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La serie A chiede la terza dose

La serie A chiede la terza dose

Calcio L’annuncio del ministro della Salute Roberto Speranza sul vaccino da somministrare agli over 18 anni dal 1 dicembre dovrebbe sollecitare i club del masimo campioniato, l’assocalciatori, la lega a sostenere una campagna di sensibilizzazione tra i calciatori

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 26 novembre 2021

La terza dose ai calciatori per non mettere in pericolo il corso della Serie A. C’era un limite invalicabile sino alla conferenza stampa di Draghi e Speranza, quel richiamo vaccinale destinato solo agli over 40 che ha impedito agli atleti delle squadre del campionato di sottoporsi al nuovo ciclo di immunizzazione. Nel frattempo i casi di positività in Serie A si sono moltiplicati, tre al Napoli, un paio alla Roma, prima ancora l’argentino Gonzalez della Fiorentina contagiato per 20 giorni, anche l’allenatore del Verona, Igor Tudor. Tutti con doppia dose, asintomatici, qualche linea di febbre. Solo l’ultra quarantenne Ibrahimovic avrebbe potuto sottoporsi alla nuova dose di vaccino. Ora però cambia tutto. L’annuncio del ministro della Salute Roberto Speranza sul vaccino da somministrare agli over 18 anni dal 1 dicembre dovrebbe sollecitare i club di A, l’assocalciatori, la lega calcio a sostenere una campagna di sensibilizzazione tra i calciatori affinché si sottopongano alla nuova dose di vaccino, partendo dal presupposto che sia disponibile per tutti gli italiani pronti a immunizzarsi. Oltre il 90% della forza lavoro della A si è sottoposto al vaccino nei mesi precedenti, un dato lusinghiero ed equiparabile in Europa soltanto alla Bundesliga (il campionato tedesco), mentre in Premier League c’è una situazione assai più magmatica, con appena il 70% degli atleti immunizzati.

SU QUESTO TEMA bisogna insistere, in questo clima di sicurezza da Super Green Pass che porterà dal 6 dicembre solo guariti o vaccinati negli stadi, per non rischiare, complice il calo della copertura vaccinale delle doppie dosi, di produrre focolai. Proprio l’esempio recente del nazionale tedesco e Bayern Monaco Joshua Kimmich, mediaticamente esposto contro la vaccinazione e da un paio di giorni positivo al Covid-19 assieme a quattro compagni di squadra (tutti a contatto con un compagno positivo), è un avviso pubblico che non può essere tralasciato. Kimmich è stato tagliato sullo stipendio dal Bayern come i suoi colleghi noVax, tra cui Masiala e Gnabry, che dopo le polemiche e il salario ridotto, alla fine hanno deciso di vaccinarsi e presto potrebbero cedere anche gli altri due atleti reticenti alla vaccinazione. Il difensore della Germania e del Bayern Monaco era stato esortato nei giorni precedenti alla sua positività dal governo tedesco, dal ministro dell’Interno Horst Seehofer a ravvedersi, a vaccinarsi e sostenere la campagna vaccinale. Altre leghe sportive con interessi economici anche più sostenuti della Serie A, come la Nba, ha unito le forze per la terza dose: sindacato cestisti, lega e società stanno spingendo gli atleti a sottoporsi al vaccino, provando a scongiurare danni al torneo, che ha perduto lo scorso anno quattro miliardi di dollari a causa della pandemia. In poche parole, con la consapevolezza che in questo momento la tutela dei diritti individuali deve essere sacrificata per la collettività, gli atleti sono quasi obbligati a vaccinarsi per tutelare la salute di tutti e anche il personale conto in banca.

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