Positano si arriva dal basso, via mare, e dall’alto, percorrendo la carrozzabile ‘Amalfitana’ stretta e tortuosa che richiede guida esperta. Lamberti Sorrentino, già corrispondente dai fronti di guerra per vari quotidiani, è giornalista di punta del settimanale Epoca in edicola da appena un anno. Nell’estate del 1951 viene inviato in Costiera per un reportage su un progetto ambizioso che fa discutere. Il comune di Positano ha in agenda una strada a più corsie del costo di 200 milioni di lire, una cifra altissima, per consentire la discesa delle automobili dalla panoramica ‘Amalfitana’ (classificata strada statale nel 1953) fino al mare. Fino al mare?, si chiede basito Sorrentino. Il nuovo tracciato sfigurerà Positano, che si estende in senso verticale, e ne pregiudicherà la tranquillità di borgo marinaro nel quale le scale, parte integrante dell’abitato, rappresentano l’elemento costruttivo peculiare. Sono le scale a livellare le differenze e a compiere la selezione dei viaggiatori: restano solo quelli che per fruire della bellezza e dell’atmosfera rilassante del luogo pagano pegno nel salire e scendere i gradini coi quali di continuo s’imbattono. Addio riserbo e discrezione se verrà permesso di fare arrivare chiassose comitive su macchinoni tirati a lucido fin sul mare. Le comitive dei nuovi ricchi, che vestono camicie hawaiane e vanno in giro con pappagalli del Brasile al guinzaglio, farebbero aumentare di certo le presenze per la gioia degli albergatori e già qualcuno «’ncasa, come si dice qui, esagera. Un dito di whisky quattrocento lire, a Positano, è caro».

C’era ancora la guerra, nel 1944, e il marchese Paolo Sersale napoletano di nascita diventa sindaco di Positano. Sersale si fa ben volere da tutti, visitatori e soprattutto positanesi. È a lui che devono l’arrivo dell’acqua corrente nel pittoresco paese della Costiera. Il sindaco e i suoi due fratelli, nello stesso ’51, aprono l’hotel Sirenuse il cui fabbricato, già Villa Giulietta, era la residenza estiva dell’antica famiglia Sersale. A Positano le estati trascorrono nella quiete e nella semplicità. L’unico ritrovo è la ‘Buca’, la Buca di Bacco, dove si balla al suono di un grammofono e, tardi che si faccia, la chiusura è fissata a mezzanotte. Soltanto per ricevimenti di riguardo, piuttosto rari, si consente di fare l’alba. Carlino Cinque è un albergatore raffinato incline al buon vivere e all’ospitalità; si vanta di non avere installato il telefono nel Miramare di cui è proprietario e direttore per proteggere la riservatezza della clientela, costituita in prevalenza da stranieri con spiccati interessi culturali, che ha elevato Positano a rifugio esistenziale. Su di esso incombe la cantierizzazione della rotabile, famigerato progetto di una strada che andrebbe a lambire la linea del mare.