Sospesa tra diritto alla salute e diritto all’istruzione in una società pandemica, incerta sull’andamento della curva epidemiologica che potrebbe richiuderla di nuovo, oggi la scuola torna in classe divisa per fasce d’età, regioni e modalità didattica in presenza e online (DaD). E tornano le lezioni davanti alle scuole e in piazza del movimento di genitori, docenti e studenti «Priorità alla scuola» in 19 città: tra le altre, Milano, Torino e Roma al ministero dell’Istruzione dalle 8,30, insieme ad alcuni sindacati della scuola e alla Rete degli Studenti Medi del Lazio. Le richieste sono: screening sanitario completo della comunità scolastica; inserimento come categoria prioritaria del personale scolastico ad alto rischio nella «fase uno» delle vaccinazioni; lezioni in presenza per le superiori per non vanificare il secondo anno scolastico di fila; annullamento delle prove Invalsi. «Auspichiamo – spiegano gli attivisti – che la riapertura in presenza favorisca l’accoglienza e il recupero scolastico degli studenti fortemente penalizzati dal punto di vista didattico e psicologico a causa della DaD».

DALLE 10 a piazza Montecitorio i Consigli d’istituto romani, e i sindacati di Roma e del Lazio Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda chiederanno condizioni di maggior sicurezza nelle scuole, in relazione alla pandemia in corso dopo giorni di critiche avanzate dalle «mozioni pubbliche» di molti licei romani sulle modalità sui trasporti e sul tracciamento, non nelle scuole ma nei drive-in, scelte per il rientro senza valutare la situazione scuola per scuola. La rete «No Dad» della Campania si è data appuntamento alla regione alle 14.30 per poi spostarsi in piazza Plebiscito davanti alla prefettura. La Rete degli Studenti Medi ha organizzato flash mob a Padova, Verona, Vicenza, Treviso e Venezia e critica «la scarsa pianificazione della regione. Non si dia una comunicazione così importante a soli tre giorni dalla presunta riapertura delle scuole, facendosi trovare senza alcun piano per trasporti, spazi e tamponi. Si rischia di fare abbandonare gli studi a 34 mila adolescenti». In Puglia la rete «La Scuola che vogliamo» annuncia un ricorso nelle sedi internazionali contro il governo che, unico in Europa, non ha rispettato gli orientamenti dell’Organizzazione mondiale della Sanità e tiene in lockdown gli adolescenti da dieci mesi: «Così il diritto all’istruzione è un lusso di chi ha strumenti culturali, giuridici e mezzi informatici».

OGGI cinque milioni di studenti tornano in classe nelle scuole dell’infanzia, elementari e medie a fare lezione in presenza. Quelli delle superiori, poco meno di tre milioni, torneranno a farlo da lunedì 11, ma solo al 50% in alternanza tra classe e casa, in Trentino Alto Adige, Lazio, Abruzzo, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Liguria, Sicilia e in Valle d’Aosta. Tutte le altre andranno in ordine sparso: in Campania, dove ci sono stati solo 14 giorni di scuola in presenza dallo scorso marzo, è previsto un rientro graduale da lunedì, mentre le superiori torneranno in classe a metà dal 25, forse. In Veneto, Friuli, Marche, Calabria e forse Sardegna le superiori torneranno in classe con le stesse modalità non prima del 1°febbraio.

NEL PAESE DEL FAI DA TE dove ciascuno sceglie se aprire, chiudere o socchiudere la scuola, l’unico luogo costituzionale a subire questo trattamento nella pandemia, ieri la Basilicata stava decidendo se tornare l’11 o il 31. In Piemonte e in Molise si parla del 18 gennaio. In Puglia ci sarà la «didattica integrata digitale» fino a venerdì 15 in attesa del nuovo monitoraggio sull’andamento dei contagi in base al quale il governo dividerà nuovamente le regioni in fasce colorate nel nuovo Dpcm. È dunque probabile che non tutte le regioni potranno riaprire le superiori al 75%. In questo rompicapo, creato dalla possibilità conferita dal governo alle regioni di varare ordinanze più restrittive dei Dpcm, alcune zone del paese potrebbero mantenere gli studenti davanti a un Pc , non solo quelli delle superiori. Com’è già accaduto da ottobre, indipendentemente dai bassi contagi che sembrano essere stati accertati.

DA TRE SETTIMANE il governo cerca di fare quello che non è riuscito a fare da marzo. Si è dedicato molto ai trasporti con i tavoli convocati dai prefetti. La ministra dell’istruzione Azzolina si è detta soddisfatta per il lavoro svolto. Così non pare se osserviamo la situazione a partire dalla cronaca locale. Prendiamo la situazione di Roma e provincia, per esempio. Insieme alla «propaganda» del governo, così i docenti del liceo Tasso, su una riapertura che non è tale migliaia di docenti hanno criticato negli appelli pubblicati su ilmanifesto.it/lettere/ l’organizzazione in due fasce 8-10, con sabato a scuola perché decisa dall’alto senza ascoltare le esigenze del personale anche fuori-sede e le della didattica. I trasporti, anche privati, sono stati aumentati: 1500 corse Atac in più +500 privati, 150 a Roma. Per i sindacati non compensano le corse ridotte al 50%. E non è stata creata una corsia apposita per tamponi e tracciamenti. Dove questo avviene è solo grazie a iniziative dei comuni o di alcune regioni, ma non a livello nazionale. Ieri 1.800 studenti del liceo romano Gaetano De Sanctis, facendo seguito a un’analoga iniziativa dei docenti della loro scuola e di altre, hanno espresso perplessità sul riavvio delle lezioni l’11 e chiesto chiarezza sull’esame di maturità «Troviamo inaccettabile – scrivono – non avere conferme sul da farsi, il clima di incertezza e le opinioni contrastanti».