Cultura

La settimana della sociologia pubblica e critica

La settimana della sociologia pubblica e critica

L'iniziativa La settimana edizione della settimana della sociologia da lunedì 16 a venerdì 20 ottobre: convegni, presentazioni e seminari. Impegno, responsabilità, cooperazione e immaginazione sociologica diffusa per l'emancipazione. Ne parliamo con Davide Borrelli, David Benassi e Maristella Cacciapaglia

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 13 ottobre 2023

La «settimana della sociologia» inizierà lunedì 16 e durerà fino a venerdì 20 ottobre ed è stata anticipata da diversi incontri in diversi atenei. Quella del 2023 è la settima edizione organizzata dalla Conferenza dei Direttori dei Dipartimenti di Sociologia. Si svolgerà tra Bologna e Cagliari, da Catania a Genova, da Lecce a Firenze, Milano (Bicocca, Cattolica e Statale), Napoli (Federico II e Suor Orsola Benincasa), Roma (La Sapienza e Roma 3) e tante altre sedi. Uno dei temi sarà la «sociologia pubblica aperta al territorio». Tema molto generale che proviamo a declinare a partire dall’università, dalla povertà o dal «reddito di cittadinanza».

Al Suor Orsola Benincasa di Napoli lunedì 16 si terrà l’incontro «Per una nuova idea di università: quale missione per l’istruzione superiore del XXI secolo?». Ne parliamo con il sociologo Davide Borrelli che ha tra l’altro partecipato al volume «Perché la valutazione ha fallito?» (Morlacchi). «In genere si pensa alla sociologia come a una disciplina chiamata a risolvere problemi con soluzioni preconfezionate – afferma – Direi invece che deve creare i problemi, non deve essere una ripetizione della società esistente, ma giocare il ruolo di un’alterità possibile, nell’immaginazione dell’altrimenti. È un’esigenza dopo tre decenni di riformismo neoliberale esasperato che ha trasformato l’università in una funzione dell’economia. La ricerca è diventata autoreferenziale, si pubblica per essere valutati su riviste specialistiche. Si è affermata l’idea che l’università deve fornire “servizi” per l’impiegabilità e la formazione professionale. Così però si perde la vocazione pubblica e la critica dei saperi. Invece di limitarci alla semplice risoluzione, ci si può avventurare sulla strada della discussione del modo di vivere dato».

Negli incontri si parlerà di povertà, diritto all’abitare e Welfare. «Alla domanda sul ruolo pubblico della sociologia cinque anni fa avrei risposto che la sociologia non deve schierarsi in modo troppo netto rispetto agli schieramenti partici o comunque ai vari orientamenti strettamente politici – sostiene David Benassi docente di sociologia economica alla Bicocca di Milano, coautore di «La povertà in Italia» (Il Mulino) con Enrica Morlicchio e Chiara Saraceno – Ho ripensato questa posizione sulla neutralità dello scienziato sociale. Penso oggi invece che sia più che mai importante schierarsi sulla base dell’evidenza delle nostre ricerche. Si continua a colpevolizzare il povero, il malato, il senza tetto. Bisogna invece creare le condizioni per permettere a tutti di migliorare la propria vita e quella della società. La responsabilità del sociologo è anche quella di indirizzare il decisore politico e non di confermare i suoi presupposti ideologici».

Si parlerà anche della critica del controllo e della produzione di devianza. Ne parliamo con Maristella Cacciapaglia, assegnista alla Statale di Milano. Dialogherà con Fabio De Nardis Antonello Petrillo e Vincent Dubois martedì 17 al Suor Orsola Benincasa. Ha scritto Con il Reddito di Cittadinanza. Un’etnografia critica (Meltemi), uno dei pochi libri fino ad oggi che ha inquadrato il problema come un esempio di governo dei poveri. «Ho osservato che alcuni beneficiari tendono a pensare “come lo Stato”. Dicono cioè che è giusto chiedere di controllarli. Possono anche diventare i primi sostenitori degli stereotipi che li colpiscono – racconta – La sociologa ha il dovere di ascoltarli, comprenderli, condividere gli strumenti conoscitivi, creare insieme un’immaginazione sociologica diffusa senza la quale è difficile creare un’azione emancipativa».

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