La scienziata innamorata di un animale maestoso
NARRAZIONI «L’amica delle giraffe. Anne Innis Dagg si racconta», di Arianna Di Genova (Editoriale Scienza)
NARRAZIONI «L’amica delle giraffe. Anne Innis Dagg si racconta», di Arianna Di Genova (Editoriale Scienza)
Gran parte di quello che sappiamo sulle giraffe lo dobbiamo a Anne Innis Dagg, la prima «giraffologa» a studiare sul campo il comportamento di questo misterioso e affascinante animale. Lo racconta lei stessa, nella sua biografia “raccolta” e romanzata da Arianna Di Genova, appena pubblicata da Editoriale Scienza con le illustrazioni di Daniela Tieni (si intitola L’amica delle giraffe. Anne Innis Dagg si racconta, pp. 96, euro 12.90). Per una ragazza canadese poco più che ventenne negli anni Cinquanta, andare in Africa per studiare un animale nel suo ambiente era piuttosto eccentrico. «All’epoca già non si usava molto andare sul campo a conoscere l’habitat naturale degli animali» racconta Dagg, che oggi ha 89 anni. «Inoltre, negli anni Cinquanta, le donne scienziate avevano davanti a loro una strada tutta in salita». Eppure lei ci riuscì, mettendo insieme le prime osservazioni scientifiche sulle giraffe in Sudafrica, Kenya e Tanzania dopo un avventuroso viaggio dal Canada via Londra. E grazie allo stratagemma di fingersi un uomo pur di trovare un alloggio nei pressi del parco Kruger, dove avrebbe incontrato le 95 giraffe che le avrebbero permesso di diventare una zoologa di fama mondiale.
Come tante sue colleghe, anche la «regina delle giraffe» ha dovuto lottare a lungo per vedersi riconosciuto un ruolo accademico. Per molti anni, le università del Canada le hanno preferito regolarmente altri uomini al momento di assegnarle una cattedra. Solo la sua creatività nel trovare fondi per le sue ricerche attraverso i libri – fino a diventare lei stessa editrice – le hanno permesso di rimanere nella comunità scientifica. Dove nel frattempo si è ritagliata anche un ruolo di attivista per la difesa del ruolo delle donne dentro e fuori l’accademia.
Nonostante le pubblicazioni e il lavoro sul campo, il suo nome ha rischiato l’oblio definitivo. Ma la vita ogni tanto regala sorprese. «Quando meno te lo aspetti – racconta Dagg – qualcuno bussa alla tua porta. E a quel punto bisogna solo aprire». Grazie all’interesse di ricercatori molto più giovani, negli ultimi anni Dagg è tornata alla ribalta a ottant’anni suonati: documentari, convegni, onorificenze accademiche le stanno restituendo con ritardo il riconoscimento che le è mancato negli anni più intensi della carriera e permettendole di tornare in Sudafrica senza doversi nascondere. Ma ritrovare le sue giraffe, oggi a rischio estinzione, è il premio più gradito di tutti.
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