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La senatrice 5S: «Una legge ideologica e sbagliata. Ma è stata impedita la discussione»

La senatrice 5S: «Una legge ideologica e sbagliata. Ma è stata impedita la discussione» – LaPresse

Intervista a Elena Fattori Di Maio fu il primo a dire che alle norme va fatto il tagliando. Sul dl andrebbe fatto subito. In un’azienda privata ci sarebbe il licenziamento per non aver centrato l’obiettivo

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 5 gennaio 2019

La senatrice 5S Elena Fattori ieri sui social ha scritto: «Chiudere i porti per bloccare i flussi migratori è come chiudere gli ospedali per impedire di ammalarsi. Inutile, crudele e disumano. Una vergogna non solo italiana ma europea». Fattori e la collega Paola Nugnes sono sotto procedimento da parte dei probiviri del Movimento per essersi opposte al dl Sicurezza: «Alla luce di quanto sta avvenendo – il commento della senatrice laziale -, con i sindaci che stanno riaprendo la questione per scongiurare problemi gravi alle loro comunità, possiamo dire che avevamo ragione noi dissidenti».

Fattori, il governo era stato avvisato dagli amministratori prima del voto di fiducia.
Il primo consiglio comunale che ha approvato un ordine del giorno per chiedere di fermare la norma e ridiscutere la materia con gli enti locali è stato quello di Torino, a guida 5 Stelle. Le conseguenze del dl erano già chiare perciò i sindaci volevano un confronto sugli effetti a valle della norma.

Però il governo ha tirato dritto.
Al di là di come la si pensi, si tratta di una legge sbagliata. Se il problema sono i trafficanti, i pochi rimpatri, l’eccesso di sbarchi e l’isolamento dell’Italia nella gestione dei flussi a causa del regolamento di Dublino, accettato dai governi Pd in cambio dello sforamento del patto di stabilità, il dl Sicurezza non risolve nessuno di questi temi. Anzi farà aumentare gli irregolari, creando insicurezza. Se fossimo in un’azienda privata, ci sarebbe stato il licenziamento per non aver centrato l’obiettivo.

Il sindaco di Palermo ha inviato una direttiva agli uffici per non applicare il dl, altri amministratori pensano di ricorrere alla Corte Costituzionale. Cosa si dovrebbe fare adesso?
Le leggi vanno rispettate. Però il nostro capo politico, Luigi Di Maio, fu il primo a dire che alle norme va fatto il tagliando: quelle sbagliate vanno abolite, quelle che funzionano male vanno corrette. Il dl Sicurezza è la prima legge a cui andrebbe fatto rapidamente il tagliando. Ha fatto bene il premier Conte ad aprire a un confronto con l’Anci, non è possibile non farsi venire neppure un dubbio.

Di Maio ha detto che la maggioranza sostiene il provvedimento, stoppando le nuove voci critiche dentro i 5S.
Il governo è sicuramente a favore della legge, la maggioranza in parlamento non è evidentemente così compatta visto che è stato necessario imporre la fiducia. Il Movimento, invece, non è mai stato sentito e quindi non sappiamo cosa pensa la nostra gente. Il governo ne ha fatto una bandiera ideologica e questo ha creato un conflitto molto forte, tanto da aver impedito ogni discussione.

In Senato siete stati in quattro a dare battaglia contro il dl Sicurezza: lei, Nugnes, Gregorio De Falco e Matteo Mantero. De Falco è stato espulso.
Avevamo proposto sei emendamenti che avrebbero evitato tutte le criticità che preoccupano i sindaci. Avevamo chiesto di cancellare la retroattività: chi aveva già un permesso umanitario lo avrebbe mantenuto, eliminando così i problemi che si stanno creando rispetto all’iscrizione all’anagrafe. Poi una maggiore tutela per le famiglie, i casi più complessi e i neomaggiorenni, che rischiano di finire in strada senza protezione. Infine, di mantenere il modello Sprar come centrale e non residuale, come sarà ora. Lo Sprar è gestito dai comuni, che meglio possono organizzare un percorso di integrazione aderente alle caratteristiche della loro comunità. La Lega difende sempre l’autonomismo ma proprio sul tema migranti ha deciso di scavalcare i comuni.

Perché non siete stati ascoltati?
Perché non c’è stato alcun confronto. Nessun dialogo sul tema è stato aperto in parlamento né nei gruppi 5S. È stato sconvolgente vedere impedito ogni approfondimento. Il nostro gruppo ha incontrato gli stakeholder coinvolti nella gestione dell’accoglienza, ma è stata un’iniziativa personale. Raccolti i dati, abbiamo stilato gli emendamenti, asciugandoli in modo da essere meno invasivi possibile rispetto al testo del governo. Uno sforzo inutile. Adesso si potrebbe ripartire da lì ma non mi aspetto nessuna apertura. Almeno ascoltassero i sindaci, per il bene del paese.

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