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La star Di Maio atterra a Torino. Imbarazzo per i guai della sindaca

La star Di Maio atterra a Torino. Imbarazzo per i guai della sindaca

Cinquestelle Momento difficile in città tra revisori dimissionari, dichiarazioni incaute, tagli e il caso Montalbano

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 14 gennaio 2018

Il tour elettorale del nord Italia di Luigi Di Maio arriva a Torino, e la tappa si rivela particolarmente significativa. Non soltanto perché nello stesso giorno Matteo Renzi parla al Lingotto.

Il «candidato premier» grillino sbarca in una città che attraversa un momento delicato. Il tempo in cui la sindaca Chiara Appendino pareva essere l’esempio positivo dell’amministrazione a 5 Stelle, da contrapporre alla controversa esperienza della collega romana Virginia Raggi, è finito da un pezzo.
La capitale del fordismo all’italiana sconta la difficile transizione al post-industriale.

In una delle città più indebitate d’Italia, l’unica in cui il virtualissimo Movimento dei Forconi si palesò in momenti di conflitto spontanei ma trasversali e sostanziosi, i grillini si giocano una partita decisiva. Di Maio lo sa, non può evitare Appendino ma cerca di non sovrapporre la sua immagine a quella dell’amministrazione torinese, che ha solo venti giorni per approvare una manovra di bilancio draconiana, con tagli per 80 milioni di spesa e lo stop a mutui e assunzioni.

Solo l’altro giorno, poi, Appendino ha esultato (ringraziando governo e amministrazione regionale, entrambi targati Pd) per aver portato a casa il piano di salvataggio dell’azienda del trasporto locale Gtt, costato numerosi prepensionamenti e almeno 260 esuberi.

L’INCONTRO tra di Maio e Appendino c’è stato ieri all’alba, quando i due sono andati a messa insieme, dalle suore del Cottolengo. Poi hanno pranzato con Davide Casaleggio. I tre hanno visitato nel pomeriggio la sede dell’azienda aerospaziale Altec, società partecipata dall’Agenzia spaziale italiana.

DAVANTI AL SUOLO DI MARTE, ricostruito per preparare la missione che partirà nel 2020, Di Maio è sceso per davvero sul suolo torinese ha smentito ogni tensione tra lui e la sindaca. La quale, assieme alle dimissioni polemiche dei revisori dei conti, deve affrontare anche il mini-scandalo tutto simbolico ma imbarazzante per i grillini della consigliera Deborah Montalbano e del suo uso disinvolto dell’auto blu.

La faccenda va inquadrata nel contesto torinese. Montalbano non è un’eletta qualunque: è la portavoce delle case popolari e della periferia delle Vallette. «Deborah, la sua attività, il suo quartiere, sono stati il cuore della campagna elettorale di Chiara Appendino; lo strumento scelto astutamente per spezzare nell’immagine la distanza siderale che oggettivamente esiste tra Chiara Appendino, ragazza bene della Torino benissimo, e la cosiddetta «gente comune» – sostiene l’ex consigliere e attivista storico Vittorio Bertola – «Le sue dimissioni sono inevitabili, ma me la prenderei con chi ha usato la gente come lei per ottenere il supporto delle periferie, promettendo di cambiare tutto, e poi non solo non ha mantenuto la promessa, ma dopo un po’ scopre che quelli delle periferie sono gente problematica, impresentabile ai salotti buoni, e tutto sommato non servono più».

AL FREDDO di piazza Castello, ad accogliere Di Maio l’altro giorno c’erano pochi sostenitori, ampiamente superati dalle troupe televisive.

C’erano Daniele Bono, consigliere regionale e responsabile piemontese per la campagna elettorale, e la fedelissima deputata Laura Castelli. Si sono presentati due degli aspiranti candidati: l’imprenditore edile calabrese che ha denunciato i suoi estorsori Pino Masciari e GiuseppeMastruzzo, «candidato civico» com’è stato venduto e direttore dell’International University College.
A far capire l’antifona c’erano i lavoratori del presidio Embraco, ai quali Di Maio ha fatto intravedere la stanza dei bottoni del governo pentastellato: «L’unica certezza che posso darvi è che fra 50 giorni al ministero ci saremo noi».

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