La sinistra che funziona
Roma L’analisi dei flussi elettorali spiega dove sono andati quei 253 mila voti persi dal Pd rispetto alle amministrative del 2008. Se li prendono in parte Sel e la lista civica di Marino, l’«estremista» Dem
Roma L’analisi dei flussi elettorali spiega dove sono andati quei 253 mila voti persi dal Pd rispetto alle amministrative del 2008. Se li prendono in parte Sel e la lista civica di Marino, l’«estremista» Dem
«Non è politica, è Roma», diceva lo slogan elettorale che prendendo le distanze dal putiferio nazionale ha portato il candidato del Pd Ignazio Marino a battere di 12 punti percentuali il sindaco uscente Gianni Alemanno, proiettandolo con una buona dose di speranza nel ballottaggio del 9 e 10 giugno. Eppure sembra essere proprio la politica ad essere stata premiata, nelle amministrative della Capitale. Non solo per il tonfo da tonno registrato dal movimento di Grillo: basta dare un’occhiata ai flussi elettorali per esempio per vedere che la scia dei voti, nella coalizione che appoggia l’ex senatore Dem, porta dritto a sinistra.
Se il Pd infatti è in flessione rispetto alle politiche di febbraio e alle amministrative del 2008 (253 mila voti in meno), Sel – con il suo no al governissimo – cresce di più di due punti percentuali con punte del 9,5% in alcuni quartieri-roccaforte, attestandosi al 6,25%. E lo stesso Marino – considerato «troppo estremista» per meritare durante la campagna elettorale l’appoggio unanime del partito – ottiene con la sua lista civica un successo personale che vale il 7,4% dei voti.
A destra invece l’emorragia peggiore sta nell’astensione, perché quei quasi 364 mila voti il Pdl li ha persi ma solo in parte a vantaggio dei Fratelli d’Italia che raccolgono il 5,92%. Tanto che Alemanno, piuttosto che sui voti dei grillini o dei “marchini”, ha deciso ora di concentrarsi sull’«astensionismo al 48%»: «Io penso soprattutto a questi elettori – ha detto ieri il sindaco uscente che ora punta a bissare il ribaltamento del 2008 – ho lanciato un appello, “vince chi vota”, e l’appello è rivolto a tutti i romani per non far eleggere il sindaco da una piccola minoranza. È lo sforzo che dobbiamo fare tutti, in un certo senso anche a prescindere da chi vincerà».
Se si considera che il voto per Marino (512.720 preferenze, 42,61%) è quasi identico a quello ottenuto dalle liste che lo sostengono (42,56%), si intuisce dove siano andati a confluire quei consensi mancanti del Pd che si ferma a 267.605 preferenze (26,26%): una catastrofe, rispetto alle 520.723 del 2008. Il Pdl (195.749 voti) invece cresce rispetto alle politiche di febbraio passando dal 18,72% al 19,21 di ieri, mentre la formazione di Ignazio La Russa che si fermava solo tre mesi fa a 2,66 conquista 3,26 punti percentuali, e la lista civica di Alemanno acchiappa poco più di 50 mila voti, il 4,93%.
Ovviamente Marino, che ieri, forte della ritrovata unità del partito, ha riunito al Teatro Capranica tutti i candidati della sua coalizione, sa «che non ci si può fermare ora» e che la partita si gioca in questa manciata di giorni che lo separano dal ballottaggio. Tenterà di recuperare il più possibile delle 114 mila preferenze ottenute dalle liste per Alfio Marchini, i 149 mila voti del M5S e i quasi 27 mila raccolti dall’estrema sinistra di Sandro Medici.
Anche per sapere come sarà composta la nuova assemblea capitolina bisognerà attendere il 10 giugno. Idem per i quindici municipi ridotti di numero, dai venti precedenti, attraverso le modifiche introdotte dal nuovo Statuto messo a punto qualche mese fa. Solo un mini sindaco è stato eletto al primo turno, per tutti gli altri si dovrà ancora attendere: si tratta della democratica Cristina Maltese del XII municipio, passata con il 50,17% dei suffragi.
Per via dello stesso Statuto anche il numero di consiglieri di Roma Capitale si è ridotto da 60 a 48, e uno dei posti andrà al candidato sindaco che perderà la sfida del ballottaggio. In Campidoglio siederanno 29 consiglieri sugli spalti della coalizione di maggioranza che grazie al premio di governabilità prende il 60% dei seggi, i restanti 19 rappresenteranno le altre forze politiche. Se a vincere sarà Marino – al netto degli apparentamenti ancora tutti da venire – il Pd avrà 20 consiglieri, la lista civica che porta il suo nome ne otterrà 5 e Sel ne avrà 4.
Mentre la coalizione di centrodestra otterrebbe 12 seggi: 7 al Pdl, due a Fratelli d’Italia, due alla lista Cittadini per Roma e uno alla lista del sindaco uscente. Quattro saranno i consiglieri pentastellati e tre gli eletti per Marchini, ma entrambe le formazioni potrebbero perdere un seggio a testa nel caso di un ribaltamento al secondo turno, con Alemanno riconfermato a vantaggio del centrosinistra che otterrebbe 14 seggi.
Al momento di certo c’è che sono due donne le più votate in consiglio comunale: l’azzurra Sveva Belviso, vicesindaco uscente, con 11.008 voti, e la Dem Estella Marino che forse grazie anche all’omonimia con il candidato sindaco ha convinto 9.221 romani.
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