Circa 500 milioni di euro da pagare negli anni, tipo cambiali, con versamento solo di un acconto. Il calcio italiano cercava da tempo una sponda per allontanare il saldo di tasse e contributi non saldati nell’ultimo anno. E’ venuto in soccorso il governo Meloni, come hanno scritto diversi quotidiani nelle ultime ore. Il rateo da mezzo miliardo di euro – previsto per dicembre – quindi salta, con più di un sospiro di sollievo di gran parte dei proprietari di club in A, alle prese con buchi di bilancio, conti in rosso e una mancanza pressoché totale di liquidità.

SE NE DISCUTEVA da tempo, il governo Draghi non si è mai sbilanciato per salvare dal baratro il calcio con le sue folli logiche economiche ma qualcosa è comunque arrivato, ovvero il differimento a fine 2022 del pagamento dell’Irpef dei primi quattro mesi dell’anno. Nel neonato governo Meloni c’è un ministro dello Sport, Andrea Abodi, che viene dal calcio, con rapporti solidi con diversi presidenti di A. Ecco dunque la scialuppa: per tasse e contributi arretrati, la Serie A dovrebbe versare il 15% dell’importo complessivo entro il 16 dicembre, il resto della cifra entro tre, massimo cinque anni. Con comodo e con una sola promessa, forse da marinaio, perché nel pallone italiano la scorciatoia si trova sempre: le società in bolletta dovrebbero impegnarsi a non spendere nella finestra invernale del mercato che sarà piuttosto lunga e anomala, perché successiva ai Mondiali in Qatar, che di solito mettono in vetrina nuovi talenti su cui lanciarsi, in concorrenza con i top club europei. Ecco dunque la scialuppa: per tasse e contributi arretrati, la Serie A dovrebbe versare il 15% dell’importo complessivo entro il 16 dicembre, il resto della cifra entro tre, massimo cinque anni.

INVECE non dovrebbe muoversi una foglia, arriva il maxi rateo, ma senza mercato. Un impegno che il ministro dello Sport, per ottenere qualche risultato, dovrebbe concordare con la Figc, con il presidente Gabriele Gravina, perché un obbligo è impossibile imporre di non prodursi in acquisti e cessioni alle società di A. Ma la cartella esattoriale per ora è scongiurata, i club prendono aria, va inquadrata solo la cornice, il DL Aiuti, oppure qualche provvedimento a stretto giro, per definire la maxi cambiale del pallone in rosso. Saranno così felici le proprietà di Inter, Juventus, società indebitate fino al collo e ben prima dell’avvento del Covid-19, che nei mesi scorsi avevano invocato un aiuto concreto per non affrontare il default, meno altri presidenti – due nomi su tutti, De Laurentiis e Commisso – che si ostinano a tenere il bilancio in ordine.