Per Roberta Lombardi, assessora alla transizione ecologica e responsabile enti locali del Movimento 5 Stelle, l’esito delle amministrative «non soddisfacente ma assolutamente prevedibile».

Per quale motivo?
È l’esito di una lunga fase di transizione. Da un movimento solo digitale stiamo diventando una forza politica che agisce sul territorio. Questa trasformazione è stata decisa dopo le dimissioni di Di Maio ha avuto una gestazione lunghissima. Da quando Beppe ha chiesto a Conte di prendere in mano il M5S è passato un anno e mezzo. Prima abbiamo avuto problemi con Casaleggio, che per quattro mesi ha rifiutato di darci i dati degli iscritti. Poi c’è stato lo sbandamento di Grillo sulla leadership di Conte. Risolto quello, sono stati nominati i vicepresidenti e comitati tematici. Ma a quel punto è cominciata la partita per il Quirinale, al termine della quale Di Maio aveva deciso di intraprendere un percorso diverso. Ne sono seguite altre settimane di stallo e poi è arrivata la prima sentenza di Napoli che aveva sospeso cariche e statuto. È stata una via crucis con tante stazioni e tutto ciò ha avuto ripercussioni sui nostri iscritti e i nostri attivisti. Si è trattato di un lento sfiancamento: tutto ciò si si paga sui territori perché in questo modo la gente non vede in te una soluzione: Pensano: «Se hanno tanti problemi a casa loro come possono aiutare me?». Il che è anche giusto.

Ieri Conte ammettendo la battuta d’arresto ha lanciato la riorganizzazione e la strutturazione dei territori. Ma riuscirete a introdurre questo mutamento filosofico, di prospettiva, in tempo per le elezioni politiche del prossimo anno?
Si deve fare. Il M5S sano è utile al paese. La nostra identità sta in provvedimenti come il reddito di cittadinanza, nella spazzacorrotti e nella lotta ai privilegi e nel superbonus. Sono misure che significano diritti e un atteggiamento solidaristico. Il superbonus del 110% rappresenta un’ecologia che non frena lo sviluppo. La lotta ai privilegi è il valore dell’etica nella politica. Il reddito è l’aiuto ai più deboli. Da queste linee identitarie dobbiamo ripartire. E dobbiamo farlo proprio approfittando del fatto che stiamo al governo.

Visto dal laboratorio del Lazio come se la passa il campo largo col Partito democratico?
Il percorso di lavoro e collaborazione con Nicola Zingaretti era iniziato da prima che formassimo la maggioranza col Pd per il governo nazionale. In seguito c’è stato l’ingresso nella maggioranza in Regione. Il nodo è dare un significato della nostra esistenza politica. Se rimani a fare lavoro di opposizione fai una cosa utile in democrazia ma non ti metti mai alla prova, non ti metti in gioco sui tuoi progetti, non metti alla prova le tue soluzioni con un campo ampio come quello che abbiamo in Regione Lazio e che va dai renziani alle varie sinistre. Tenere le mani in tasca è garanzia di averle pulite ma si tratta di mettersi alla prova e di mettere alla prova le visioni degli altri.

È un messaggio che manda anche a Virginia Raggi?
Ecco un esempio: se a Roma noi fossimo andati alle elezioni insieme al Pd sono sicura che non si parlerebbe di inceneritore, come non se ne parla nel Piano regionale.

A proposito di inceneritore, il prossimo passaggio è l’emendamento sui poteri di Gualtieri: si eviterà la rottura?
Sono fiduciosa. I dati stanno emergendo e vedo granitiche certezze e fatti meno granitici. Seppure il nostro emendamento non fosse approvato, Gualtieri avrebbe i superpoteri ma nella norma non c’è scritto da nessuna parte che i poteri sono finalizzati alla costruzione di un inceneritore. E a quel punto la responsabilità politica della costruzione di un impianto che forse andava bene venti anni fa sarà solo in capo al sindaco. A maggior ragione sono sicuro che il sindaco sarà ben disposto all’ascolto. Ci sono chiare indicazioni dell’Europa e ci sono forze sindacali e ambientaliste importanti che in queste settimane stanno interloquendo con il Campidoglio.

Sulla transizione ecologica non pagate il fatto che il ministro Roberto Cingolani è espressione del M5S ma spesso prende posizioni che non sono le vostre?
Io lavoro molto con Cingolani sul piano energetico e mi trovo spesso in sintonia. Certo, lui non è iscritto al M5S e non ha mai nascosto di essere un tecnico e di non avere politici di riferimento, nel bene e nel male. Detto questo, faccio notare la nostra influenza sul Pnrr, che si muove sugli assi del digitale e della transizione: la base di sostegno finanziario a livello europeo parte dai nostri temi.

Pensa che nei prossimi mesi il M5S rischi di scomparire? Vi state giocando la sopravvivenza?
Non credo dobbiamo considerarci così importanti da anteporre i nostri destini allo scenario generale. Abbiamo la guerra in Europa e una recessione in arrivo. Dobbiamo farci trovare in buona salute per affrontare questi problemi. Saremo pronti e saremo utili.