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La Sinistra fiorentina avverte Nardella: “Occorrono altri 6 milioni per le famiglie messe ko dal virus”

La Sinistra fiorentina avverte Nardella: “Occorrono altri 6 milioni per le famiglie messe ko dal virus”La consigliera comunale Antonella Bundu (Spc)

Pandemia e povertà Di fronte al quotidiano aumento delle famiglie costrette a bussare alle porte delle associazioni per soddisfare i bisogni più elementari, Sinistra progetto comune e Firenze città aperta propongono all'amministrazione comunale di raddoppiare gli aiuti alle fasce sociali più deboli e disagiate.

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 25 aprile 2020

Di fronte a una pandemia che sta amplificando le disuguaglianze, anche a Firenze si registra un quotidiano aumento delle famiglie costrette a bussare alle porte delle associazioni di volontariato per soddisfare i bisogni più elementari, a partire dal cibo. Da questa consapevolezza nasce la proposta del gruppo consiliare di Sinistra Progetto Comune e di Firenze Città Aperta, perché l’amministrazione comunale impieghi 6 milioni di euro per raddoppiare gli aiuti da destinare alle fasce sociali più deboli e disagiate.
“Sono migliaia le famiglie che non riescono ad accedere agli strumenti di sostegno materiale pensati dalle istituzioni – osservano sul punto Antonella Bundu e Dmitrij Palagi di Spc – e le responsabilità non sono solo dell’amministrazione comunale, che ha fatto sforzi encomiabili. Capiamo le difficoltà, ma occorre un impegno condiviso per trovare soluzioni coraggiose, in modo da coprire anche chi è rimasto tagliato fuori dagli aiuti”.
Francesco Torrigiani, co-portavoce di Firenze Città Aperta e consigliere del Quartiere 1, ricorda: “Lavorando con le associazioni, abbiamo riscontrato l’insufficienza delle risorse investite su un aiuto basilare come i buoni spesa, che sono finiti in pochi giorni e che hanno lasciato fuori una parte significativa del bisogno. Manca inoltre una forma di sostegno al pagamento delle utenze. E se è vero che per questa fase non sono previsti stacchi e morosità, ci sono tante situazioni debitorie precedenti che non sono state sospese. Soprattutto tutti i pagamenti sono solo rinviati, non certo cancellati”.
Allora, spiega l’ex consigliere Tommaso Grassi, “lavorando sul bilancio del Comune noi pensiamo sia possibile mettere in campo risorse aggiuntive e proprie, non provenienti dall’esterno”. Sei milioni di auro appunto, destinati a rendere permanente per tutto l’anno l’erogazione dei pacchi alimentari; riprendere la distribuzione dei buoni spesa, allargandola a chi è risultato escluso; coprire almeno duemila famiglie per i contributi affitti, e istituire un fondo per piccoli contributi di liquidità per un altro migliaio di famiglie in emergenza.
Come trovare i soldi? “Partiamo dalle società partecipate del Comune, Toscana Energia e Publiacqua – spiega ancora Grassi – e per quanto riguarda la prima ricordiamo che a Prato il Consiag ha erogato come donazione liberale un milione per l’emergenza. Così noi chiediamo alla giunta Nardella di attivarsi per un’analoga erogazione, da destinare ai pacchi alimentari. Poi, con una anticipazione di parte dei canoni e degli utili da Publiacqua e Toscana Energia, potremmo avere due milioni e mezzo per i buoni spesa. Inoltre dal fondo morosità di Publiacqua potremmo ottenere 300mila euro per un ‘fondo bollette’, e altri 200mila euro dalla riduzione delle spese delle utenze e dei consumi comunali”.
Infine, visto che l’emergenza ha fatto sì che sui mutui accesi dal Comune ora sia previsto solo il pagamento del capitale e non degli interessi, “ad oggi, su circa 8,4 milioni di interessi, potremmo recuperare entro il 30 giugno almeno 3 milioni, due terzi dei quali sarebbero impiegati per il contributo affitti”.

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