La sindaca: «Siamo preoccupati, vogliamo la verità»
Intervista Paola Natalicchio: basta veleni
Intervista Paola Natalicchio: basta veleni
Aria da ragazzina , grande comunicativa, 35 anni, Paola Natalicchio, ex giornalista de l’Unità è sindaca di Molfetta dal giugno scorso. Una vittoria che ha aperto speranze e aspettative, dopo oltre un decennio di centrodestra guidato dal «faraone», il sindaco senatore Antonio Azzolini. Ha vinto al secondo turno, a sorpresa, unendo intorno a sé un vasto fronte, dai movimenti civici a Rifondazione comunista – che sostiene la maggioranza dall’esterno – aprendosi anche al Movimento 5 stelle.
Il tuo è stato un inizio particolarmente pesante, con due sigilli, al porto e al depuratore.
Il depuratore ci ha messo in una situazione tremenda. Unica cosa che ho potuto fare a giugno è autodenunciarmi per procurato danno ambientale. Del porto sapevamo che era un ossessione del «faraone», una scelta scellerata costruire la terza più grande opera in Italia su acqua dopo il Mose di Venezia e il porto di Civitavecchia, su un letto di bombe a Molfetta. Ora ci troviamo pure sul collo la richiesta di risarcimento danni pretesa dalla Cmcm per il ritardo dei lavori del porto, una specie di tassametro arrivato ora a quota 22 millioni di euro. Per fine gennaio è fissata l’udienza al Tribunale di Trani.
Dopo che la magistratura ha sequestrato il porto e i fondi rimanenti, che cosa accade?
Devono iniziare i lavori di messa in sicurezza del cantiere, per la sicurezza dei pescherecci e del porto. Perchè lì stanno dei cassoni di tonnellate di cemento armato. Il rischio è che col maltempo e con le mareggiate, il costruito venga distrutto e deteriorato ma soprattutto che questi cassoni si muovano nell’area portuale impattando con ordigni non bonificati, quindi un pericolo con danni gravi. Quando la procura ci ha convocato abbiamo deciso un sequestro con facoltà d’uso per i lavori di messa in sicurezza del cantiere, fissando i cassoni e i materiali sciolti e congelando l’opera lì dov’è arrivata, al 60%. Ci vorranno un 6, 7 mesi. La procura ha scongelato 5 milioni di euro dai 33 sequestrati che costeranno questi lavori. Poi ho chiesto il transennamento per la cassa di colmata affinché i lavoratori che dovranno fare la messa in sicurezza non l’attraversino, che siano al sicuro. Finché noi non sappiamo cosa c’è la dentro io non sono serena. Qualcuno ci deve dire cosa c’è li dentro, non possiamo aspettare i tempi del giudizio. Noi adesso chiediamo verità sul porto di Molfetta. Abbiamo costituito una task force con il ministero dell’ambiente e regione Puglia che mi hanno dato la disponibilità di andare fino in fondo.
Il problema più grande è la discarica delle bombe. Ai pescatori non viene riconosciuto il nesso tra certe malattie e il contatto con veleni come l’iprite.
La questione è complessa, ma non voglio smentire le loro denunce. Ti dò dei dati. Mi sono relazionata direttamente col comandante del nucleo Sdai (Marina militare) della capitaneria del porto. Sono state bonificate 52mila ordigni bellici, e la stima è che a Molfetta nella sola area portuale saranno bonificate complessivamente 100mila ordigni bellici, è la previsione del nucleo della marina militare italiana. Tra queste 50mila bombe analizzate e classificate non si è trovata neanche una bomba all’iprite. Sono state invece rinvenute nella zona di Torre Gavetone ancora più critica da quella portuale a tutt’oggi non prospezionata.
Lì ho visto dei ragazzi che pescavano. Ci sono dei cartelli di divieto poco incisivi che infatti nessuno segue.
Stiamo valutando come amministrazione di vietare la balneazione la prossima estate. Chiediamo una volta sigillato il porto che venga completata l’opera di bonifica comprendendo la zona di Torre Gavetone. Tutta la bonifica del medio e basso adriatico che prevedeva anche altre città, Manfredonia, Bari, altre città lungo la costa si è limitata alla questione faraonica, il porto di Molfetta.
L’accordo di programma per la bonifica prevedeva anche un monitoraggio. Come lo valuti?
L’accordo prevede che la regione avrebbe dovuto alla fine, insieme all’Ispra classificare questi ordigni, controllare che la bonifica si svolgesse ecc. La bonifica mi pare sia svolta con grande efficienza, con grande puntualità. Va rifinanziata, si sono bloccati i fondi per via del patto di stabilità. In linea di massima do un giudizio oggettivamente neutrale rispetto a come stanno lavorando. Do un giudizio un po meno sereno rispetto al controllo che è stato fatto dalla regione sullo svolgimento dei lavori nell’area portuale durante il cantiere. Lì sono stati fatti dei dragaggi che la regione doveva controllare, che probabilmente ha controllato, ma abbiamo una cassa di colmata, quel grande quadrato di cemento nella zona dove secondo il programma iniziale doveva sorgere il centro servizi, dove l’inchiesta ci racconta che ci può essere di tutto, rifiuti pericolosi e ordigni inquietanti, si parla di fosforo bianco. Ho chiesto al ministero dell’ambiente di mandarmi dei controlli per capire cosa c’è nel nostro mare e che cosa è successo.
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