), ma su questo manca da anni un’informazione precisa del Viminale.
Questa volta, però, siamo noi pacifisti a registrare più di punto a favore. Dopo due anni di lavoro ai fianchi, di denunce e di proposte, possiamo dire di aver ottenuto un discreto risultato: la “fiera delle armi” si presenta, come deve essere, circoscritta solo agli ambiti venatorio e sportivo.
Risultato ottenuto grazie al costante dialogo che le associazioni Rete italiana pace e disarmo, Osservatorio permanente armi leggere e Movimento nonviolento hanno potuto avere con l’amministrazione scaligera di centrosinistra, guidata dal sindaco Damiano Tommasi: dialogo che negli anni precedenti, quando la città era governata dal centrodestra, si era tentato, ma le porte erano rimaste chiuse.
Tra le armi che saranno esposte alla Fiera di Verona figurano anche armi che possono essere utilizzate per la difesa personale e abitativa: questo è un problema che, però, va ricondotto alla normativa nazionale secondo la quale gran parte delle armi semiautomatiche, in particolare le pistole, in quanto «armi comuni da sparo», possono essere regolarmente detenute sia per la difesa personale sia per il tiro sportivo. Ma un conto è l’uso di queste pistole al poligono di tiro, altro è fare una fiera per incentivare a tenere la pistola sul comodino, con tanto di convegni ed «esperti» intenti a spiegare che gli omicidi e i femminicidi con armi detenute legalmente, tutto sommato, sarebbero pochi e che i legali detentori di armi sarebbero persone altamente affidabili. Nascondendo ovviamente che sono responsabili di una quarantina di omicidi all’anno, più di tre al mese: esempi drammatici avvenuti negli ultimi giorni, il duplice femminicidio di Cisterna di Latina, madre e sorella dell’ex fidanzata, con arma d’ordinanza del finanziare e l’omicidio/suicidio di Avellino, figlia disabile e padre con porto d’armi. Negli ultimi venti anni queste fiere sono state un vero luna park soprattutto per i ragazzini a caccia di fucili e pistole semiautomatiche da imbracciare e con cui farsi fotografare.
Non sappiamo ancora se all’inaugurazione di Eos, che apre i battenti domani, parteciperanno rappresentanti politici nazionali. Ma l’aver concentrato la fiera sul settore sportivo, venatorio e della pesca, rende sicuramente l’evento di minor interesse soprattutto per quei politici che negli anni passati (l’anno scorso a Verona venne il ministro Lollobrigida, a Vicenza Salvini si fece fotografare più volte con il fucile in mano) non hanno perso occasione di presentarsi a simili eventi per propagandare le proprie idee riguardo alla sicurezza pubblica, alla detenzione di armi e alla legittima difesa.
La goccia che l’anno scorso ha fatto traboccare il vaso è stata versata dal consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Joe Formaggio, che pensava di fare il provocatore facendosi fotografare con un mitra in mano, dimostrando che di quella fiera non gli interessavano ami da trote, torce da campeggio, scarpe da trekking, ma le armi da difesa personale, status symbol di una mentalità che non ci stancheremo di contrastare.
Dopo il risultato ottenuto a Verona la strada è ancora lunga per fare chiarezza su un settore opaco e controverso.
* Analista Opal
** Presidente del Movimento nonviolento ed esecutivo Rete pace e disarmo
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