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La società della sorveglianza e del controllo

verità nascoste

Verità nascoste La rubrica su psiche e società. A cura di Sarantis Thanopulos

Pubblicato più di un anno faEdizione del 10 giugno 2023

Sono passati dieci anni da quando Edward Snowden, collaboratore di un’azienda consulente dell’Agenzia Nazionale di Sicurezza degli Stati Uniti (NSA), ha rivelato al mondo, con la collaborazione di giornalisti del Guardian e del Washington Post, i dettagli di alcuni programmi altamente secretati di sorveglianza di massa del governo degli Stati Uniti e del Regno Unito. Oggi Snowden vive in Russia, paese di cui ha ottenuto la cittadinanza, per evitare l’estradizione nella sua patria e un processo per aver violato l’accordo di non divulgazione firmato con la CIA e con l’NSA.

L’azione di Edward Snowden ha rivelato la vastità e l’arbitrio della sorveglianza dei cittadini e la raccolta indiscriminata e indisturbata di dati che garantiscono un potere di controllo precedentemente inimmaginabile a chi li possiede. Non ha arrestato il processo dello spionaggio capillare delle nostre vite che in questi dieci anni si è molto accelerato.

La sottrazione dei nostri dati personali è comunemente considerata come una violazione del diritto alla privacy. L’enfasi sul diritto violato nasconde effetti ben più devastanti che, attraverso il cortocircuito che provocano, rendono la nostra vita sempre più insicura e vulnerabile.

La proliferazione delle strutture statali poste a difesa del diritto dei cittadini alla sicurezza, va di pari passo con la trasformazione di questo diritto in diritto dello Stato alla propria sicurezza e, alla fine, in diritto alla sicurezza delle agenzie segrete, cioè in diritto a un’opacità totale del loro agire. Più il potere dell’attività segreta dello Stato aumenta, a scapito della funzione trasparente delle istituzioni politiche, più le decisioni diventano anonime, dettate dalla necessità di riproduzione di un sistema chiuso nella sua volontà di controllo che smarrisce sempre di più non solo il senso del comune interesse, ma anche quello della vita. Questo sistema la cui sicurezza slitta nel suo difendersi dai cittadini che dovrebbe teoricamente proteggere, è paranoico e induce una mentalità paranoica collettiva. E’ molto pericoloso perché non ha alcuna conoscenza della realtà e legittima ogni azione distruttiva in nome di un diritto supremo di difesa che abolisce insieme la ragionevolezza e gli scrupoli etici.

In un modo drammaticamente dominato dalla logica delle superpotenze e quindi dall’ideale dell’annichilimento dell’avversari, ogni azione è tarata sulle intenzioni più malevoli degli altri e sul peggior scenario possibile, così che ogni tentativo di investire in uno scenario buono diventa un’impresa estremamente ardua. Il sospetto e lo spionaggio hanno occupato la scena del mondo e spadroneggiano.

A furia di combattere il male, smarrendo la prospettiva di fare il bene, si impazzisce e con il male, alla fine, ci si identifica. La sorveglianza e il controllo sono diventati istigatori dell’onnipotenza, della totale mancanza del senso di misura. L’infrazione regolare dei limiti sta distruggendo il senso stesso della sicurezza. La guida della società da parte dei servizi segreti è tanto sicura quanto lo può essere la guida di una macchina sotto l’effetto di droghe.

Il senso vero di sicurezza è la fiducia nelle nostre esperienze di vita creata dal loro libero dispiegamento, che le fa diventare godibili, e non dalle privazioni miranti a renderle prevedibili e controllabili. Le privazioni creano un senso silenzioso, ma pervasivo di precarietà della nostra esistenza. Siamo al riparo dai pericoli, se rispettiamo i limiti che proteggono le nostre relazioni con gli altri e consentono, al tempo stesso, la ragionevole presenza del rischio, della sorpresa e dell’inatteso. Se siamo cittadini attivi e non accumulatori di diritti passivi che in assenza dei doveri etici, di una partecipazione responsabile alla gestione degli interessi comuni, entrano in contraddizione tra di loro e non sono rispettati. Oggi siamo ugualmente privi di privacy e di sicurezza.

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