11/01/2022 Stefano Anastasio, operaio, 50 anni, schiacciato dalla cabina di un escavatore in un cantiere di Besana Brianza (Monza). Lascia moglie e 2 figli.
12/01/2022 Pietro Mura, operaio, 59 anni, schiacciato da un camion mentre eseguiva lavori di espurgo per un condominio a Nocera Inferiore.
14/01/2022 Christian Marchesini, meccanico, 38 anni, schiacciato da un camion a cui stava cambiando una gomma, a Frosinone. Lascia 3 figli.
18/01/2022 Francesco Corso, operaio, 57 anni, folgorato durante i lavori per la realizzazione di una villetta.
21/01/2022 Salvatore Mongiardo, operaio, 64 anni, precipitato dal tetto di una cella frigorifera mentre sistemava dei cavi elettrici in un capannone industriale a Santa Procula, vicino Pomezia.
22/01/2022 Vincenzo Pignone, operaio, 58 anni, caduto in una sabbiatrice nell’azienda Silca, a Busano (Torino). Lascia moglie e 2 figli.
23/01/2022 Alessandro Marcelli, 58 anni, direttore dell’impianto sciistico di Lorica, schiacciato da una cabina mentre effettuava verifiche alla cabinovia. Lascia moglie e 2 figli.
25/01/2022 Valentin Werner, boscaiolo, 46 anni, travolto da un tronco, in un bosco nel comune di Tires. Lascia moglie e 2 bambini.
26/01/2022 Alcimar Da Silva Araùjo, operaio, 43 anni, schiacciato tra il cestello e un balcone mentre svolgeva dei lavori su una facciata.
27/01/2022 Vincenzo Carrubba, operaio, 38 anni, annegato in una vasca per la raccolta delle acque in contrada Torrevecchia, nell’azienda Feudo Arancio. Lascia moglie e 2 figli.

Si potrebbe andare avanti per pagine con questa Spoon River, per altro parzialissima, di chi è morto per lavorare. Una cosa è fornire dei numeri, un’altra è sapere chi era quella persona, dove viveva, che età aveva, che lavoro faceva, chi lo aspettava a casa, e poi leggere le circostanze degli incidenti. Perché se sai che è precipitata da un tetto, schiacciata da un muletto, rimasta imbrigliata in un ingranaggio, subito ti domandi: che cosa non è stato fatto per evitarlo?

A questa lista che cerca di ridare dignità a chi muore sul lavoro, si dedica dal 2006 Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico in una ditta di macchine enologiche, 48 anni, di Firenze, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Lo chiamo in pausa pranzo. «Raccolgo le notizie dei morti sul lavoro, che non chiamo bianche perché è una definizione ipocrita, dalla stampa nazionale e locale. Le trascrivo nel mio elenco e poi le mando ai giornali per sensibilizzare. Se un operaio muore in certe circostanze, vuol dire che non si osservano le norme. Il primo responsabile è sempre il datore di lavoro che o non ha fatto rispettare le regole, o non ha controllato che fossero rispettate. Le faccio un esempio. Lo scorso 28 aprile, Fabio Palotti, 39 anni, muore schiacciato da un ascensore, al ministero degli esteri. Aveva due figli piccoli. Lo hanno trovato dopo un giorno. Com’è possibile che una cosa così accada dentro un ministero?». Il corpo era martoriato perché, dai primi riscontri, risulta che l’ascensore abbia continuato a funzionare per ore, con lui bloccato in fondo al vano.

«Quando ho iniziato a tenere il mio elenco – continua Marco Bazzoni – si parlava poco o nulla di queste tragedie. Ora c’è più attenzione, ma si va a momenti. Ci sono morti, come quella di Luana D’Orazio (schiacciata da un orditoio il 3 maggio 2021 n.d.r), che riempiono le cronache perché era giovane e madre single. E gli altri? Se ne parli devi farlo per tutti».
«I processi, quando ci sono, durano anni, spesso finiscono in prescrizione, o con pene inique. Tempo fa un ragazzo di 23 anni morì con la testa schiacciata da una pressa. L’amministratore della ditta e quello della pressa hanno avuto 8 mesi, con la condizionale».

mariangela.mianiti@gmail.com