Agatha, il romanzo d’esordio di Claire Luchette, edito in Italia da Atlantide con la traduzione di Clara Nobili (pp. 288, euro 26), colpisce in primo luogo per la copertina. Molto raffinata, ritrae quattro suore che si può immaginare siano: Agatha, la protagonista e voce narrante, leggermente scostata dalle altre tre, Therese, Mary-Lucille e Frances. In un periodo in cui il tema della sorellanza, declinato sia in senso critico che apologetico, è ancora fonte di ispirazione per molte, ecco finalmente un romanzo sulle sorelle in Cristo.

IL TEMA della sorellanza, del legame tra le donne protagoniste è al centro di questa prova letteraria: le quattro suore trascorrono insieme ogni momento della loro esistenza e Agatha è molto schietta quando racconta che la sua vocazione non è avvenuta tramite la chiamata di un angelo, ma perché lavorando di notte in una pompa di benzina «capii, osservando le due suore, che se non facevo attenzione rischiavo di vivere tutta la vita da sola». Le due giovani donne in tunica che suscitano in Agatha l’idea di prendere i voti, mentre si provano scherzando degli occhiali da sole esposti al distributore, non assomigliano affatto allo stereotipo della suora: sembrano gioviali e soprattutto insieme, come saranno la protagonista e le sue sorelle.

IL ROMANZO È DIVISO in tre parti: povertà, castità, obbedienza, i voti che competono alle suore. Inizia con il racconto del trasferimento delle quattro giovani dalla parrocchia di Lackawanna nello stato di New York a un piccolo centro di recupero per persone tossicodipendenti o agli arresti domiciliari a Woonsocket, nel Rhode Island. Le ragazze si devono spostare e lasciare madre Roberta, la loro amata badessa che, a sua volta, si trasferirà in una casa di riposo per suore, perché la parrocchia è in bancarotta e deve vendere il convento in cui tutte loro pensavano di continuare a vivere per il resto della loro vita.
La critica alla chiesa cattolica attraversa l’intero romanzo, ambientato nel primo anno di papato di Joseph Ratzinger, quando negli Stati Uniti la pedofilia di alcuni preti era alla ribalta della cronaca. Questo tema in particolare viene affrontato da una certa distanza, quella che Therese, Mary-Lucille e Frances mantengono di fronte all’evidenza dei fatti, mentre Agatha non riesce in tale frangente a praticare l’obbedienza e inizia a covare una rabbia che la differenzia dalle sue sorelle e la allontana.
Più in generale, la Chiesa viene narrata come un’istituzione interamente gestita da uomini per lo più non meritevoli, se non apertamente criminali, mentre le suore protagoniste del libro, che consacrano a quella stessa Chiesa la propria esistenza con un’efficienza e una devozione illimitate, portano il messaggio e la pratica cristiana nella loro vita quotidiana e nel servizio alla comunità.

INSIEME ALL’INTERESSE per una storia molto rara, questo esordio di Claire Luchette si distingue per la sua qualità narrativa. Lo stile semplice e meditato ben ricrea lo spirito di accettazione e meraviglia con cui le tre sorelle di Agatha affrontano l’esistenza. Inoltre, l’autrice riesce in una delle sfide più difficili e cruciali a cui sono soggetti romanzieri e romanziere, quella dell’immaginazione. Ogni luogo del libro, così esotico e lontano per lettrici e lettori europei, i tragitti in furgone, la chiesa in cui Tagliaerba Jill, una donna alcolizzata del centro di recupero di Woonsocket, spiuma il suo parka per rendere felice una bambina, assumono toni di luce e contorni netti nella mente di chi legge. Questo dono di immaginazione di cui Luchette è destinataria permette di immedesimarsi, come insegna la filosofa statunitense Cora Diamond.
Così, come per miracolo, siamo chiamate a comprendere anche una decisione che sembra tanto controversa – prendere i voti, divenire suora – e a scoprirla consona con quella di chi sceglie il separatismo e preferisce condividere la vita solo con altre donne, che siano compagne, sorelle o perfette sconosciute.