La Slovacchia di Fico e le inquietudini dell’Ue
Europa

La Slovacchia di Fico e le inquietudini dell’Ue

Visegrad e oltre La rubrica settimanale sui sovranismi a cura di Massimo Congiu
Pubblicato 11 mesi faEdizione del 25 novembre 2023

La presidente slovacca Zuzana Čaputová non sarà contenta ma, com’è ormai noto, Robert Fico è di nuovo primo ministro grazie alle elezioni vinte lo scorso 30 settembre. Il suo governo è il prodotto dell’accordo stretto fra Smer-SD (Direzione – Socialdemocrazia), il partito del premier, Hlas-SD (Voce – Socialdemocrazia), forza politica populista di centro-sinistra fondata da un altro ex primo ministro: Peter Pellegrini, e il Partito Nazionale Slovacco (SNS), conservatore e populista.

Fico è così al suo quarto mandato; l’avevamo lasciato dimissionario nel 2018 a seguito delle numerose e vibranti manifestazioni di massa per l’omicidio del giornalista investigativo Ján Kuciak e della sua compagna Martina Kušnirová. Nel febbraio di quell’anno i due giovani, entrambi quasi ventottenni, vennero trovati, privi di vita, nell’abitazione di lui a Veľká Mača, nel distretto di Galanta. Kuciak stava indagando sulla corruzione ai vertici delle istituzioni slovacche e in particolare su presunte connessioni fra il governo di allora e la ‘Ndrangheta. Il caso della morte del giovane giornalista e della sua fidanzata aveva portato a un terremoto politico sfociato nelle dimissioni di diversi ministri e infine dello stesso premier. Va considerato che negli anni scorsi sia Fico che il suo partito sono rimasti coinvolti in diversi scandali e accusati ripetutamente di corruzione.

La ripresa politica di Fico ha destato una certa sorpresa, proprio per questi trascorsi, ma anche preoccupazione. A dire il vero, già prima del voto slovacco, Bruxelles esprimeva inquietudine al pensiero che potesse prevalere lo Smer-SD. Questo perché il suo leader aveva imperniato la campagna elettorale sulla promessa di interrompere la fornitura degli aiuti militari all’Ucraina e di opporsi alle sanzioni contro la Russia. Più precisamente, accusava e accusa tuttora Bruxelles e gli alleati occidentali di non aver fatto altro che prolungare la guerra con gli aiuti in armi a Kiev e di aver danneggiato più l’Ue che la Russia con la politica sanzionatoria concepita nei confronti di Mosca.

Con questi presupposti l’Ue teme che Bratislava possa diventare un nuovo ostacolo all’unità europea pro-Ucraina, questo soprattutto per gli orientamenti espressi da Fico. Su tale aspetto Pellegrini appare vago: di recente avrebbe affermato che la Slovacchia non ha più nulla da donare a Kiev, ma contemporaneamente non ha fatto passi indietro sul sostegno armato.

A gioire per la situazione politica creatasi nel paese è soprattutto il premier ungherese Viktor Orbán che molto probabilmente non potrà più contare su un gemellaggio governativo con il PiS polacco, ma avrà un alleato nell’esecutivo di Bratislava. È infatti nota la posizione del primo ministro danubiano e dei suoi sul conflitto in Ucraina. Orbán e Fico si troverebbero in sintonia anche sul piano della politica sui migranti. Nel programma di quest’ultimo c’è anche, infatti, la messa a sistema di controlli accurati alla frontiera con l’Ungheria per fermare i flussi migratori della rotta balcanica.

Se Tusk, in Polonia, scalpita per vedersi affidato il compito di formare un nuovo governo per cominciare a bonificare il paese dai veleni sparsi dal PiS in otto anni di potere e allontanarsi dall’Ungheria del Fidesz, Orbán, potrebbe contare su Fico per continuare il suo braccio di ferro con l’Ue su aspetti riguardanti lo Stato di diritto, le riforme interne all’Unione, tra le quali un possibile abbandono per gradi dell’unanimità in Consiglio, le politiche migratorie e quelle relative alla transizione verde.

Così Bruxelles deve prendere atto del ritorno al potere di un personaggio scomodo come Fico e di un partito come lo Smer-SD che nel 2006 era stato sospeso per dieci mesi dal PSE (Partito del Socialismo Europeo) dopo la nascita della prima coalizione di governo con il Partito Nazionale Slovacco. Nel 2015 aveva rischiato una nuova sospensione per aver adottato una retorica durissima antimigratoria in coro con Orbán e con chi come lui. E ora ci risiamo.

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