Il 25 aprile 1945 Mussolini venne immortalato insieme al capo scorta delle Ss, il tenente Fritz Birzer, mentre abbandona di gran fretta la prefettura di Corso Monforte, a Milano, diretto verso Como. Fu quella l’ultima foto che ritrae il Duce vivo. Ciò che avvenne in seguito è un po’ storia e un po’ leggenda. Perché esistono versioni discordanti su come esattamente venne giustiziato il dittatore fascista insieme alla sua amante Claretta Petacci (la versione ufficiale che Renzo De Felice chiamava «vulgata» parla di una vera e propria esecuzione pubblica formale avvenuta a colpi di arma da fuoco il 28 aprile 1945 sul muro di cinta di una villa privata sita in località Giulino di Mezzegra, sulla riva sinistra del lago di Como; altre versioni sostengono la tesi che sia stato ammazzato alla svelta, senza troppi formalismi), e su come vennero trasportati i loro corpi fino a piazzale Loreto dove i due cadaveri vennero esposti al pubblico disprezzo (e poi sottratti, issandoli per i piedi al linciaggio).

NON C’È INVECE alcun dubbio su chi abbia eseguito l’ordine impartito dal Clnai (Comitato di liberazione nazionale dell’Alta Italia, del quale faceva parte tra gli altri Sandro Pertini): il partigiano Walter Audisio, nome di battaglia Valerio. Ed è a lui che è dedicato il libro di Raffaele Di Placido L’uomo che uccise Mussolini (Piemme edizioni, prefazione di Aldo Cazzullo, pp. 174, euro 18,90) che ha il pregio di rendere avvincente come un giallo dal ritmo serrato una pagina drammatica della storia italiana. È con i suoi occhi, con quelli del colonnello Valerio, che il lettore rivive quei momenti tragici e liberatori allo stesso tempo.

COME NELLA TRADIZIONE divulgatrice del programma televisivo Una giornata particolare condotto da Aldo Cazzullo su La7, nel quale Raffaele Di Placido lavora come inviato dal 2022, il libro mixa sapientemente fiction e rigore storiografico. Si potrebbe dire che aggiunge, con la fantasia, senza nulla togliere a quanto già ricostruito in decine di saggi di pregio a cui l’autore fa riferimento. Una vicenda che Di Placido ha approfondito mentre e dopo aver lavorato ad una puntata del programma di Cazzullo dedicata appunto alla morte del Duce.

LA FUGA protetto da Hitler, nella speranza di raggiungere la Svizzera contando sull’asilo politico (in tasca Mussolini aveva un lasciapassare elvetico ma alla frontiera di Porlezza non gli venne concesso l’ingresso); i piani che cambiavano velocemente mentre la rete dei partigiani si stringeva attorno al capo del partito fascista e ai suoi gerarchi; il ridicolo e disperato travestimento da ufficiale tedesco ubriaco, per tentare di sfuggire ai partigiani; l’arresto; la fine del dittatore. Una storia da ripercorrere, di nuovo. Perché qualcuno ancora non vuole capire.