Certo, dentro questo autunno napoletano, mentre ancora fermentano le fibre dei film di Di Costanzo e Martone, è arrivato Sorrentino con il suo È stata la mano di Dio e la scena in cui lui da giovane si reca su un set cinematografico – è sempre stupefacente, qualcosa come un mesmerismo, quando in un film irrompe altro cinema: perché l’immagine non può che parlare, mostrare di sé, cioè del palinsesto linguistico, a trazione luminosa, ialina attraverso cui si celebra la vita, cioè tutto l’agglomerato di simboli che la significa, la edifica – a sottolineare implicitamente l’importanza di Antonio Capuano nella...