I Indagini, ricorsi, riunioni, rinvii. Il protocollo sanitario della discordia e il conflitto di poteri tra Governo e Regioni. La giornata successiva al caos di Juventus-Napoli, con la squadra partenopea, assente in campo a Torino (scena in mondovisione), che attende l’esito dei nuovi tamponi, ha messo al tavolo il ministro dello sport Vincenzo Spadafora con Paolo Dal Pino, presidente della Lega di A e soprattutto con il capo della Figc, Gabriele Gravina, assente nel valzer di comunicati che ha preceduto la partita non disputata. Per ora, nulla di fatto: le parti, ministro dello sport e Figc, confermano la validità del protocollo, rivisto qualche giorno fa dal Cts, che però si è mostrato più volte inadeguato ai cambiamenti imposti dalla pandemia.

Nessun cambiamento, neppure sulla frequenza dei tamponi per i calciatori. «Crediamo molto in questo protocollo che abbiamo voluto e difeso. Se tutti abbiamo a cuore la tutela della salute e il protocollo viene rispettato da tutti nella sua integrità, credo che possiamo stare tranquilli che il campionato si può disputare e svolgere in sicurezza. Certo se cominciano ad esserci delle falle e qualcuno sbaglia allora quel qualcuno deve pagare», il commento di Gravina.

PRIMA DEL VERTICE, la Figc ha superato la sonnolenza domenicale con un’inchiesta sulla corretta applicazione da parte del Napoli dei protocolli sanitari validati dal Cts subito dopo la notizia della prima positività di un calciatore azzurro (Elmas) e nelle ultime ore è stata richiesta una copia della corrispondenza tra la Asl, la Regione e il club. E se il giudice sportivo ha preso tempo (supplemento di indagini) per l’eventuale sconfitta a tavolino con penalizzazione di un punto per il Napoli, il presidente del club campano, Aurelio De Laurentiis ha scritto una lettera al ministro della salute, Roberto Speranza e al collega Spadafora, allegando i documenti firmati dall’Asl Napoli 1 e Asl Napoli 2 Nord e citando il caso di rinvio di Palermo-Potenza in Serie C per il divieto di spostamento della squadra ospite, disposto dall’autorità sanitaria competente. Posizione sostenuta dalla sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, secondo cui le Asl hanno titolo di intervenire perché previsto dal protocollo. Per il viceministro del dicastero, Pierpaolo Sileri, il campionato avrebbe dovuto fermarsi per una settimana.

E TRA LE VOCI DI GIORNATA c’è l’uscita di Enrico Preziosi, presidente del Genoa che conta al momento ancora 22 casi positivi: a Radio Capital ha detto di essersi comportato diversamente dal Napoli che ha sollecitato l’Asl sulla trasferta contro la Juventus. «Quando sono stati contagiati Perin e Schone il protocollo prevedeva che, se avessimo avuto più di dieci positivi, avremmo potuto chiedere sospensione, quindi non abbiamo interpellato la Asl», ha spiegato Preziosi. Se il patron della squadra ligure avesse sollecitato l’intervento dell’autorità sanitaria genovese, il Genoa, pur rispettando il protocollo ma a contatto con una situazione anomala e non normata come la positività di decine di atleti, non avrebbe giocato a Napoli.

Sarebbe stato messo in isolamento, non avrebbe provocato l’esplosione di positivi al Napoli, un potenziale cluster, come confermato dal direttore dell’Asl Napoli 2 Nord. Non avrebbe messo a rischio la salute dei propri atleti, dirigenti, addetti ai lavori. Sarebbe stato meglio fare quella telefonata all’Asl di Genova.

INTANTO, SI È CHIUSA ieri un’anomala sessione di mercato. La Juventus ha preso Federico Chiesa dalla Fiorentina (a Firenze lo spagnolo Callejon, ex Napoli) per circa 50 milioni di euro. Si tratta, assieme ai circa 70 milioni dal Napoli al Lille per l’attaccante nigeriano Osimhen, di uno dei colpi del mercato che anche all’estero ha visto circolare pochi soldi e molti prestiti. Tra le grandi d’Europa, il Barcellona si è liberato a costo zero Suárez e Vidal, il Real Madrid non ha fatto mercato, il Bayern Monaco campione d’Europa ha ingaggiato l’ex Manchester City Sane a costo zero, il Psg degli sceicchi ha intrapreso la via della moderazione. Spese solo da Chelsea e Manchester City. È il peso del Covid-19, che ha fatto sparire gli spettatori dagli stadi e messo in fuga gli sponsor.